(Sanniopress) – La storia dell’imprenditoria meridionale degli ultimi decenni è indissolubilmente legata alla politica. Persino gli imprenditori che hanno centellinato il ricorso ai finanziamenti pubblici hanno dovuto, loro malgrado, confrontarsi con le difficoltà di una burocrazia sostanzialmente al servizio della politica.
E così è accaduto che qualche imprenditore, stufo delle continue pressioni, ha deciso di scendere direttamente in campo (per dirla alla Berlusconi) pur di sottrarsi all’abbraccio mortale dei politici e dare un contributo al miglioramento. Qualcun altro, invece, lo ha fatto per controllare meglio determinati meccanismi.
In provincia di Benevento, ad esempio, Antonio Izzo, dopo aver brevettato ed esportato in tutto il mondo l’okite ed essere stato a lungo presidente della Confindustria sannita, ha deciso di tentare la carta della politica, facendosi eleggere sindaco di Montesarchio.
Grazie all’appoggio del duo Cosentino-De Girolamo, sembrava ormai destinato ad ottenere una candidatura in Parlamento ma l’arresto nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia sui rapporti tra camorra e politica ha troncato sul nascere ogni futura velleità politica.
Al suo fianco, in una prima fase, c’è stato anche Enzo Mataluni, amministratore delegato dell’omonima azienda, divenuta un colosso a livello mondiale nella produzione dell’olio.
Le strade dei due imprenditori ad un certo punto si sono divise e Mataluni è passato all’opposizione per divergenze di carattere amministrativo. Da allora, guarda caso, è iniziata anche una querelle giuridico-amministrativa, che in questi giorni è al centro dell’interesse della stampa regionale. Dati i tempi della giustizia amministrativa, non sappiamo quanto tempo ci vorrà per stabilire chi ha effettivamente ragione (almeno da un punto di vista giudiziario).
Sappiamo, però, che la querelle rischia di avere conseguenze gravissime sul piano occupazionale e che su di essa indaga la Procura della Repubblica di Benevento.
E sappiamo anche che allo stesso sindaco Izzo lo scorso mese di gennaio è stato notificato un provvedimento di chiusura delle indagini con il quale il sostituto procuratore Nicoletta Giammarino gli ha addebitato il reato di calunnia, ritenendolo artefice di lettere anonime ai danni delle aziende Mataluni. Quanto basta, insomma, per rendere la vicenda ancora più significativa.
E, sempre a proposito del rapporto tra imprenditori (che conosciamo bene in quanto sostengono le attività dell’associazione Sanniopress Onlus) e politici va segnalato anche il caso dell’azienda Igiene Urbana Lavorgna di San Lorenzello, che dallo scorso 1° giugno, dopo quasi cinque anni, ha posto fine alla gestione diretta del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti nel Comune di Cerreto Sannita, che pure ha raggiunto nei primi mesi dell’anno la ragguardevole percentuale del 71,58%.
“Nonostante l’abbondante superamento delle soglie di raccolta fissate dalla legge, però, la nostra azienda ha dovuto necessariamente interrompere il servizio, per rispetto dei lavoratori, degli impegni assunti e di una sana logica di politica aziendale, che impone, oggi, più di ieri, di vedere riconosciuto il proprio impegno” si legge in una lettera inviata in questi giorni ai cerretesi.
Lettera che aggiunge: “Considerato che, ormai da mesi e per difficoltà diverse, il riconoscimento professionale al nostro quotidiano lavoro è stato poco più di una chimera, la decisione di rinunciare è stata l’unica strada percorribile per salvaguardare l’intera azienda”.
Ovvero, il Comune di Cerreto ha accumulato un debito che rischia di far implodere un’azienda che, ricordiamolo, si sta misurando in un settore, quello della raccolta dei rifiuti, che nella nostra regione è in larga parte controllato dalla camorra.
A questo punto è lecito chiedersi: ma la politica ha davvero interesse allo sviluppo di un sistema imprenditoriale che si misura unicamente con il mercato?