La campagna elettorale è fantastica. Il periodo di transizione tra un governo e l’altro è il migliore che gli italiani vivono. Dalla convocazione dei comizi elettorali fino al giorno delle elezioni il popolo sovrano, ma ancora non si è capito di cosa, è finalmente sicuro che al suo risveglio, al mattino, non ci sarà una nuova tassa da pagare; al proprio figlio sarà stato finalmente prospettato un lavoro; secondo alcune stime, indici e studiosi gli stipendi aumenteranno e il costo della vita diminuirà; l’azienda per cui si lavora finalmente riceverà quel finanziamento tanto agognato e potrà rilanciare la produzione ed il proprio mercato con benefici per tutti. Verrà abolita l’IMU, l’IVA diminuirà, ma forse l’UVA aumenterà. Ma non si è ancor ben capito se dovranno protestare i produttori ed i consumatori del nettare degli dei o i fruitori delle lampade abbronzanti. Insomma la campagna elettorale è la vera apoteosi per l’italiano. Così anche io sono finalmente sereno perché mi sono giunte le bollette del bimestre dicembre/gennaio con su scritto: non c’è nulla da pagare (periodo elettorale). Il padrone dell’appartamento del mio ufficio non ha voluto che gli pagassi il fitto – periodo elettorale. La banca mi ha riaccreditato la quota del mutuo: un bonifico con la causale – periodo elettorale. Il lavoro aumenta a dismisura, giorno dopo giorno. Le persone fanno la fila per pagare. Pagare qualunque cosa. L’importante è pagare. Perché la crisi è solo una grande bugia ordita dalle vostre menti bacate. Perché i soldi ci sono e sono tanti. La gente non sa come spenderli.
Sprofondato sul divano, devo solo scegliere cosa gustarmi in tv: un fantastico film, un talent show o una tribuna politica. Ma è davvero un periodo bellissimo ed affascinante. I candidati locali al prossimo Parlamento si affrontano a viso aperto e senza lesinare sforzi ma soprattutto idee. Riempiono le piazze della città e dei paesi della provincia. Dalle loro menti, con l’oratoria che li contraddistingue, vengono fuori un susseguirsi di proposte per il nostro territorio. C’è chi rilancia il tema del lavoro. Sono i più estremisti a sinistra. Duri e puri lo sono anche quando accettano un contratto di consulenza con un ente pubblico come ‘risarcimento’ per una candidatura. Anche quando barattano il silenzio per una poltrona, ma anche per una poltroncina. Puri come l’acqua cristallina appena uscita dalla fonte lo sono anche quando hanno qualche timore a denunciare e scoperchiare le pentole, in particolare se sono stati invitati a cena ed il cucinato di quelle pentole gli spetterebbe. Digiuno e muort e fame, ma non sempre. Poi leggermente verso il centro ci sono gli ex comunisti, ex socialdemocratici, anzi no, ex socialisti o forse ex democristiani. Non lo so. Mi sto confondendo. Signor giudice non ricordo. Ecco, loro aizzano la piazza al grido: “legalità”. Ah bhè sì, sono intransigenti. Non li smuovi nemmeno con una gru. Stanno in fissa con questa storia della legalità a tutti i costi. E’ venuto anche il grande capo da Roma che ha urlato ad una folla festante con bandiere rosse e panini con la salsiccia fumante “Saremo duri sui temi della criminalità e della corruzione”. Giù un boato da stadio a precedere gli applausi scroscianti del pubblico astante. In un’altra piazza c’era un comizio in contemporanea. C’erano i centrini, i centristi, i centometristi. Sono sempre cento metri quelli che li dividono dalla destra e dalla sinistra e spesso sembrano tanti Usain Bolt quando li percorrono. A volte, anche nell’arco di una sola giornata, sono capaci di percorrerli a ripetizione in un verso o nell’altro. Nel pieno rispetto della loro tradizione si richiamano ai valori dell’equilibrio. Equilibratamente non dicono nulla. Logicamente per non perdere l’equilibrio. I fedelissimi entusiasti, camminando in perfetto equilibrio su un fil di ferro, inneggiano a loro. Viva il Papa, viva il Re. Ma son tempi di magra e non c’è né l’uno, né l’altro. Ah come son lontani i tempi di zio Giulio. Per domani, invece, è fissato il tour elettorale dei moderati. Così dice un lancio di una agenzia. Non è specificato se trattasi di agenzia immobiliare, di modelle o matrimoniale. Potrebbe essere qualunque agenzia delle tre perché sono argomenti su cui sono ferratissimi. Casa a tutti, finanziamenti governativi per le famiglie bisognose e non, anche fino ad un milione e duecentocinquantamila euro. Per i matrimoni, le nuove coppie, le famiglie del futuro che si vanno a formare, il cadeau che sarà stanziato, inderogabilmente dal primo consiglio dei ministri, è di cinquantamila euro.
Non si discute. Né un Euro in più né un Euro in meno. Ma è sulle modelle che gli elettori moderati si infervorano. ‘Più modelle per tutti’ è lo strillo che compare sui manifesti elettorali. Manifesti ovunque. Attacchini che fanno affari d’oro. La città è piena di facce sorridenti e rassicuranti. Italiani brava gente e lo capisci da quei volti che ti fanno esser certo che ci stiamo affidando nelle mani giuste. Mani callose di gente che sa cosa è il lavoro, quelle dei prossimi rappresentanti del popolo. Infine, a chiudere il cerchio ci sono le mosche tze tze. Attivissimi sul nostro territorio. Nuovi protagonisti dell’agone politico nazionale. Hanno nelle mani la verità. Sanno come risolvere ogni problema. La disoccupazione la risolvono con le assunzioni. Mentre gli sprechi li risolvono con i licenziamenti. Una ricetta fino ad oggi mai utilizzata da nessuna democrazia moderna. I comuni mortali lo spiegano dicendo: ‘si fosse stata na ricetta bbona a fosser fatta già’. Loro invece ribattono: ‘siamo schiavi di poteri occulti che offuscano le menti e ci fanno apparire come irrealizzabile la cosa più semplice del mondo’. Così semplice che a pensarci bene sembra una cazzata. In ogni caso e comunque ora mi è chiaro tutto. Mi è tornata la voglia di votare. Essere partecipe dei processi di cambiamento del mio Paese. Il mio voto conta e sarà determinante. Ho anche scelto per chi votare.
Ma è un attimo. Mi sveglio. Cacchio mi ero addormentato sul divano. Mentre in tv passavano le solite facce di sempre, urlanti tra di loro per decretare con i decibel chi aveva più colpe nel passato per il disastro del presente. Era solo un sogno o forse era un incubo. Succede spesso quando mia moglie cucina la ‘Beneventana’ anche se non so mai con precisione se è la carne di maiale, i peperoni o le patate che mi si piazzano sullo stomaco. Va bhè dai, uno sguardo al giornale locale prima di andare a letto. Ma non c’è una parola su cosa vogliono fare per noi, per Benevento, per il Sannio nei prossimi cinque anni i nostri candidati al Parlamento. Solo scambievoli offesucce personali e blanda, sbiadita retorica. Mi affaccio al balcone e vedo i tristi manifesti elettorali con i soliti scoraggianti sorrisi a salutarmi ed augurarmi la buona notte. Sarà una lunga notte.