(Sanniopress) – Noi siamo quelli famosi per la grande sanita’ L’ospedale della vergogna citato in televisioni e giornali di tutto il paese .
la Repubblica
L’ospedale-scandalo in costruzione da 50 anni
di Giuseppe Caporale 2008
È un palazzo di cinque piani in costruzione dal 1958 ma che non è mai stato aperto. Lo Stato, per questo ospedale, ha già speso oltre venti milioni di euro. Non solo, ogni anno l´Azienda sanitaria locale investe altri soldi per adeguare la struttura ai cambiamenti delle normative, per sostituire gli impianti che con il tempo, nel corso di questi 50 anni, si sono ovviamente deteriorati.
Eppure, l´ospedale Padre Pio (questo il nome voluto dal sindaco Giovanni Palumbo nel 1997 con tanto di cerimonia solenne) non è mai entrato in funzione. Vuoi per i parametri dei piani sanitari regionali, vuoi per gli eterni ritardi nei lavori. Persino ora, la Asl e la Regione continuano a stanziare fondi: da pochi giorni hanno deliberato altri quattro milioni di euro per l´ulteriore messa a norma.
Si muore maledicendo l´ospedale della vergogna, a San Bartolomeo in Galdo, nel beneventano. Qui, nella valle del Fortore, si vive nel terrore di aver bisogno dello Stato, di aver bisogno dell´ospedale. Quando scatta l´emergenza è un terno al lotto. Una corsa contro il tempo che quasi nessuno riesce a vincere. Troppo lontano il 118 (impiega almeno 30 minuti solo per arrivare), troppo lontani gli ospedali (Lucera a 45 minuti, Campobasso a 50 minuti, Benevento a 90 minuti di distanza). E così, lungo il tragitto, si muore. Per un infarto lieve o per un incidente che altrove sarebbe banale.
Ma l´assurdo di questa vicenda è che qui l´ospedale c´è, eccome.
La prima pietra fu posizionata nel 1962 dall´allora sindaco Aldo Gabriele. I lavori furono ultimati intorno alla metà degli anni settanta, dopo una prima catena di ritardi, dovuti anche ad un terremoto. I nostalgici ricordano ancora la prima clamorosa protesta, quella del “comitato di agitazione permanente”, che nel 1980 inviò oltre mille cartoline all´allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, per chiedere l´immediata apertura della struttura. Seguì un corteo con le bandiere di tanti partiti di allora: pci, dc, psi. Poi più nulla. Tanti padrini politici, tante promesse, ma la struttura non è mai entrata in funzione. Una settimana fa l´ultimo decesso per colpa dell´ospedale della vergogna (una mamma con tre figli piccoli, morta per un problema cardiaco). E questa volta il grido di dolore e rabbia, è arrivato dal parroco del paese, don Franco Iampietro. «Basta… Sono stanco di accompagnare al cimitero persone che hanno l´unica colpa di essere nate qui», ha scritto il parroco in una lettera aperta alle istituzioni «l´ospedale mai aperto è un vuoto monumento alla disonestà e all´incapacità di chi ne è stato, e ne è l´artefice. Cosa deve fare questa gente per farsi ascoltare? Deve organizzare una rivolta? E così, lo Stato prima ha impiegato 50 anni per costruire un ospedale, e ora che potrebbe entrare in funzione, ha deciso che non serve più. Va riconvertito, non sarebbe economico. E nella valle del Fortore si continua a morire, maledicendo quel monumento allo spreco e alla vergogna.
Ma noi siamo quelli presi in considerazione solo al momento dello smaltimento dei rifiuti della regione campania con una discarica riempita fino all’orlo riversando percolato nel nostro territorio .
Sanniopress
Il nesso tra rifiuti e tumori
Nel corso del convegno si è a lungo discusso del nesso tra ambiente ed insorgenza delle neoplasie e si è anche della situazione dell’intera provincia di Benevento, interessata negli scorsi anni sia dal fenomeno dello smaltimento illegale di rifiuti tossici (vedi le operazioni Cassiopea, Dry Cleaner e Chernobyl) che dallo smaltimento cosiddetto “legale” dei rifiuti, conseguente l’emergenza napoletana (vedi i sequestri effettuati dalla magistratura delle discariche di S. Arcangelo Trimonte, San Bartolomeo in Galdo e Tre ponti di Montesarchio).
Nel caso della discarica di Serra Pastore di S. Bartolomeo si è addirittura registrato più volte l’inquinamento del fiume Fortore in conseguenza della fuoriuscita di percolato. E il lago di Occhito, il più grande lago artificiale d’Italia e il secondo in Europa, è un bacino idrico artificiale nato sul finire degli anni ’50 per sopperire alla cronica mancanza d’acqua del territorio foggiano, proprio con uno sbarramento del torrente Fortore…
Quelli famosi per le grandi vie di comunicazioni che non ci uniranno all’Europa ma neanche al nostro capoluogo.
Sanniopress
L’ikea di papa Orsini
La fortorina si chiama così perché non è una stradona ma una stradina per i beneventani e un’illusione per i fortorini. La politica di questa città si è irrimediabilmente inceppata. Non produce niente. Delle tre cose che una politica decente dovrebbe metter su – amministrazione, governo e progettualità – la politica beneventana a guida a sinistra è completamente a digiuno. E non è un giudizio di valore. E’ cronaca. In amministrazione c’è confusione, per non dire altro. Sul piano del governo potete vedere con i vostri occhi com’è ridotta la città. La progettualità oscilla tra la metafisica e la patafisica. Così venti chilometri di fortorina sono spacciati per una grande opera e i sindaci del Fortore, ascoltando le dichiarazioni delle magnifiche e progressive sorti dei tromboni del capoluogo, giustamente s’incazzano e mandano tutti a quel paese perché in paese loro avevano i calzoncini corti che già si parlava da un pezzo dell’illus
ione della fortorina.
Con l’ inaugurazione della grande opera della Fortorina 25 milioni di euro per 4,5 km , diventiamo sempre piu’ consapevoli che il Fortore si ferma a S.Marco dei Cavoti, con la speranza che questa parte del Fortore (una delle piu’ importanti) andra’ via dal capoluogo beneventano nel frattempo aspetteremo il nuovo ciarlatano di turno che verra’ a chiedere voti che ci promettera’ miracoli di far rifiorire questa parte di territorio arida, secca, povera. Nel Cola- brodo di promesse in cui ci hanno lasciato noi possiamo farne solo una: quella che noi popolo del Fortore, e in particolare cittadini di S.Bartolomeo in Galdo, saremo qui ad aspettare queste persone con tanto calore.
La Voce di Sbig