(Sanniopress) – Un’idea. Originale, valida. Ci lavorano in nove: sono giornalisti, tra le migliori penne italiane. Coautori che non si incontrano, né si leggono fin quando non si ritrovano, appena una settimana fa. Quasi un appuntamento al buio, lungo nove mesi. Sette sono i vizi capitali che diventano racconti. Dissacranti. Per la politica, per la Chiesa, per la criminalità. Un lavoro corale, che ha dato anima al progetto di Melania Petriello ed è diventato un libro: “Al mio Paese”, edito da Edimedia nella collana Pensiero lento e presentato ieri sera a Roma, presso la Federazione nazionale della stampa italiana. Un prodotto editoriale collettivo che raccoglie voci diverse, che sono state messe insieme armonicamente e che, per il segretario dell’FNSI, Franco Siddi, superano l’eccesso di individualismo, radice di tutti i vizi.
Giuseppe Crimaldi, Tiziana di Simone, Luciano Ghelfi, Luca Maurelli, Carlo Puca, Gianmaria Roberti, Fausta Speranza, Carlo Tarallo e Vanni Truppi con l’espediente narrativo della metafora, col pretesto dei vizi capitali, mettono a nudo l’Italia, il potere, gli abusi.
Superbia, accidia, lussuria, ira, gola, invidia, avarizia rendono chiara l’ipocrisia italiana: c’è indulgenza con i forti, severità con i deboli, sottolinea Massimo Martinelli, cronista del Messaggero. E, allora, bisogna fermarsi a riflettere, per capire il presente alla luce di quello che è stato. E agire. Stare fermi, non fare nulla per il nostro Paese, abbandonarci al nichilismo è il più grave dei peccati capitali. Non bisogna cedere. Lo conferma Vincenzo Spadafora, Autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza. La mediocrità potrebbe darci la sensazione di non sbagliare, farci sentire sicuri. Ma – e l’insegnamento è rivolto ai più giovani – è la qualità, il valore delle persone, che deve vincere la sfida, anche cedendo al vizio dell’ira. Lo scatto d’ira, se trasformato in positivo, consente di reagire.
Proprio come fanno i due ragazzi ritratti da Valerio Vestoso nello short film ispirato all’opera prima di Melania, che si ribellano a chi, veicolando messaggi distorti e superficiali, prova a rubare loro la memoria delle eccellenze del nostro passato, in ogni campo e disciplina. Senza timore, i due giovani reagiscono e mettono in mostra i volti di queste eccellenze.
“AI mio Paese” non è solo un invito a riflettere. E’ qualcosa di più assicura Fabrizio Dal Passo, docente di Storia moderna presso l’Università de La Sapienza. E’ l’invito a fare un esame di coscienza, per capire quali sono i vizi ai quali cediamo, se è possibile trasformarli in virtù. Capire se vogliamo correggerci e lasciare traccia nella storia, se vogliamo compiere, ognuno nel proprio piccolo, un atto d’amore per il nostro Paese. Come figli verso la madre.