di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Benevento ha un nuovo monumento: la Rocca dei rettori. Abituati come siamo ad essere sepolti vivi nelle lamiere delle automobili, non ci eravamo accorti di questo antico castello per metà longobardo e per metà pontificio (una perfetta sintesi in pietra della storia della città che vide la morte di Manfredi). La giunta Pepe, finalmente, ha fatto una cosa sensata: ha allargato – sia pure con dei moderni fossati che non ospitano, come nei fumetti, coccodrilli ma le più carnivore automobili – la zona pedonale. Il risultato, nella zona orientale della Rocca è la scoperta della Rocca, appunto. Se fate una passeggiata a Piazza Castello ve ne rendete conto: la piazza liberata dalle auto in sosta e in transito ha un nuovo aspetto, finanche un insospettato e ampio marciapiede e un volto nella facciata orientale del castello longobardo. Se vi avvicinate alle pietre potete notare che molte provengono da edifici di età romana e in esse sono scavate e scolpite figure ora umane ora bestiali. Insomma, la storia che vi passa sotto il naso e gli occhi.
La Rocca, però, ha un doppio volto. Quando passate dal Torrione al Palazzo dei rettori pontifici (quello color giallo canarino) dovete fare attenzione perché rischiate di essere arrotati. Qui, dove inizia la salita che porta al Palazzo, giungono automobili e fuoristrada di ogni tipo e con ogni permesso, giungono fin sotto il Monumento del leone che, eretto a metà del XVII secolo in onore di Urbano VIII, ha fatto la fine della statua di Papa Orsini nella sua omonima piazza: fa da spartitraffico in una piazza anonima. Sul versante occidentale della Rocca dei rettori vige un’altra legge: se a oriente è zona pedonale, a occidente è zona automobilistica con una muraglia di lamiere che fodera a sinistra il muro della salita della Rocca e a destra, costeggiandola in tondo, il palazzo della prefettura. La giunta Pepe ha fatto un lavoro a metà che come tutti i lavori lasciati a metà è un cattivo lavoro. Ora che la Provincia è stata abolita è il caso di abolire anche il parcheggio, mentre – vedrete – alla morte della Provincia sopravvivrà, come la gramigna, il parcheggio. E ancora una volta sarà un doppio errore: tutta l’area del Castello va liberata dalle auto, accorpata e pensata insieme con il centro storico.
Mentre su alla Rocca si fa una zona pedonale a singhiozzo, giù al duomo si pensa di riconsegnare Piazza Orsini interamente alle automobili. Se così fosse, sarebbe un errore madornale (doppiamente madornale visto l’esistenza di un megaparcheggio molto ben ubicato e molto poco utilizzato). Ho visto di recente un quadro del pittore Nicola Palizzi che raffigura Piazza Orsini nella metà dell’Ottocento (lo si può ammirare nella Pinacoteca di Vasto ma anche in una riproduzione fotografica del Museo del Sannio e, infine, circola su Facebook e ho provveduto a inserirla sulla mia pagina). Al centro del luogo naturalmente c’era la statua dell’arcivescovo di Benevento diventato poi pontefice e tutt’intorno scene di vita di un mercato cittadino del tempo. Che cosa si dovrebbe fare in quel luogo è fin troppo scontato e dettato da quella icona: rimettere l’Orsini al centro, con il volto rivolto verso la cattedrale, togliendolo dalla posizione di vigile urbano e arredare la piazza sia per i beneventani sia per i turisti con un punto informazione. Benevento guadagnerebbe una piazza importante che non sa di avere. Ripensare i percorsi e le soste urbane, tanto degli uomini quanto delle automobili, è una priorità per una cittadina che vuole costruire di sé un profilo culturale e investire nel turismo consapevole.
Un’ultima notazione. Benevento, come tutte le città storiche italiane, ha una rappresentazione del suo passato nell’architettura, nella scultura, nella pittura, nella iconografia sacra, nella storiografia. Per investire nel turismo e nella cultura bisognerebbe partire da qui, altrimenti si fanno o inutili parcheggi o inutili e contraddittorie zone pedonali.
Sarebbe piu’ giusto portare il marciapiede fino al limite dei dissuadori in ferro posti in loco e gia parecchi abbattuti e altri accartocciati, certo non e’ un bel vedere.Possibile che non si sia pensato di alzare il marciapiede come sopra descritto ?
Luigi Chiusolo.