La lotta per la sopravvivenza è diventata la regola numero 1 della politica. Credevamo d’andare alle elezioni con un rinnovamento di idee e uomini. Invece, siamo ancora in piena epoca berlusconiana con il vecchio centrosinistra e il vecchio centrodestra. Il vecchiume non riguarda l’età: sono vecchi, infatti, non solo gli anziani ma anche i giovani. Sono vecchie le idee, i modi, le interpretazioni. Per un motivo tanto semplice quanto lampante: tutti – tutti – sono sopravvissuti a se stessi e al loro tempo. Unica lodevole eccezione è quel vecchio di Giorgio Napolitano che ci ritroviamo al Quirinale per grazia ricevuta.
A sinistra è prevalsa la tradizione sull’innovazione. Bersani, pur utilizzando la testa e garantendo di non volersi chiudere in casa, non può fare a meno di Vendola che gioca a fare il poeta civile, di Fassina che pensa di essere Keynes, della Cgil che è la Cgil. Così anche uno come lui, che dice di non voler raccontare favole, se ne esce con la storiella dell’alleanza della sinistra europea omettendo di ricordare che Hollande in Francia ha votato per la disciplina di bilancio e i socialdemocratici in Germania hanno detto sì al Fiscal Compact. Potrà sembrare strano, ma questo centrosinistra, pensato ancora una volta come una macchinetta da guerra, è troppo berlusconiano e così alla fine il Cavaliere si è ancora una volta materializzato.
Berlusconi aveva detto: “Lascio per il bene dell’Italia”. Si è ripresentato annunciando: “Mi candido per il bene dell’Italia”. Non è una contraddizione. E’ il dramma più che decennale del centrodestra che non è stato mai in grado di passare dall’avventura all’istituzione. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano detto Alfanno, ha dimostrato ampiamente di essere il portavoce di Berlusconi: si alza in piedi, tira fuori le palle degli occhi alla Gasparri, gonfia il petto e genera lo sforzo di dar l’impressione di dire qualcosa di decisivo mentre riscalda l’aria. Così si è assistito allo spettacolo parlamentare del primo partito di maggioranza che senza un motivo serio e valido si è trasformato nel primo partito di opposizione pur restando ancora lì in maggioranza. Il Pdl o quel che sarà si prepara a un triplo salto mortale: il governo Berlusconi era ottimo, il governo Monti è la causa dei mali, il centrodestra è una salvezza.
La giostra sta per ricominciare. Già ha iniziato a girare. Si ricomincia con i programmi, le ricette, le promesse e in men che non si dica si butterà a mare il contributo più importante del governo Monti: la responsabilità. Con grande fatica si era ristabilito un collegamento tra la realtà e i discorsi ma ora le parole d’ordine, gli slogan e gli slang prenderanno nuovamente il sopravvento e pur essendo cose vecchie e decrepite si riproporranno come fresche e nuove. Chi non ha saputo fare per venti lunghi anni una riforma fiscale dirà che è tempo di riformare il fisco, chi non ha saputo fare per venti lunghi anni una riforma del lavoro dirà che è tempo di riformare il lavoro, chi non ha voluto cambiare la legge elettorale dirà che è tempo di cambiare la costituzione. La realtà si inabisserà nuovamente per tornare a galla inesorabilmente solo al di là dei confini nazionali e, in Europa e nel mondo, farà la differenza a nostro svantaggio. Fino a quando i sopravvissuti non saranno schiacciati dalla leggerezza delle loro parole e dal peso della storia europea. Per pazzesco che possa sembrare, solo lo spread ci può salvare.