Ho conosciuto Peppe Pagano qualche anno fa durante una tournée nelle zone di Casal di Principe, Aversa e San Cipriano d’Aversa. Mi ricordo le sue mani grosse, da lavoratore e il sorriso lieto e accogliente dei suoi ragazzi mentre ci preparavano il pranzo con l’attenzione di un rito. C’era tutta la bellezza di fare antimafia attraverso il lavoro e il riscatto sociale di un ristorante portato avanti cucinando insieme affetti, legalità e imprenditoria.
Nel nome del ristorante (Nuova Cucina Organizzata che risponde a quella Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo che a questi tavoli fa meno paura) c’è tutto lo spirito dell’iniziativa: aggregazione in terra di individualismi e soprattutto paure individuali. Dentro il ristorante lavorano ragazzi con problemi psichici e con un impegno leggero, vengono cucinati piatti con ingredienti di terreni confiscati e si coltiva lo stare insieme con responsabilità antimafia: una grande famiglia organizzata dove tre o più persone perseguono il bene pubblico con l’arma della solidarietà contro il bene prepotente di qualcuno. Un 416 bis al contrario e etico, insomma.
La notte del 1° gennaio quattro colpi hanno crivellato il portone del ristorante per provare a spaventare questo percorso d’impegno e bellezza. E’ stato lo stesso Peppe Pagano a raccontarlo sul proprio profilo Facebook. Il comitato “don Peppe Diana” e “Libera” esprimono “la più netta condanna verso il vile e inutile gesto”. “Nco – si legge nella nota – è parte integrante del comitato ‘don Peppe Diana’ e ‘Libera’ che insieme a tantissime associazioni, cooperative, movimenti, promuovono gesti concreti di liberazione del nostro territorio, tra cui il ‘Pacco alla Camorra‘. Quei colpi di pistola sono diretti contro il cammino di riscatto intrapreso da tantissimi cittadini che si affrancano così dai tentacoli della camorra”.
Sabato prossimo, 5 gennaio, alle 10, assemblea pubblica nel ristorante-pizzeria di San Cipriano: “Il comitato don Peppe Diana e Libera fanno appello a tutta la società responsabile perché faccia sentire forte la propria voce. Questo cammino – concludono associazioni e attivisti – non si fermerà. Non si ferma la storia. La nostra terra ha detto basta alla camorra, ai suoi soprusi e al suo dominio e niente potrà farla indietreggiare”.
(tratto dal blog di Giulio Cavalli su il Fatto Quotidiano)