(Sanniopress) – Cari Amerigo, Marcello e Nicola ho atteso un po’ a rispondere ai vostri interventi per non occupare “permanentemente” il blog dei nostri amici Billy e Giancristiano. Innanzitutto vi ringrazio per l’affetto e la stima che dimostrate rispondendo alle mie sollecitazioni o “provocazioni” se preferite. D’altro lato, pur precisando ognuno di voi che il vostro è stato un intervento “per educazione”, avete espresso comunque dei punti di vista che, a mio avviso, arricchiscono il dibattito, offrono prospettive alternative (anche questa ricchezza) e vanno nella direzione, anche se a piccoli passi, del far maturare una coscienza della Cultura che è poi essa stessa Cultura.
Mi preme però una precisazione. Molti dei miei interventi di questi anni stati incentrati sulla critica all’operato di Raffaele Del Vecchio. Altri però no; forse però troppo pochi per essere notati o, forse, si sono notati meno perchè tra il sangue e la riflessione si nota sempre più il primo. Oggi credo che – come scritto nelle mia nota “Cultura, un’utopia per Benevento?” – dobbiamo però avviare una fase nuova in cui il presente è già passato e per questo motivo Raffaele non è stato da me più citato nei miei ultimi interventi.
D’altro canto è nel presente che si costruisce anche il futuro per cui è fondamentale oggi far emergere le esigenze, le istanze, metterle a confronto e su questa costruire una prospettiva e così facendo far crescere una consapevolezza di esistenza, un orgoglio culturale che riesca ad opporsi un domani alla politica di turno che voglia operare in ottica di spoil system piuttosto che di qualità. Perchè se è vero che, come dice Amerigo, “in democrazia a giudicare sono i cittadini con il voto” il Brougham ci ricorda che “la cultura rende un popolo facile da guidare, ma difficile da trascinare; facile da governare, ma impossibile a ridursi in schiavitù”. In altre parole è più facile essere premiati con il voto nonostante incapacità manifesta se la Cultura è debole, è più facile che la mediocrità sia premiata se lo spirito critico di un popolo è fiaccato. Del resto l’Italia è la prova lampante della veridicità di ciò.
Per questo, pur rispettando le vostre posizioni di “disimpegno” io penso che oggi sia necessario ed urgente che, al di là dell’ impegno personale nei singoli ottimi progetti che ciascuno di voi porta avanti, che ognuno di noi metta sul tavolo le proprie idee e le proprie “visioni” utili ed indispensabili per costruire una opzione di sviluppo e crescita di Benevento incentrato sulla Cultura. Se i primi che si sottraggono a ciò sono coloro che per antonomasia sono deputati a contribuire a costruire una coscienza morale (come ribadito anche da Nicola) e testimoniare l’impegno civile ovvero le donne e gli uomini di cultura che speranza abbiamo e che insegnamento lasciamo ai nostri figli?
In quest’ottica bene avete fatto ad iniziare il gioco del “se fossi assessore” cui non mi sottrarrò anche se, per evidenti motivi di spazio, vi parteciperò in questa sede sommariamente riservandomi a breve di farlo in maniera più diffusa in una più appropriata ovvero un blog dedicato ed aperto a tutti coloro che vorranno proporre idee e portare il loro contributo alla discussione aperta.
Al momento dico solo che le azioni indicate da Nicola ed implementate da Amerigo sono per me tutte condivisibili (del resto alcune di queste erano contenute in un documento pubblico che avevo elaborato in occasione delle scorse elezioni amministrative) anche se, a mio avviso, uno sviluppo della Città legato alla cultura serio e sostenibile ha bisogno di (e qui Giancristiano mi accuserà ancora una volta di turpiloquio) un “piano industriale” di più ampia prospettiva che coniughi “contenuti” a capacità gestionale e quindi armonizzi vocazione territoriale (intesa nelle tre componenti artistica, culturale e dei beni materiali archeologici e contemporanei), capitale umano (con particolare attenzione alle giovani e giovanissime generazioni ma con il giusto rispetto per chi ha maturato esperienza cui proporrei un patto generazionale in un’ottica di mentoring), capacita progettuale e produttiva, formazione sia tecnica che manageriale (coinvolgendo attivamente l’università), capacità di attrarre capitali privati, attenzione all’orientamento dei mercati culturali (ma non soggiacenza), attivazione di idonei e qualificati strumenti di gestione (efficientamento della Fondazione Città Spettacolo con separazione dell’ aspetto gestionale da quello progettuale ovvero costituendo un comitato scientifico propositivo separato dal cda), il coinvolgimento attivo di tutte le componenti sociali (soprattutto la scuola) ed economiche della Città, l’incentivazione delle realtà di aggregazione culturali ed artistiche cercando di attivare spinta verso l’esterno rispetto al perimetro cittadino o provinciale, coordinamento con il più ampio territorio provinciale.
A questo punto con l’affetto, la stima e l’amicizia di sempre vi saluto convinto che “la cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande” (Hans Gadamer) e che quando sarà il momento, la Città potrà contare, come sempre, anche sul vostro entusiasmo e sulla vostra esperienza e saggezza.