(Sanniopress) – La strage dei pesci del fiume Calore fa impressione. Migliaia di pesci sono morti e altri ne muoiono tra Apice e Calvi. Le fotografie che documentano la strage sono eloquenti. Ci mostrano una condizione della fauna e della flora delle acque del fiume Calore che è indegna, ad esempio, di una città civile come Benevento che si vanta d’avere ben due fiumi. Nessuno di quei due corsi d’acqua, però, è navigabile. Ora sappiamo che non solo è impossibile e pericolosa la navigazione, ma è vivamente sconsigliata la pesca (semmai a qualcuno fosse saltato in mente di lanciare l’amo). L’assessore all’Ambiente, Luigi Abbate, scendendo dal ramo ha detto: “I fiumi sono delle cloache a cielo aperto”. Ma, fatta eccezione per questo commento a margine del progetto per la ciclo-viabilità, nessun politico e amministratore si è sentito in dovere di dire qualcosa di serio sulla strage dei pesci e, meno che meno, nessuno ha detto qualcosa di interessante. I politici sono praticamente senza pesce.
Non è una novità. L’ambiente è un buon argomento retorico che si può usare un po’ come il prezzemolo. Alla prova dei fatti, però, si rivela un bluff. E’ una chiavica. La cosiddetta sostenibilità ambientale si può usare per bloccare questo o quel progetto, in omaggio all’idea che le cose, anche se servono, è meglio farle altrove e comunque non qui nel mio o nel nostro giardino. L’ambientalismo va bene se si coniuga bene con l’egoismo, ma se riguarda la cura del territorio allora è peggio del male: è la più completa indifferenza. In fondo, questi pesci mica votano. E allora, chi se ne fotte. Votano e votano coloro che nel Calore e nel Sabato vi scaricano un po’ di tutto, veleni compresi, e siccome il Calore e il Sabato non servono a niente, chi se ne frega della strage dei pesci.
Qualunquismo? Ma per carità. E se anche lo fosse, peggio per loro perché non posso farci nulla se una banale osservazione qualunquista è sufficiente per comprendere la disamministrazione del territorio sannita. Parlo della vergogna dei pesci del Calore perché è un caso di cronaca, ma potrei fare altri esempi validi (li farò nei prossimi giorni). La cura del territorio non interessa la classe politica sannita. Non solo quella sannita, certo; ma ora ci occupiamo della fauna locale. I due corsi d’acqua sono parte integrante della Provincia, ma mentre ci si straccia le vesti per la Provincia di Palazzo non si sa neanche cosa sia la Provincia del Territorio, a meno che non siano in ballo finanziamenti, trasferimenti, prebende, insomma, soldi. I fiumi del Sannio, dunque non solo il Sabato e il Calore, sono messi tutti molto male e le loro acque sono maleodoranti. Una volta con quelle acque si irrigavano i campi, oggi i campi verrebbero inquinati. La discarica di Sant’Arcangelo Trimonte scarica a sua volta liquami e chissà cos’altro proprio nelle falde acquifere che finiscono nel fiume. Il Sannio lo raccontiamo come puro e incontaminato e le parole – come diceva una scrittrice – tra noi leggere ci raccontano una bugia. La strage dei pesci smaschera questa bugia.
Grazie per averne parlato. E’ davvero una vergogna che i fiumi che attraversano l’Irpinia e il Sannio siano stati ridotti in questo stato. Quello che è successo non è il primo caso, ne sarà l’ultimo. Da Montella ad Amorosi è uno schifo, tra prelievi, scarichi comunali non trattati, scarichi civili ed industriali abusivi, noncuranza e cattiva educazione delle persone che creano discariche abusive di rifiuti di ogni sorta. Comunque tra qualche settimana nessuno ne parlerà. Le piogge autunnali e le conseguenti piene ripuliranno tutto. I fantomatici tecnici dell’Arpac attesteranno che i valori chimico-biologici sono rientrati nei valori di legge, i comuni continueranno nella loro apatica attività amministrativa (non ce n’è nessuno che si salva, da AV a BN), i cittadini disonesti, svogliati di fare una corretta differenziata, continueranno a depositare spazzatura, frigoriferi, pneumatici e quant’altro lungo le sponde remote dei nostri fiumi. Tutto questo fino alla prossima estate.