Il risultato positivo del voto del 24 febbraio è nelle mani dell’elettore moderato. Fino alle ultime elezioni, i moderati erano ingabbiati nel meccanismo infernale del bipolarismo bellico che per venti anni ha fatto strame di buonsenso e di riforme. Obbligati a scegliere tra la sinistra conservatrice e fanatica e la destra populista e carismatica, i moderati si sono accasati e adattati a destra per mancanza di un’alternativa praticabile. Oggi, però, la scena è mutata e se è vero, come è verissimo, che il bipolarismo non solo innesca per sopravvivere una guerra civile virtuale ma è anche ormai privo di alibi di fronte alla storia dei suoi fallimenti, è altrettanto vero che anche l’elettore moderato non ha più giustificazioni. I moderati hanno oggi ciò che non avevano ieri: un’alternativa praticabile con un’offerta politica che considera i loro beni e tutela il valore del superiore interesse nazionale. È tempo di tornare a casa.
Nella storia d’Italia possiamo distinguere grosso modo due tipi di elettori moderati: uno avventuriero e uno liberale. Il primo segue la linea Crispi-Mussolini-Berlusconi. Il secondo segue la linea Giolitti-De Gasperi-Monti. I moderati hanno una grande responsabilità che consiste nel riportare non solo se stessi, ma l’Italia nella tradizione politica e culturale dell’europeismo. Il ritorno alla moderazione ossia – per chiamare le cose con il loro nome – alla limitazione del potere, non solo politico, è l’uscita di sicurezza dal micidiale pendolo bipolare, ora populista ora conservatore, che ha condotto l’Italia prima nella stagnazione economica, poi nella irrilevanza internazionale, quindi sulla strada del declino. Ritornare a considerare le cose reali e vere, mettere al centro della vita politica e civile i problemi da affrontare nell’interesse delle future generazioni, valutare con giudizio chi effettivamente conosce la macchina statale italiana e può riformarla nell’interesse nazionale, ecco, questo è un “programma” squisitamente moderato e loro, i moderati – diciamo pure “noi” -, hanno il dovere di suffragarlo.
Berlusconi e il centrodestra sono stati per i moderati un ripiego necessario. Berlusconi ha prima creato l’avventura e poi ha impedito il passaggio all’istituzione. Questo non è una giudizio politico: è storia. Ma l’avventura è come lo scherzo: è bella quando dura poco. Quando dura molto diventa un gioco pericoloso che si chiama avventurismo. Tocca ai moderati porre fino al gioco del pifferaio senza più magia. Però, con altrettanta chiarezza, tocca a Monti rivolgersi ai moderati e dire: «Qui c’è l’alternativa praticabile, ritorniamo a casa e lavorando insieme facciamo ripartire l’Italia». Gli alibi sono finiti per tutti.
(tratto da Liberal)