(Sanniopress) – A ventiquattro ore dalla maxioperazione della Dda contro il clan camorristico Pagnozzi occorre riflettere su alcuni aspetti della vicenda.
Innanzitutto, va evidenziato che il procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia, Cafiero de Raho, ha ribadito, ancora una volta, che “il territorio beneventano non è esente da presenze camorristiche”.
Insomma, l’idea del Sannio “isola felice della Campania” è definitivamente alle spalle. La presenza della camorra è sempre più evidente e a testimoniarlo sono i fatti: prima la maxi-inchiesta sul voto di scambio a Montesarchio (con l’arresto del sindaco, Antonio Izzo, e di alcuni amministratori sospettati di essere scesi a patti con i clan Pagnozzi e Iadanza-Panella). Poi, l’arresto dei vertici dei clan Nizza e Sparandeo a Benevento e la scoperta della fitta rete di alleanze tra quest’ultimi e i più temuti clan camorristici napoletani e casertani. Infine, l’operazione di ieri, che ha decapitato il clan Pagnozzi e ha fatto emergere la strategia espansionistica della storica organizzazione criminale caudina, soprattutto in Valle Telesina, e lo stretto collegamento con i Casalesi, nonché i condizionamenti sulla vita amministrativa della cittadina termale all’epoca della gestione D’Occhio (tra l’altro, arrestato nell’ambito di un’altra inchiesta giudiziaria sulla gestione degli appalti nella cittadina termale).
Uno stato di cose preoccupante, come da mesi denunciamo anche attraverso le iniziative che abbiamo organizzato proprio nei tre centri dove è emersa la maggiore presenza camorristica: Benevento, Montesarchio e Telese.
Eppure, proprio in occasione della Settimana della Legalità, abbiamo avuto modo di constatare che manca ancora una reale consapevolezza del fenomeno persino tra i rappresentanti delle istituzioni. Addirittura, a volte abbiamo colto una sottile sensazione di fastidio rispetto alle nostre denunce.
I fatti testimoniano invece che le nostre preoccupazioni nascevano dalla reale conoscenza del territorio. In questo senso, credo sia giusto ricordare il sostegno dato alle nostre iniziative dagli Oleifici Mataluni di Montesarchio, dal sindaco di Telese Pasquale Carofalo e dal vicesindaco Gianluca Aceto.
Anzi, proprio quest’ultimo è stato, sin da quando sedeva tra i banchi di opposizione, uno dei principali oppositori al sistema di commistione tra politica e camorra che ora emerge anche dalle pagine delle ordinanze emesse su richiesta della Dda.
Ed è stato proprio Aceto, pur tra le perplessità di alcuni suoi colleghi di giunta, a volere che la Settimana della Legalità nascesse ed avesse Telese Terme come fulcro.
E’ anche grazie alla loro sensibilità se oggi si può pensare di erigere una barriera per difendere il nostro territorio dall’attacco delle organizzazioni camorristiche.
Nè va, infine, dimenticato l’importante ruolo svolto da magistrati, carabinieri e polizia, che in questi mesi hanno portato a termine brillanti operazioni di repressione del fenomeno camorristico. Da noi, pur tra mille difficoltà ed evidenti contraddizioni, lo Stato è ancora ben presente. Ha solo bisogno di una maggiore collaborazione da parte dei cittadini. E’ questa la vera sfida.
E’ questa, in fondo, la vera sfida a cui siamo chiamati.
Grazie per le belle parole e per come eserciti la professione di giornalista-giornalista