(Sanniopress) – Caro Nicola, che pazienza che ci vuole. Le tue risposte non stanno mai sul “pezzo”. Per dirla con il giocatore di tressette: se la carta è bastoni non si può rispondere a spade. Ho l’impressione che a volte svicoli aggiungendo temi a temi e così ha buon gioco Nunzio Castaldi nel dire che Nicola è di destra e Sguera di sinistra o Mario Fragnito nell’osservare che il nostro è un dialogo tra sordi. Ma io protesto perché sordo non sono e, anzi, come mi insegni tu, sono “in ascolto”. Nei tuoi scritti pubblicistici c’è troppa filosofia politica che quando è troppa fa male tanto alla filosofia quanto alla politica. Invece, meglio fare il contrario: non aggiungere, ma sottrarre, come se si volesse non colpire ma scolpire. Così ti rispondo con un decalogo che puoi battezzare decalogo della scuola antisgueriana.
1 . In quieta ricerca c’è scritto: “E le categorie di destra e sinistra, nate con la rivoluzione francese, hanno ancora senso?” La risposta del testo è: no. Credo che l’autore abbia ragione.
2 . Una notizia: in Italia c’è (purtroppo) il monopolio statale dell’istruzione.
3 . Le scuole private non sono amministrate dallo Stato ma sono paritarie e dunque statali anch’esse in tutto e per tutto altrimenti non potrebbero esistere.
4 . L’articolo 33 della Costituzione è uno dei più controversi (e diciamo pure contraddittori). Il passo subito dopo l’espressione “senza oneri per lo Stato” dice: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”.
5. Lo Stato non avrà oneri nei confronti delle “altre” scuole quando queste non saranno paritarie ma libere ossia quando non ci sarà più il monopolio dell’istruzione. E anche in quel caso la scelta dell’onere non sarà costituzionale ma risponderà unicamente a criteri di opportunità che inevitabilmente variano.
6 . E’ interesse dello Stato – ripeto: dello Stato – che aumenti il numero delle scuole paritarie altrimenti il servizio che queste offrono dovrà essere garantito dallo Stato che dovendo così far tutto non riuscirà a fare il suo specifico dovere: garantire il diritto allo studio ai meno abbienti.
7 . Gli studenti non vanno lisciati per il verso del pelo: è questo un esercizio che si faceva nei regimi totalitari. Dal mito della giovinezza sono venuti i peggiori mali del Novecento. Le “ragioni” dei giovani sono astratte, per forza di cose immature, della ragione ignorano il dramma e il dramma, che dipende dalla vita, non si fa a tavolino e soprattutto dalla cattedra. Farlo è sviante.
8 . Gli studenti non vanno coinvolti nella difesa dei diritti dei docenti altrimenti sono sindacalizzati. Gli studenti hanno il dovere dello studio. Chi rivendica il diritto allo studio dovrebbe chiedersi: chi mi impedisce di studiare? Lo studio è fatica.
9 . La scuola plurale si ha solo con la fine del monopolio e del contestuale valore legale del titolo di studio. La scuola statale pubblica plurale laica e bla bla bla ma monopolista è una contraddizione in termini. I professori e le professoresse dovrebbero unirsi non per rivendicare – contro lo Stato, pensa tu che paradosso – la loro condizione di impiegati statali, ma la libera docenza da cui dipende la loro dignità.
10 . I poliziotti difendono istituzioni legittime che sono la garanzia dell’esistenza della società civile.