Uno dei più grossi disastri ambientali italiani visto con gli occhi di chi vive dall’altra parte dell’oceano, pur mantenendo salde le radici con il proprio paese d’origine. E’ questo l’aspetto caratterizzante del documentario Campania In-Felix (Unhappy Country) realizzato nel 2011 dalla regista Ivana Corsale, nata e cresciuta in Sicilia, precisamente a Sciacca, fino al 2001 allorquando, all’età di 12 anni, si trasferì negli Stati Uniti, dove ha poi studiato giornalismo presso la Southern Methodist University di Dallas e cinema presso la University of North Texas, prima di esordire con il cortometraggio Cutting History.
Campania In-Felix documenta le conseguenze dello sversamento illegale dei rifiuti nel cosiddetto ‘Triangolo della Morte’, la zona che comprende i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, dove per anni la camorra ha seppellito o bruciato sostanze tossiche e scarti provenienti dalle industrie del Nord. E lo documenta attraverso le storie personali di Mario Cannavacciuolo, del figlio Alessandro e di Bruna Gambardella. Mario ha vissuto la progressiva perdita del suo gregge di pecore. Il figlio Alessandro ha assistito al crollo dell’azienda di famiglia e alla perdita di un familiare per un cancro ai polmoni. A Bruna, infine, è stata diagnosticata l’endometriosi e problemi alla tiroidite a causa della presenza nel corpo di una quantità elevata di bifenili policlorurati, ovvero le stesse sostanze tossiche presenti nel terreno dove vive.
L’idea di realizzare questo lungometraggio è nata dal forte desiderio di documentare uno dei tanti problemi attualmente legati all’Italia e di presentarlo principalmente ad un pubblico americano che non fosse molto consapevole di certe situazioni nel nostro Paese – spiega la Corsale attraverso uno scambio di mail -. Avendo vissuto più di dieci anni negli Stati Uniti, ho iniziato a vedere un’Italia che non era più la stessa. Ciò mi ha spinto a documentare una situazione vista con gli occhi di chi non vive più nel proprio paese, di chi inizia a vedere alcune cose con un’ottica ben diversa dalla precedente. L’idea di realizzare un documentario sul cosiddetto ‘Triangolo della Morte’ si è poi rafforzata subito dopo aver letto ‘Gomorra’. L’ultimo capitolo, ‘La Terra dei Fuochi’ mi ha fatto molto riflettere sulla gravità della situazione e mi ha dato, quindi, la spinta definitiva a realizzare il documentario.
Se gli chiedi cosa gli sia rimasto impresso di quest’esperienza, risponde senza indugi: Ho percepito che la popolazione si è sentita in un certo senso derubata della propria terra e dei sentimenti che nutriva per questa terra molto fertile. La storia personale della famiglia Cannavacciuolo è l’esempio più eloquente dell’intero problema ambientale in Campania. I Cannavacciuolo rappresentano il popolo campano, che per secoli ha mantenuto un rapporto profondo con la propria terra e che in soli vent’anni ha visto distruggere questo forte legame.
Del problema dell’emergenza rifiuti in Campania si sono occupati a lungo i principali tg americani, proiettando un’immagine imbarazzante del nostro Paese.
La vicenda– chiarisce ancora la regista italoamericana – è abbastanza conosciuta negli Stati Uniti ma a livelli più o meno superficiali. Si sa, ad esempio, che la Campania ha un problema di accumulo di rifiuti, ma non si conoscono bene i dettagli. Conseguentemente, ci sono alcuni fattori che sorprendono il pubblico americano dopo la visione del mio documentario. Ad esempio, notano che, nonostante l’invasione di rifiuti che compromette la salute dei cittadini e il loro ambiente, il popolo campano decide di rimanere dove sta piuttosto che andare via in cerca di un ambiente più salubre. Colpisce, quindi, il forte legame che il popolo campano ha con la propria terra. Un legame che, come ho detto, esiste da secoli e che purtroppo è stato distrutto dal potere illegale della camorra.
Viene naturale a questo punto chiedere alla Corsale che idea si sia fatta dell’emergenza rifiuti in Campania e dello sversamento illegale di sostanze tossiche. Sicuramente – conclude realisticamente la regista – si tratta di un problema complesso e difficile da risolvere, sia per la negligenza ed incapacità delle istituzioni politiche che per la presenza di un’organizzazione criminale che non si è fatta scrupoli nell’avvelenare il territorio e colpire fortemente l’agricoltura, e cioè una delle più importanti risorse naturali e finanziarie della regione. E, proprio perchè si tratta di un problema complesso, penso che sia molto difficile ripristinare il precedente stato dei luoghi a meno che non ci sia una forte presa di posizione dal basso, che parta cioè dalla popolazione stessa.
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Il lungometraggio (che non è stato distribuito in Italia ma può essere acquistato online al seguente indirizzo: http://www.unhappycountry.com/buy-this-film) verrà proiettato sabato 9 febbraio alle ore 11.30 presso il Polo Tecnologico dell’Istituto d’Istruzione Superiore Telesi@ di Telese Terme nell’ambito della rassegna Cantieri di Legalità (www.cantieridilegalita.it) promossa da Sanniopress.