Carmine Ricciardi, bontà sua, mi invita a intervenire su una vicenda urbanistica di Montesarchio altrimenti – dice – la prossima volta non si dovrà parlare solo di “potere inutile” ma anche di “penne inutili”. Ringrazio per la considerazione e raccolgo l’invito ma aggiungo che le “penne” sono “inutili” per definizione o, almeno, è inutile la mia che è davvero poca cosa e ha meno lettori dei venticinque di don Lisander. La vicenda, sulla quale si attende il giudizio del Consiglio di Stato, è questa: per piccole cose facilmente superabili rischiano di essere abbattuti tre capannoni degli Oleifici Mataluni con grave danno per l’azienda, il lavoro degli operai e delle loro famiglie. Tutto potrebbe essere risolto dalla stessa amministrazione comunale di Montesarchio che è guidata da Antonio Izzo. Il Consiglio comunale si è riunito ma non ha risolto nulla. Cos’altro si può aggiungere? Forse, quest’altro particolare.
Qualche tempo fa proprio a Montesarchio venne alla ribalta la questione delle lettere anonime che avevano come oggetto gli Oleifici Mataluni e come autore, secondo l’accusa, nientemeno che il sindaco Izzo. Il primo round giudiziario se l’è aggiudicato il sindaco ma il pm ha impugnato la decisione. Naturalmente, la vicenda urbanistica nulla ha a che vedere con quelle lettere anonime ma viene del tutto spontaneo osservare che i protagonisti di ieri sono anche i protagonisti di oggi. Gli Oleifici Mataluni, che hanno rilevato lo storico marchio dell’Olio Dante, sono un gruppo industriale di rilievo internazionale: un vanto sannita senz’altro ma, soprattutto, una grande realtà italiana. Anche il sindaco di Montesarchio è il titolare di una importante attività industriale, anch’essa con una dimensione internazionale: l’Okite è un prodotto sannita. Eppure, questi due importanti gruppi industriali, entrambi sanniti ed entrambi di Montesarchio – senz’altro i più importanti del Sannio – sono tra loro rivali per questioni di carattere politico. La loro dimensione imprenditoriale è europea ed internazionale ma le loro beghe sono paesane e politiche, così come appare piccola la vicenda dei tre capannoni sui quali il sindaco Izzo, che è anche il rivale dei Mataluni, potrebbe intervenire e risolvere ma preferisce stare a guardare come le stelle di Cronin.
Ora, se questi sono i fatti, che cosa si può aggiungere? Come dice una celebre pagina proprio di don Lisander, il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune. A Montesarchio non ci vorrebbe molto per far prevalere la ragionevolezza: per l’occasione ci vorrebbe un bel gesto di distensione da parte del sindaco Izzo che di fatto ha la possibilità di riportare un po’ di concordia in una delle comunità più dinamiche, produttive e importanti della provincia di Benevento. Mi metto per un attimo nei panni del sindaco di Montesarchio e mi chiedo: “Che fai?”. Non ho dubbi: proprio perché sono miei rivali, difendo la loro proprietà. Un sindaco, del resto, ha come suo compito specifico, nell’ambito delle leggi dello Stato, la difesa degli interessi della comunità che amministra e rappresenta. Non mi sembra che il caso dei tra capannoni violi smaccatamente le leggi, mentre se i tre capannoni venissero chiusi o abbattuti ci sarebbe un danno consistente per la comunità caudina. Il più delle volte il buon senso non prevale perché si mette dinanzi a tutto l’orgoglio, la rivalsa, la ripicca, l’ostentazione sociale nella quale personaggi minori, per loro tornaconto, alimentano dispetti e sospetti, gelosie e invidie. E’ questa una caratteristica infantile della vita sociale e politica del meridione. Così anche una vicenda come questa di Montesarchio, che potrebbe e dovrebbe essere risolta con l’uso del buon senso, è alimentata dalle paure e dalle abitudini del senso comune in cui la ragione è capriccio. A volte più del senso dello Stato, conta il senso del ridicolo (che forse è ancora più raro e prezioso).
Non so se questo articoletto potrà essere utile, come desidera Carmine Ricciardi, per risolvere il problema. So che la vita amministrativa, politica e sociale del meridione ha un alto tasso di capriccio e arbitrio perché qui l’infantilismo è stato innalzato da molto tempo a sistema di governo. Montesarchio, nonostante le sue importanti attività industriali, non fa eccezione. Ma, forse, oggi il sindaco ha un motivo in più per diventare adulto e far prevalere gli interessi di Montesarchio.