(Sanniopress) – Le tre forze di polizia (apripista la Polizia di Stato a Napoli e un paio di cronisti sfaticati che mai avevano messo piede in una questura) oggi, dopo circa un decennio, hanno sviluppato un senso della “notiziabilità” , in alcuni casi e senza alcun dubbio, di gran lunga migliore di certi direttori o responsabili di settore di diversi giornali e telegiornali. Le tre forze di polizia, con i loro uffici stampa, centrali e/o periferici, forniscono il cosiddetto “cocco sbucciato e ben preparato”. Ossia con mail inviano ovunque comunicato dell’evento, foto di qualche operatore che ha tra le mani qualcosa che rientra nel fatto pubblicizzato, e finanche un video, a beneficio di siti web dei giornali e delle TV, di stato, network a pagamento o gratuiti, e tv locali. Questa non è la globalizzazione dell’informazione. Questa è l’OMOLOGAZIONE DI STATO dell’informazione.
Così facendo i cronisti sono stati richiamati nelle redazioni, «tanto arriva la mail con il comunicato». Naturalmente si tratta sempre di eventi che danno lustro alla forza di polizia. Mai che sia pubblicizzato un fatto al negativo. E quando qualche cronista, in un sempre più raro rigurgito di dignità professionale (spesso sono free-lance), tira fuori un fattaccio…. allora apriti cielo.
Di solito i comunicati dell’Informazione preconfezionata di Stato, non riportano i nomi completi di chi è stato arrestato per aver ucciso, rapinato, massacrato. No, perchè va tutelata la privacy di questi individui che si pongono al di fuori del circuito costituzionale e legale del normale consesso civile. E di solito nemmeno le loro foto vengono diffuse, a meno che non si tratti di un “rapinatore seriale” e allora, i Carabinieri in particolare, diffondono la foto spiegano che con la pubblicazione sperano in una denuncia di altri episodi a loro sconosciuti o che qualcuno possa dire di averlo visto nella tal parte…
Tutto questo è la norma, salvo poi dover correre ai ripari, con le famose «braghe in mano» quando le “brillanti operazioni” non passano il vaglio della magistratura o, peggio, i “colpevoli” (di solito capita con gli incensurati) sono totalmente “estranei ai fatti loro ascritti”. Insomma non c’entrano una mazza con comunicato, foto e video.
Un tempo funzionava così: il cronista avvicinava il tal maresciallo, del quale era riuscito a conquistarsi la fiducia superando una serie di prove al quale il “vecchio marpione” lo sottoponeva. Se c’era un “fatto grosso” il maresciallo lo sussurrava all’amico cronista e questi, iniziava il suo peregrinare per verificare e arricchire l’imbeccata. A volte lo stesso “informatore” metteva il cronista sull’avviso: «guarda che può essere tutto una stronzata, una bolla di sapone» e il cronista si comportava di conseguenza. Erano i tempi in cui comprare un giornale piuttosto che un altro aveva un senso profondo. Oggi lo ha soltanto per il colore politico, i programmi tv e un po’ di inserti (pseudo) culturali.
Oggi, quei cronisti che ancora sono in servizio, vengono considerati un rischio, un pericolo per l’equilibrio redazionale e allora, per evitare sorprese, vengono sbattuti in settori dove fanno la “compilazione”, ossia “ricompilano le note di agenzie di stampa, le titolano e vi “azzeccano una o più foto”. Insomma vengono precipitati nel più profondo dei cimiteri per elefanti.Ma per fortuna c’è il web, la rete, i blog, Facebook e Twitter.