di Simone Aversano
Neppure il Giro d’Italia, che ha portato con sè una serie di piccoli interventi per risistemare alcune strade e aree verdi della città, ha potuto spingere efficacemente i cittadini beneventani a cambiare qualcosa nel loro modo di vivere e di approcciarsi con la comunità cittadina. Nemmeno le nuove spese pubbliche, che ogni tanto si vedono, inducono la gente a un miglioramento dei propri rapporti col territorio. E’ ormai sempre più evidente che manca uno spirito di comunità, una coscienza di appartenenza vera alla città, che non sia quella che in queste settimane si risveglia in occasione degli importantissimi appuntamenti del Benevento Calcio.
I cittadini vivono le strade sempre più come zone franche, luoghi in cui, per il semplice fatto di essere cittadini, è concesso fare qualsiasi cosa. La cosa di tutti viene vista come cosa di nessuno, ed è per questa convinzione, radicata nella mentalità beneventana, che i cassonetti accolgono spesso materiali ingombranti e non riciclabili o addirittura pericolosi, lungo le strade si creano spesso ingorghi per la sosta in doppia fila dei soliti furbetti, monumenti e aree pubbliche sono soggette al pubblico scempio di qualcuno. A ciò si aggiunge il fatto che a Benevento non c’è vera distinzione, nemmeno percepita intimamente dai singoli, tra chi si comporta bene e chi viola le regole. La stessa mancata indignazione da parte dei cittadini per gli scempi perpetrati qualche settimana fa in piazza Roma (e peraltro, nonostante la telecamera di videosorveglianza, i colpevoli rimangono ignoti), segnala che la gente comune non ha e non vuole avere sensibilità per queste cose. Quello che viene arbitrariamente e impunemente rotto o rovinato non è altro, alla fin fine, che l’icona del libertinismo di cui ogni cittadino beneventano vuole godere, secondo la regola del “se lo fanno gli altri, posso farlo anch’io”.
Guardando poi anche l’altra faccia della medaglia, risulta evidente che nemmeno le istituzioni fanno abbastanza per arginare certi fenomeni e costruire un cambiamento proficuo nel modo in cui i beneventani vivono Benevento. Manca un impegno serio di prevenzione e repressione, al di là di tutte le campagne pubblicitarie che ogni tanto vengono promosse dalle amministrazioni locali. Manca la volontà di sanzionare, forse perchè è ancora troppo presente la coscienza di essere tutti imparentati e tutti amici, neanche Benevento fosse l’ultimo dei paesini di montagna del Sud Italia. Sembra, anzi, che sanzionare qualcuno per i comportamenti errati comporta una sanzione generale per ogni singolo abitante, che da quel momento in poi non potrà più violare le regole tanto facilmente. Insomma, “se nessuno paga non pago neanche io”, sembra pensare il beneventano medio.
La realtà, quella dei fatti che sta al di là di come le cose vengono raccontate, sembra proprio essere questa, così amara. Benevento sta diventando la città di tutti, la città dove si può fare tutto, eccetto quello che ancora può ferire l’orgoglio piccolo-borghese della nostra comunità. Ma una città, quando diventa di tutti perchè abbandonata alla mancanza di regole, diventa immediatamente città di nessuno. Forse quando ci si renderà conto che attraverso questi problemi passa anche il nostro sviluppo economico e culturale, qualcuno farà qualcosa. I cittadini rispettosi delle regole, pochi ma presenti, lo sperano con forza. Anche se ormai un pò tutti stentano a crederci.