Il primo allarme risale al 20 giugno del 2011. Nelle prime ore del mattino un’esercente allertò la polizia municipale a causa di una copiosa fuoriuscita d’acqua dalla parte superiore dell’Arco di Traiano. I vigili del fuoco, con l’ausilio di un’autoscala, constatarono il danneggiamento della copertura in travertino del monumento, rifatta circa un decennio prima.
“Non ci vuole certo un esperto per capire che la circostanza costituisce un rischio per la conservazione dell’importantissimo monumento” commentò il fotoreporter ed archeologo Luigi Mastromarino, che ricordò anche come l’Arco di Traiano, sopravvissuto indenne a ben diciannove secoli di storia, rappresentasse una delle costruzioni di età imperiale romana meglio conservate in assoluto.
Nei giorni scorsi, a seguito dell’invio di una nota da parte del presidente della commissione cultura del comune, si è saputo dalla soprintendenza che finalmente, a quasi due anni di distanza da quel primo allarme d’allarme, partiranno i lavori per la realizzazione di un ponteggio e di una copertura provvisoria. La consegna del cantiere alla ditta appaltatrice dovrebbe essere avvenuta in queste ore.
In realtà, i lavori sarebbero dovuti iniziare lo scorso 11 febbraio ma sono slittati per l’insorgere di immancabili problemi amministrativi. La prima fase prevede, come detto, la posa di una copertura provvisoria che servirà a impedire le infiltrazioni. La seconda fase del progetto prevede, poi, la pulizia del cassettone superiore nel quale si depositano le precipitazioni. La terza ed ultima fase prevede, infine, la realizzazione di una copertura definitiva.
Al momento, però, la soprintendenza non dispone delle risorse finanziarie necessarie a garantire l’intero ciclo di interventi, anche perché – ha spiegato la responsabile beni archeologici, Luigina Tomay – l’Arco di Traiano non rientra nella programmazione annuale dei fondi. La cultura e i beni archeologici, si sa, sono in perenne affanno dopo i forti tagli operati dagli ultimi esecutivi. Di qui l’invito al comune affinchè “si adoperi, di concerto con la soprintendenza, a reperire risorse finanziare da destinare alle successive fasi di restauro, per le quali ancora non sono stati destinati dal ministero gli importi necessari”.
Al comune di Benevento, si sa, in queste ore il sindaco è alle prese con l’iter del decreto “salva enti”, oltre che con l’individuazione dell’esecutivo che dovrà poi attuare la fase “lacrime e sangue” del piano di rientro finanziario. Le casse comunali, insomma, sono esangui.
Intanto, l’Arco, come Pompei, rischia di finire nel triste elenco delle emergenze nazionali e il Teatro Romano certamente non gode di buona salute.