(Sanniopress) – Quello dello smaltimento intelligente dei rifiuti è una spina nel fianco per molte Amministrazioni. Benevento, grazie alla disponibilità di risorse economiche e ad una corretta politica gestionale, è perfettamente organizzata in tal senso, vantando anche la presenza di un’isola ecologica. Ottima occasione per noi cittadini di dimostrare il senso civico e di collaborare a un corretto smaltimento dei rifiuti.
Ma è qui che comincia l’avventura. Desidero portare alla vostra attenzione l’ “allucinante” esperienza di mio padre, che qualche giorno fa ha deciso di liberarsi di alcuni rifiuti usufruendo per la prima volta del servizio dell’isola ecologica di contrada Margiacca.
Mio padre arriva nei pressi dell’ingresso mettendosi in fila ad un serpentone di auto, segno che i beneventani virtuosi sono tanti e questo fa piacere! Ma il sole cocente ha reso alquanto sgradevole un’ora (ho detto un’ora) di fila in auto. Arriva finalmente il suo turno e la prima cosa che salta all’occhio è una vasta area ben attrezzata, pulita, ben curata… e un solo addetto al servizio! Ecco spiegata la lunga attesa.
L’operatore solitario chiede il documento di riconoscimento e dopo l’interrogatorio di rito in merito ai rifiuti da smaltire, inizia la giostra!
Ci sono da smaltire assi di legno, cartone da imballaggio, uno stendibiancheria, un televisore, un computer, tre lampadine a basso consumo energetico e una gruccia appendiabiti in plastica (il lettore non dimentichi quest’ultimo oggetto!!).
Terminato l’inventario, a mio padre basta una rapida occhiata per constatare la presenza di una selva di cassoni ben allineati e contrassegnati in maniera chiara ed evidente, si prepara, quindi, allo smaltimento illudendosi di cavarsela in una manciata di minuti.
Ma l’operatore che lo assiste – a onor del vero, solerte, ligio e molto professionale – lo riporta coi piedi per terra, illustrandogli il procedimento delle operazioni di smaltimento.
Innanzitutto lo fa risalire in macchina per l’operazione di pesatura! E qui sorge il primo interrogativo. “Mi scusi, perchè devo pesarmi?” La risposta è immediata: “Per stanare gli evasori della Tarsu!”. A quel punto il dubbio sorge spontaneo in mio padre: ma gli evasori della Tarsu vanno a peso??
Comunque fa caldo, è tardi, mio padre si sottopone alla pesatura e finalmente può iniziare a conferire i rifiuti, primo fra tutti il cartone da imballaggio: non è difficile, c’è un cassone chiaramente contrassegnato. Continuando il percorso, si imbatte nel cassone adibito allo smaltimento della plastica ed è lì che si accinge a gettare lo stendibiancheria, ma viene prontamente interrotto da un urlo con cui il solerte operatore gli intima di rimettere lo stendibiancheria in auto, di rimettersi al volante e di procedere ad una nuova operazione di pesatura… operazione che lo ha costretto a ripetere il giro tornando al punto di partenza! Dopo lo stupore iniziale, mio padre ha guardato l’operatore e, notando la serietà e la convinzione del suo sguardo, ha preso atto di essere entrato in una specie di gioco dell’oca, peraltro unico partecipante. Non dimentichiamo che nel frattempo gli altri poveri virtuosi attendevano all’uscita il proprio turno, alcuni dei quali, forse spinti dall’irrazionalità dovuta a un colpo di sole, hanno tentato l’irruzione nell’area per partecipare anche loro al gioco, approfittando di un leggero varco nel cancello (ahi ahi, piccola mancanza del solerte operatore), ma sono stati prontamente respinti e invitati ad uscire e ad attendere il proprio turno: è un gioco dell’oca speciale, si gioca uno alla volta! Le regole sono regole!
Ma torniamo a mio padre. Terminata la seconda operazione di pesatura, ha fatto presente che oltre allo stendibiancheria, deve smaltire anche una gruccia: povero illuso! La gruccia non può essere conferita, bensì riportata a casa e smaltita come imposto dal regolamento. Altro momento di stupore: mio padre ha sotto gli occhi un cassone contenente centinaia di grucce, ma il sole picchia troppo forte per perdere tempo in altre domande e il gioco deve continuare.
Conferito lo stendibiancheia e ormai padrone delle regole del gioco, mio padre torna al punto di partenza per la terza operazione di pesatura. Nuovo lancio di dadi, sotto a chi tocca: è il momento delle assi di legno! Altro giro, altra corsa, smaltimento senza intoppi questa volta, e ritorno alla pesatura! Adesso è il turno di televisore e computer, e qui mio padre scopre una piacevole variante al gioco: lo smaltimento è a cura dell’operatore (e vai!!).
Ultima tappa del gioco, liberarsi delle tre lampadine a basso consumo energetico: il solerte operatore, constatando che due di queste erano integre mentre la terza aveva il bulbo di vetro rotto, ha spiegato che potevano essere buttate solo le due integre nell’apposito cassone, mentre quella rotta doveva riportarsela a casa e smaltirla secondo quanto previsto dal regolamento.
Il sole picchia, la stanchezza si fa sentire, ma mio padre è ormai vicino al traguardo e vuole vincere a tutti i costi il gioco: si reca al cassone per lo smaltimento delle lampadine, vi getta le due integre secondo le istruzioni dell’operatore e non può fare a meno di fargli notare che nell’operazione, le suddette lampadine si sono rotte, quindi perchè non approfittarne per buttare lì anche la terza già rotta? “NO” è l’espresso divieto del solerte operatore, le lampadine rotte si buttano a casa!
Ok, pazienza, non è il caso di star lì a puntualizzare. Terminate le operazioni di smaltimento, papà si guarda intorno alla ricerca di una fontanella dove potersi lavare le mani, ma, ahimè, anche le mani si lavano a casa.
Rassegnato alle strampalate regole di questo gioco, mio padre si rimette al volante e finalmente, guadagna il traguardo: l’uscita! Ad accoglierlo gli sguardi severi di chi attendeva il proprio turno da troppo tempo e mio padre, sebbene imbarazzato, ha ricambiato con un sorriso pensando che di lì a poco, uno alla volta, avrebbero giocato anche loro.
Per la cronaca, mio padre, in questo gioco, era accompagnato dalla sorella in visita da Busto Arsizio, la quale usufruisce abitualmente dell’isola ecologica del piccolo comune, dove le regole del gioco sono completamente diverse, probabilmente perché dettate da una migliore capacità di comprensione delle esigenze della comunità: lì non c’è tempo da perdere, tutto si svolge in maniera rapida, incentivando il cittadino a usufruire del servizio.
Incredibile; la storia delle lampadine integre e rotte è proprio da manuale. Ecco come scoraggiare o meglio impedire ai beneventani ad utilizzare il centro. Complimenti!
Ovunque le regole del gioco sono diverse, la storia dei documenti poi è una vera barzelletta, secondo voi gli evasori della TARSU gli ingombranti dove li sversano ? Evidentemente Romito e Lonardo si divertono di più con queste regole, chissà quanto ci costa andare a raccogliere in giro per “sopale” la monnezza degli evasori della TARSU.