Il Fausto Pepe che va a Palazzo Mosti come sindaco è lo stesso Fausto Pepe che va in questura per firmare? Non è un problema di omonimia. Nella stessa persona vi sono due corpi: il corpo del sindaco che amministra il Comune e il corpo del sindaco che è indagato dalla Procura. Il secondo corpo delegittima il primo ma il primo resiste nel suo mandato in forza dell’emergenza finanziaria in cui versa il Comune. Il secondo corpo, quello indagato in nome di un supposto corpo del reato, è la parte passeggera di una funzione – il sindaco – che si presenta a noi come necessaria, autorevole e, come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto. Sennonché, in forza dello sdoppiamento, a gettare una luce sinistra sul sindaco non è l’opposizione ma l’altro sindaco: quello che va a firmare. Lo sdoppiamento della figura del sindaco è un problema serio. Fausto Pepe è di fatto diventato, come dicono gli inglesi, un’anatra zoppa. Il Pd fino ad ora ha ignorato l’anatra. Dopo le elezioni, c’è da giurarci, comincerà a sentire puzza di bruciato.
La storia dei due corpi del sindaco mi è venuta in mente riprendendo tra le mani il celebre libro di Ernst Kantorowicz: I due corpi del Re. Il Re ha due corpi: uno naturale e uno politico. Il primo è umano, troppo umano, invecchia, si ammala, muore. Il secondo è un corpo invisibile e incorruttibile che non invecchia, non si ammala e non muore. E’ la sovranità. Sembra una teoria strana ed eccentrica ma nel tempo in cui un papa si è spogliato della sua regalità e della sua “persona divina” per ritornare ad essere solo un uomo – un povero cristo o Cristo, che era un uomo – rivela un suo interesse. Non sappiamo ma si può supporre che Joseph Ratzinger si sia spogliato del suo corpo divino facendolo risaltare meglio attraverso la mortalità del suo corpo naturale del tutto immerso nella comune condizione umana. In ogni papa, come in ogni re, ce ne sono almeno due: quello naturale e quello divino (se consideriamo che da qui a qualche settimana in Vaticano ci saranno di fatto due papi e in ognuno ce ne sarà un altro, potrete capire che comincia un po’ a girarmi la testa). Come per il papa e come per il re, così anche nella figura del sindaco ci sono due corpi: uno è quello naturale del privato cittadino e uno è quello in cui si “incarna” l’istituzione. Le persone singole e private dei sindaci passano, ma la persona politica permane passando di corpo in corpo.
La teoria dei due corpi può essere interpretata per far risaltare e conservare, attraverso la misera condizione umana, la sovranità. Su questa base i puritani del XVII secolo potevano dire di “combattere il re per difendere il Re”. Ma può essere anche usata all’inverso: ossia per conservare, attraverso la sovranità, la miseria della condizione umana. La situazione che c’è al comune di Benevento rientra – lo voglia o no Pepe con i suoi due corpi da sindaco – nel secondo caso. Fausto Pepe non ritiene di doversi svestire della sua carica istituzionale per difendere la sua persona privata e, al contrario, difende il suo corpo naturale restando nella sua funzione istituzionale. In questo caso, il Re difende il re.
Senz’altro è un diritto di Fausto Pepe difendersi senza dimettersi. La giustizia è garanzia e non un’arma politica (anche se proprio la sinistra l’ha usata come arma impropria per liberarsi di avversari dei quali non si è mai liberata perché hanno tratto alimento proprio dal giustizialismo). Tuttavia, il sindaco, una volta istradato – con ritardo e per necessità – il Comune sul risanamento finanziario, può scegliere di riconsegnare il secondo corpo, quello che non gli appartiene, nuovamente all’intero corpo elettorale per farsi giudicare non dai giudici – se lo sarà – ma dai cittadini perché solo i beneventani possono ridare senso e legittimità alla sovranità della Città. Fausto Pepe però ha già scartato questa via preferendo tenere per sé una sovranità che giorno dopo giorno si svilisce fin quasi a snaturarsi e a perdere senso e consistenza. Come se il secondo corpo, quello che non muore e non si corrompe, fosse diventato malato e mortale. Corruttibile.