Il messaggio che è emerso dalle ultime elezioni politiche, sia sul piano nazionale che sul piano locale, è senza dubbio quello della netta bocciatura delle due formazioni politiche che hanno governato nell’ultimo ventennio, e cioè Pdl e Pd.
L’exploit di Grillo, favorito anche dalle condizioni economiche in cui versa il Paese e dalla “macelleria sociale” ispirata dalla Merkel ed attuata dal governo Monti, rappresenta infatti la sintesi di questa bocciatura.
Ma c’è anche un altro aspetto che, credo, caratterizzi il boom del Movimento a 5 Stelle: in Italia la protesta non ha premiato né l’estrema destra, né l’estrema sinistra ma fortunatamente un movimento post-ideologico.
Un aspetto di cui anche l’Europa dovrà tener conto, nonostante Grillo non sia la soluzione degli attuali mali quanto, piuttosto, un’efficace cura se i partiti tradizionali sapranno far tesoro dei risultati del voto e porre mano alla riforma della legge elettorale e al taglio dei costi della politica.
Occorre, infatti, comprendere che si è definitivamente chiusa una fase storica e che la gente comune è sempre meno disposta a tollerare passivamente gli sprechi.
Ed è per questo che la svolta deve partire innanzitutto dalla cosiddetta periferia dell’impero, perché le amministrazioni locali sono il riferimento più vicino ai cittadini. Vedremo.
In questo contesto va anche detto che nel Sannio, al pari di quanto avvenuto a livello nazionale, il voto ha sonoramente bocciato sia il centro-destra che il centro-sinistra, che pure controlla la stragrande maggioranza dei centri di potere presenti sul territorio.
Il centro-destra, si sa, è da tempo dilaniato da feroci lotte interne e Nunzia De Girolamo appare sempre più sola al comando. Se il fronte del dissenso si fosse limitato al solo Pasquale Viespoli si sarebbe potuto anche pensare ad uno scontro di leadership, ma il fronte del dissenso è troppo largo per non pensare, invece, che ad incidere sia stata anche la personalità politica della De Girolamo.
Ma il sostanziale fallimento del centro-destra parte da lontano, dagli albori della Seconda Repubblica, e soprattutto dai limiti mostrati in questi anni dalla componente berlusconiana del centro-destra, ben prima dell’avvento della De Girolamo. Fatta eccezione per le vittorie di Viespoli prima e D’Alessandro dopo nel capoluogo (roccaforte degli ex An), il centro-destra ha puntualmente sempre perso le elezioni, persino quando le ha vinte (vedi l’esperienza di Roberto Russo alla Provincia).
Alla guida dei berlusconiani all’inizio ci fu Fulvio Martusciello, a cui fu affidato il compito di organizzare sul territorio la nascente Forza Italia.
La storia di quegli anni fu caratterizzata dall’abbandono di molte figure di primo piano (vedi Luca Colasanto, Roberto Russo, Annio Maiatico, etc.), al punto che Martusciello pescò nelle fila mastelliane i suoi successori: Antonio Barbieri e Mino Izzo.
Anche questa seconda fase, nonostante gli exploit alle elezioni politiche, fu caratterizzata da cocenti sconfitte alle provinciali.
Poi ci fu l’abbandono dell’abbandonato coordinatore provinciale Antonio Barbieri (che ricevette dal Pd la vice presidenza della Provincia) e la contemporanea ascesa della De Girolamo, ma i risultati non cambiarono e, oltre a mantenere il controllo della Rocca dei Rettori, il centro-sinistra si riconfermò anche alla guida del capoluogo per manifesta inferiorità del centro-destra, costretto (per una parte) ad appoggiare persino un candidato di sinistra (Carmine Nardone).
La manifesta inferiorità del centro-destra non ha, quindi, favorito la competizione elettorale e il centro-sinistra (leggasi Pd), in mancanza di un vero avversario politico, si è arroccato e trasformato in quello che Giancristiano Desiderio ha sinteticamente definito il “partito del potere inutile”, tra l’altro perfettamente integrato nel sistema bassoliniano che ha retto la regione Campania per lungo tempo.
Il voto di domenica scorsa ha, però, dimostrato che questo quadro è superato perché, nel frattempo, è sopraggiunto un terzo competitor, il Movimento a 5 Stelle, che a Benevento è addirittura risultato essere il primo partito.
I grillini ricordino, però, che i movimenti politici leaderistici alle amministrative raccolgono quasi sempre meno voti che alle politiche (dato confermato anche dal raffronto tra i dati di politiche e regionali dello scorso week end), a meno che non presentino candidati e programmi credibili.
In fondo, è questa la vera sfida che attende nei prossimi mesi il Movimento a 5 Stelle nel Sannio.
Girano brutti germi autoritari per il Paese. Non penso che g.e c. siano una novità post ideologica da capire. Sono una setta. Per il momento. Io mi sono messo a studiare la Costituzione ed in particolare gli art. 21, 67, 94. Sino a d oggi la distanza tra Costituzione materiale a formale era preoccupante adesso la premiata ditta G.e C. la vorrebbe riscrivere da sola utilizzando la Rete. Non ci riusciranno. Neanche b era arrivato a tanto.