(Sanniopress) – In occasione del convegno di Cerreto Sannita del 14 aprile scorso sul tema “Cosa c’è sotto monte Coppe” si è discusso di eventuali rifiuti tossici che sarebbero stati scaricati nei pozzi di trivellazione effettuati per i sondaggi petroliferi di circa vent’anni fa. Si è parlato anche di una campagna di misurazione di radioattività ambientale per accertare la presenza di rifiuti radioattivi.
In quell’occasione ebbi modo di precisare che le radiazioni da scorie nucleari sono totalmente schermate già da pochi centimetri di terra per cui, una volta interrate, oltre alla impossibilità di rilevarle con misurazioni sul terreno, non rappresentano nessun pericolo per gli esseri viventi non potendo interagire con essi. Il pericolo sarebbe invece significativo nel caso in cui i rifiuti andassero a contaminare le acque sotterranee. In tal caso, riemergendo presso le sorgenti, entrerebbero nella catena alimentare causando contaminazione interna dell’organismo, con danni proporzionali alla loro concentrazione e alla loro radiotossicità.
Lo scopo della campagna di rilevamenti perciò non è di escludere la presenza di eventuali rifiuti radioattivi ma semplicemente di escludere la contaminazione delle sorgenti di cui è ricca la zona.
Le misurazioni sono state effettuate utilizzando un contatore geiger con registrazione, ogni 10 secondi, del gruppo data-orario e del numero di eventi rilevati.
Il tubo del contatore è stato posizionato a pochi centimetri dalla superficie dell’acqua di ogni sorgente in esame, estendendo il tempo di osservazione a qualche minuto. Per ogni sorgente è stata effettuata anche una misurazione per rilevare il fondo di radiazione ambientale non proveniente dall’acqua (radiazione di fondo), posizionando il contatore a una decina di metri di distanza, in luogo certamente non influenzato dall’eventuale radioattività della sorgente.
Pur nella malaugurata ipotesi di una forte contaminazione delle acque, i livelli di radiazione rilevati con questa metodologia saranno comunque molto bassi, di poco superiori al fondo naturale.
I risultati ottenuti sono riassunti nella seguente tabella dove, nell’ultima colonna, è riportata la media al secondo degli eventi rilevati dal contatore geiger:
data delle misurazioni: 26 giugno 2012
punto di misura |
Coordinate geografiche (tratte da Google Eart) |
inizio misura |
Tempo di misura |
Media cps |
|
1 | Ponte torrente Lente 1 | 41.300217°N 14.625929°E | 17:08 | 12’ | 0.22 |
2 | Ponte torrente Lente 2 | 41.300165°N 14.625816°E | 17.25 | 5’ | 0.21 |
3 | Ambientale torrente Lente | 41.300226°N 14.626086°E | 16:59 | 4’ | 0.23 |
4 | Ambientale torrente Lente | 17.34 | 5’ | 0.28 | |
5 | Piattaforma laghetto Parata | 41.315153°N 14.614944°E | 17:56 | 5’ | 0.27 |
6 | Corso d’acqua strada Parata | 41.317383°N 14.607797°E | 18:09 | 4’ | 0.32 |
7 | Fontana Paradiso | 41.317380°N 14.604356°E | 18:18 | 5’ | 0.19 |
8 | Ambientale fontana Paradiso | 41.317416°N 14.604356°E | 18:26 | 2’ | 0.23 |
Le differenze di valori rilevati rientrano nelle fluttuazioni statistiche degli eventi di questo tipo per cui si può concludere che, sulle sorgenti esaminate, non si rileva una significativa contaminazione radioattiva.
E’ opportuno ribadire che l’indagine è stata effettuata solo su alcune delle numerose sorgenti presenti su monte Coppe. Per completare la sessione di misure è necessario estendere i rilievi anche alle altre sorgenti, indagando principalmente su quelle che raccolgono le acque provenienti dalla zona delle trivellazioni. Sarebbe utile pertanto l’apporto di qualche geologo che conosce la zona e può indicarci i punti in cui approfondire l’esame.
La documentazione fotografica ed il file dei rilievi strumentali sono a disposizione di chi volesse approfondire l’argomento.
* fisico
Caro Franco, il tuo articolo mi lascia molto perplesso. Innanzitutto, non condivido la tua affermazione che “le scorie nucleari sono totalmente schermate già da pochi centimetri di terra”; non si spiegherebbero le enormi difficoltà che in tutto il mondo ci sono per trovare luoghi sicuri per il loro smaltimento.
In particolar modo mi colpiscono i dati riportati in tabella, credo che i valori da Te misurati siano estremamente bassi, ben al di sotto del tenore di fondo naturale. Sei sicuro che lo strumento fosse ben tarato? Con quale strumento hai fatto le misure? E’ abbastanza accurato e preciso?
Le acque delle sorgenti che hai misurato attraversano durante il loro percorso sotterraneo le aree in cui si sospetta ci sia contaminazione? Insomma la questione non è poi così semplice e il tuo lavoro apparentemente non da risposte esaustive.
D. Cicchella
Geochimico
Università del Sannio
Caro Mimmo,
mi devi scusare se rispondo con molto ritardo alle tue perplessità ma non avevo visto il tuo intervento su Sanniopress. Me ne ha accennato Vincenzo Briuolo, durante l’escursione del 20 luglio scorso sugli stessi luoghi.
In letteratura si trova che bastano pochi centimetri di piombo o pochi decimetri di calcestruzzo ordinario per avere uno spessore decivalente (SDV) di schermatura e quindi ridurre a 1/10 la radiazione che si avrebbe senza schermo (i valori si riferiscono ai raggi gamma di qualche centinaio di keV). Parlando di rifiuti radioattivi si presume che l’attività totale non sia elevatissima, altrimenti sarebbero necessari più SDV ma comunque è questo l’ordine di grandezza. La difficoltà nel reperire luoghi sicuri per lo stoccaggio sta nel rischio che eventi naturali (o anche interventi umani) possano provocare la dispersione del materiale nell’ambiente. Si tenga conto che il tempo di dimezzamento di alcuni radionuclidi è di decine di migliaia di anni per cui un sito che oggi appare perfettamente adeguato allo stoccaggio, potrebbe non esserlo più in futuro. C’è infine da considerare il timore delle popolazioni di fronte ad un deposito di materiale radioattivo anche perfettamente schermato. (Pensa a tutto quello che succede nelle discariche cosiddette sicure).
Il contatore geiger rileva il numero di particelle che producono ionizzazione all’interno del tubo. Il valore in cps misurato dipende perciò, oltre che dall’intensità del campo di radiazioni, anche dalle caratteristiche del tubo stesso e variano fortemente con il suo volume, la composizione chimica del gas contenuto all’interno, il materiale e lo spessore dell’involucro ecc. Il tutto si traduce nella “sensibilità” del tubo, che a sua volta varia in funzione del tipo e dell’energia delle particelle ionizzanti (nel caso della strumentazione che ho adoperato, la sensibilità è circa 0.1 cps/µGy/h per fotoni incidenti di qualche centinaio di keV). Effettivamente i valori misurati sono bassi rispetto a rilevazioni effettuate in altri luoghi. Forse quella zona è povera di minerali contenenti radioisotopi naturali e, il giorno delle mie misurazioni, l’attività dei raggi cosmici era particolarmente bassa: per spiegare più dettagliatamente il fenomeno è necessaria un’apparecchiatura in grado di rilevare anche lo spettro energetico delle singole particelle ionizzanti presenti in loco. Quello che ritengo importante invece è la non apprezzabile differenza tra i valori letti vicino all’acqua e quelli rilevati ad alcuni metri di distanza. Si può concludere perciò, con un elevato grado di affidabilità, che l’acqua delle sorgenti sulle quali ho effettuato i rilievi, non è contaminata in modo apprezzabile.
Riporto infine l’ultima parte del mio articolo su Sanniopress: “E’ opportuno ribadire che l’indagine è stata effettuata solo su alcune delle numerose sorgenti presenti su monte Coppe. Per completare la sessione di misure è necessario estendere i rilievi anche alle altre sorgenti, indagando principalmente su quelle che raccolgono le acque provenienti dalla zona delle trivellazioni. Sarebbe utile pertanto l’apporto di qualche geologo che conosce la zona e può indicarci i punti in cui approfondire l’esame.”
Franco Gismondi