Alla vigilia di Natale Mario Pepe, sentendosi un pò Babbo Natale, ha tirato fuori il cosiddetto coup de théâtre: “Ritiro la mia candidatura a patto che faccia lo stesso Umberto Del Basso De Caro”. A detta di quest’ultimo, però, la proposta è arrivata fuori tempo massimo. Morale della favola: ora saranno entrambi candidati alle parlamentarie di fine anno.
Umberto Del Basso De Caro era vice sindaco di Benevento quando iniziai la mia attività di giornalista. Mario Pepe, invece, era consigliere regionale e uomo di punta della Sinistra di Base di Ciriaco De Mita.
E’ trascorso oltre un quarto di secolo ed entrambi sono passati attraverso il Transatlantico. Di Umberto Del Basso De Caro si ricorda, in particolare, l’appassionata difesa di Bettino Craxi nella commissione parlamentare per le autorizzazioni a procedere, mentre di Mario Pepe si ricordano soprattutto le appassionate interrogazioni parlamentari ad ogni soppressione di treno.
Nel frattempo, Bettino Craxi è morto ad Hammamet da rifugiato politico (o, a seconda dei punti di vista, da latitante eccellente…) e i treni a rischio soppressione, purtroppo, si sono ridotti ormai a due, al massimo tre.
Ma il duo Del Basso De Caro-Pepe è ancora lì, pronto a darsi battaglia per un seggio parlamentare. Mario Pepe non ci sta e sbraita contro l’uomo solo al comando: “Quando un partito vive nella solitudine personalistica vuol dire che ha perso la sua funzione storica”.
E come dargli torto? Peccato, però, che il Pd, in mancanza di un vero e proprio competitor (esiste ancora il Pdl???), sia diventato nel frattempo il “partito del potere inutile”, come ama dire da tempo il buon Giandesiderio.
Tra l’altro, l’apparatčik pare abbia già deciso: ad accompagnare il guerriero di piazza Guerrazzi nella sua cavalcata vincente sarà il sindaco di Dugenta, Ada Renzi, più funzionale alle alchimie di partito (ovvero, alle possibili collocazioni Senato/Camera).
La corsa, quindi, sostanzialmente, dovrebbe ridursi ad un testa a testa tra l’immarcescibile Mario Pepe e l’emergente Annachiara Palmieri, che, tra Comune e Provincia, ha finora dimostrato di possedere i cosiddetti “attributi maschili” (ormai merce rara persino tra i maschietti…).
Orbene, se dovessi scegliere tra lei e il noto presentatore di interrogazioni sui treni soppressi, non avrei dubbi: punterei sull’assessora, escludendo decisamente anche la possibilità di accordare la mia preferenza per la sindachessa sostenuta dall’apparatčik.
Le parlamentarie, infatti, sono un’occasione d’oro per dare un segnale di rottura rispetto al passato e mandare definitivamente in soffitta la gerontocrazia del Pd sannita.