(Sanniopress) – La notte bianca in difesa della scuola statale pubblica è stata una bella e stimolante iniziativa. Vi hanno preso parte professori e alunni uniti dallo stesso obiettivo: la difesa della scuola. Mi piace scrivere così “difesa della scuola” e non “difesa della scuola pubblica” o “difesa della scuola statale pubblica” perché la scuola è per sua definizione e natura tutta pubblica. I miei amici che sono stati tra gli animatori della notte scolastica, Amerigo Ciervo e Nicola Sguera, conoscono bene le mie posizioni sulla scuola, come sanno che per rispondere alla domanda di vago sapore filosofico, ma in realtà molto concreta, “che cos’è la scuola?” si deve porre in questione proprio la più scontata e pacifica delle convinzioni: ossia che la scuola pubblica è la scuola dello Stato e l’esistenza di scuole non-statali è una stranezza o anomalia che si concede o sopporta. Tuttavia, ora qui non voglio ripetere cose che ho già variamente scritto e detto, anche se, come sanno professori e alunni, ripetere aiuta. Ciò che voglio chiarire è un altro aspetto che riguarda proprio l’obiettivo, più che condivisibile, della difesa della scuola statale.
Riformulo il problema in questi termini: la difesa della scuola statale è giusta, ma proprio perché è giusta va fatta con la consapevolezza della necessità non solo dell’esistenza ma anche dell’incremento della scuola non-statale. Chi, infatti, si pone come obiettivo la difesa della scuola statale mettendola in conflitto con la scuola non-statale combatte una battaglia con cui, lo sappia o no, lo voglia o no, contribuisce non a salvare ma ad affossare la scuola statale. La scuola non-statale garantisce non solo un minimo di pluralismo – sia pure all’interno del monopolio statale dell’istruzione, e perciò le scuola non-statali sono dette paritarie – ma fa sì che lo Stato possa risparmiare un po’ di soldi. Se si legge la ricerca di Anna Monia Alfieri, di Maria Chiara Parola e Miranda Molteno, La buona scuola per tutti – statale e paritaria (Laterza) si potranno conoscere un po’ di numeri che sono utili. Ad esempio: lo Stato spende per ogni studente della scuola secondaria di secondo grado 8.108 euro all’anno, mentre la scuola statale per ciascun studente di scuola paritaria è di 51 euro. Gli alunni della scuola paritaria sono 1.245.346, ossia il 12,4 per cento della popolazione scolastica italiana. Ciò che lo Stato risparmia con l’esistenza delle scuole paritarie è 6.245 milioni di euro. La scuola paritaria – quella che con disprezzo è chiamata “privata” – è per lo Stato non uno svantaggio ma un vantaggio, non un danno ma una risorsa. Ha, però, un limite: le scuola paritarie sono troppo poche: solo il 3 per cento. In Francia, dove esiste lo stesso sistema pan-statale o monopolistico, la scuola paritaria è ben oltre il 20 per cento.
Quale la lezione da ricavare? La salvezza della scuola statale è nella scuola paritaria o, in termini ideologici, la salvezza della scuola pubblica è nella scuola privata. Mi rendo conto che la medicina sarà amara per chi ha una visione ideologica della scuola, ma la soluzione ideologica – non si diano finanziamenti alle scuole non gestite dallo Stato – sarebbe un disastro: l’elefante statale sarebbe schiacciato dal suo stesso peso sul quale si riverserebbe il topolino paritario. La scuola statale è elefantiaca, anche perché soddisfa non solo esigenze scolastiche e formative ma anche bisogni assistenziali e occupazionali che nulla hanno a che fare con l’istruzione delle giovani generazioni. Sarebbe opportuno, oltre che giusto e intellettualmente onesto, che anche gli studenti si rendessero conto di questa situazione. La carta costituzionale, che giustamente è stata citata nella manifestazione, dice che la scuola statale assicura l’istruzione che è un diritto prioritario per poter far valere autonomamente gli altri diritti. Ma questa funzione importantissima che lo Stato ha l’obbligo di esercitare, non solo per garantire diritti ma addirittura per garantire se stesso, è messa fortemente a rischio proprio dalla crescita mostruosa della scuola statale che, invece, può svolgere più incisivamente il suo compito di garanzia se dimagrisce con l’aiuto della scuola non gestita direttamente dallo Stato. La prossima notte bianca in difesa della scuola, allora, la si allarghi anche alla difesa della scuola paritaria che può dare il suo necessario contributo. In fondo, come diceva un tale a me non tanto caro, là dove c’è il pericolo cresce anche ciò che salva.