(Sanniopress) – Li chiamano Apple-fan: sono i maniaci dell’iPhone. Quelli che venderebbero anche la madre pur di avere l’ultima creatura tecnologica della Apple: l’iPhone 5. Perché per acquistarlo bisogna sborsare tra i 700 e rotti e i 1000 euro: il costo più alto in Europa (alla faccia della crisi, dei debiti e anche dello spread). Così si avrà in mano uno smartphone che è quasi uguale al modello precedente (iPhone 4S per gli esperti). Ma non è importante che sia diverso o più bello o più intelligente o più utile: l’importante è averlo. I fan della Apple vogliono ciò che vogliono da sempre i fan: il possesso materiale e spirituale del proprio Idolo. L’iPhone, con tutti gli annessi e i connessi e gli iperconnessi, è a ogni effetto un idolo o, per dirla con un filosofo che forse avrebbe fatto pazzie per averne un esemplare nella sua Atlantide – Francis Bacon – un idola.
Sarà che non riesco a concepire di fare la fila neanche per andare in bagno, sarà che uso telefoni e telefonini facendo fare loro ciò che fa un telefono che chiama e riceve, sarà che ho un debole per le cose in carne e ossa, sta di fatto che credo che affrontare una lunga notte in coda per acquistare per primi l’ultimo prodotto della Apple o di un qualunque altro marchio non sia una follia ma una patologia. Il numero degli esemplari di iPhone 5 è sufficiente per soddisfare il mercato italiano nei prossimi giorni. Chi lo vuole acquistare lo può fare in tutta tranquillità, come si fa per comprare un paio di jeans. Invece no. L’iPhone va comprato in un altro modo: facendo la coda, con la ressa, magari con la rissa ma bisogna essere i primi a comprarlo per poter dire «l’ho comprato per primo, è lo smartphone di ultimissima generazione». Dopo l’iPhone 5 c’è il Nulla. Passerà un po’ di tempo, magari un anno o due, prima che arrivi sul mercato l’iPhone 6 e così la sceneggiata riprenderà. Ma fino a quel momento è l’iPhone 5 l’ultima evoluzione della specie. Oltre c’è solo il Vuoto.
È curioso. Pur costando molto, è un prodotto di massa. Adesso ce l’hanno ancora in pochi. Poche migliaia di “fissati”. Ma tra qualche settimana saranno già centinaia di migliaia. Dunque, il possesso dell’oggetto del desiderio solo apparentemente è utile per distinguersi. In realtà, è un prodotto di massa. Tra poco lo avranno tutti: in versione originale o pirata, nella versione americana o cinese poco importa. Si noterà se non hai iPhone, non se ce l’hai. Il costo non è un problema. In qualche modo si fa: si paga a rate, si permuta il vecchio, qualcosa ci si inventa. I ragazzi non hanno soldi, ma hanno l’iPhone. Sono vestiti da fare schifo. Hanno i jeans strappati e le mutande in vista ma il telefonino di lusso non si discute. È un segno di riconoscimento. Che cosa si riconosca, non si sa. Ma è un segno di riconoscimento. C’è qualcosa nella tecnologia che sconfina nella magia. Colpisce soprattutto i più giovani. Conoscono le applicazioni, le novità, i megabit. Guardano l’Oggetto con stupore e ne parlano con trasporto. Una volta, forse, lo si faceva per il motorino – la parola stessa “motorino” è ottocentesca – oggi ci s’innamora del telefonino. Una volta era il motorino che permetteva di essere in rete, mentre oggi si è in rete e connessi con lo smartphone. È troppo semplice dire che un tempo la rete di amicizie era reale e oggi è virtuale e se non è virtuale non è reale. Ma è così: l’amicizia passa attraverso la comunicazione con le telefonate, gli squilli, gli sms, msm, i social network. È un ciclo continuo 24 su 24. Una giostra che gira senza sosta. L’attivismo tecnologico dà l’illusione dell’onnipotenza. Come se tutto, davvero tutto il mondo fosse a portata di clic.
L’umanità che fa la fila notturna per avere subito l’iPhone 5 considera forse davvero la tecnologia telefonica con tutte le sue applicazioni una sorta di ordine razionale del mondo. Non lo sa nemmeno, ma deve essere così. Ma quanto dura un’illusione? Pensate che l’iPhone 5 si graffia. Proprio così. Dopo tutta questa prosopopea nientemeno che sul dominio dell’esistenza si scopre che il telefonino di ultima generazione, ossia il meglio del meglio che c’è ora in circolazione sulla Terra, si graffia. L’oggetto è delicato perché il retro non è più tutto in vetro come il precedente ma ha la parte centrale in alluminio e dunque si graffia. Quindi? Quindi va protetto. Così vedrete in giro i salva-smartphone, quei rivestimenti di gomma che lo proteggono oppure delle strane e bizzarre copertine in cui il telefonino è introdotto come in un piccolo letto. C’è poi la figuraccia delle mappe. L’iPhone 4S funziona meglio dell’iPhone 5 che con le sue mappe vi porta praticamente fuori strada. Ma non fa niente, l’importante è poter dire che «questo è un iPhone 5 che è appena uscito». Il massimo del razionalismo finisce sempre con il dare la mano all’irrazionalismo. In tutta questa storia è molto difficile trovare un po’ di sana ragione. Ci si muove in una dimensione mitica e il mito non vuole sentire ragioni di sorta. Poi, però, finisce, si esaurisce e cala, proprio come la sera cala il sole. Ma i miti si esauriscono e anche l’iPhone 5 è destinato a diventare un ferro vecchio. Allora, vuol dire che sarà uscito l’iPhone 6. È già ora di mettersi in coda all’Apple Store.
(tratto da Liberalquotidiano.it)