(Sanniopress) – La Provincia di Benevento come l’abbiamo conosciuta appartiene già al passato. Così anche la “cugina” Provincia di Avellino. Per il futuro ci sarà una provincia più grande, la Provincia del Sannio e dell’Irpinia, e – come vuole la legge – avrà come capoluogo Benevento, sempre che la sgangherata classe politica locale che fin qui si è opposta alle scelte del governo e del Parlamento non ci metta ancora del suo e riesca a perdere ciò che la legge assegna e riconosce a Benevento. Il danno maggiore di questa storia tragicomica non è il superamento della provincia beneventana come l’abbiamo conosciuta fino ad ora, ma il vuoto di rappresentanza politica in cui il territorio del Sannio è caduto.
Nessun partito – dico: nessun partito – ha organizzato un incontro o un dibattito sul destino della Provincia. Per poter discutere si è dovuto attendere un convegno di Mezzogiorno nazionale – associazione che fa capo a Pasquale Viespoli – che ha invitato, naturalmente, anche il presidente Cimitile. L’unico dibattito si è svolto, già a partire dall’estate 2011 sulla scia del decreto “salva Italia” del defunto governo Berlusconi, proprio su questo blog. Per il resto, si è preferito imboccare la strada del risentimento con la scelte sbagliate del Molisannio o del riordino regionale che ha provato a cambiare le carte in tavola azzeccando i garbugli dei comuni campani, facendoli passare da una provincia all’altra, per lasciare tutto invariato. A questa alta scuola di pensiero e di politica si è iscritto anche Umberto Del Basso De Caro. Almeno, fino a qualche giorno fa. Ora il consigliere regionale del Pd ha cambiato idea e ritiene che la Provincia del Sannio e dell’Irpinia non è un sopruso ma un’opportunità e bisogna darsi da fare per avere il riconoscimento di capoluogo per Benevento. Non è una novità: avendo capito che la strada scelta conduceva in un vicolo cieco perché il governo fa sul serio, il caro Del Basso si è riposizionato mettendosi sulla strada giusta e vincente.
La storia del riordino delle province è una piccola storia che sarebbe stata molto più produttiva e utile se il governo avesse scelto di sopprimere tutte province d’Italia, e basta. Sarebbe stata la strada più giusta, visto che l’istituto provinciale non ha più senso da quando nel 1970 nacquero le Regioni. Non è detto che non si faccia domani ciò che non si è fatto ieri. E’ pur vero che il danno maggiore per il debito italiano arriva dalle Regioni, ma anche su questo versante il governo – il governo dei tecnici – è corso ai ripari reintroducendo il controllo di legittimità sugli atti di spesa degli enti locali. Una strada inevitabile in un Paese in cui il federalismo o l’autonomia amministrativa non è stata costruita sulla responsabilità dell’amministratore ma sulle tasse del contribuente.
La trasformazione dell’ex Provincia di Benevento in Provincia del Sannio e dell’Irpinia si inquadra all’interno di questa ridefinizione dei costi e dei benefici dello Stato nazionale. In una situazione drammatica di questo tipo – così drammatica che il costo sociale ricade, come ben sapete, sulle famiglie – la classe politica avrebbe dovuto non bluffare ed evitare di vittimizzare se stessa per parlare il linguaggio della chiarezza e della responsabilità. Invece, ancora una volta – e qui nel Sannio lo ha fatto, devo dire, soprattutto la sinistra che per altro governa da molto tempo – si è cercato di scaricare sugli altri le responsabilità e si è addirittura invocata una soluzione dal governo. Questa politica fatta di rivendicazioni e vittimismi è diventata irrealistica e se si continua su questa linea – come ad esempio sta facendo il consigliere Spartico Capocefalo che invita, contro il ministro Patroni Griffi, alle dimissioni tutti i consiglieri provinciali – condurrà alla perdita di Benevento-capoluogo.