(Sanniopress) – Secondo quanto riporta oggi il Sannio Quotidiano, il rendiconto approvato dal consiglio d’amministrazione di Artsannio presenterebbe un disavanzo di circa un milione di euro. Un dato di non poco conto, che si presta ad alcune considerazioni.
Innanzitutto c’è la conferma che la vera fonte di spreco negli enti pubblici è rappresentata dalla miriade di società partecipate e consorzi, sorta nel corso degli anni per aggirare le norme sempre più stringenti che regolavano la gestione degli enti locali e, conseguentemente, consentire la creazione di baracconi clientelari in grado di soddisfare le fameliche brame di spartizione dei partiti. Più che l’abolizione o trasformazione delle Province, sarebbe stato quindi più utile procedere al taglio di questi carrozzoni. Invece, il governo Monti, si sa, preferisce ricorrere all’aspirina piuttosto che all’antibiotico….
Va poi ricordato che Artsannio, al pari di Marsec, Asea e Sannio Europa, rappresenta la pesante eredità politica della gestione bassoliniana di Carmine Nardone al vertice della Rocca dei Rettori. Come non ricordare la stagione delle agenzie e dei musei (Arcos, Meg, Musa, Paleolab, etc.), delle inaugurazioni in pompa magna e delle folcloristiche partecipazioni al Columbus Day? Cosa resta oggi di quella stagione? Musei chiusi o in fase di smobilitazione, personale in esubero e senza più funzioni e consiglieri d’amministrazione da retribuire. Insomma, solo macerie.
Un’ultima considerazione, infine, merita Gianvito Bello che, come ricorda il Sannio Quotidiano, in questi anni “ha gestito le politiche di assunzioni e non solo nella partecipata, rivendicandone sempre una paternità pressochè assoluta”. Il leader sannita dell’Api ha un dovere a cui non può sottrarsi: spiegare ai cittadini-contribuenti il motivo di questo fallimento indicando, qualora ce ne fossero, anche eventuali responsabilità di altri soggetti. Altrimenti, non gli resta che una strada da percorre: quella della dignitosa assunzione di responsabilità. Con tutto ciò che ne consegue…