(Sanniopress) – Costruito ai tempi del basso Impero o in quelli delle invasioni barbariche, come evidenzia l’ingegnere Eugenio Greco nel un suo opuscolo “Il sepolcro di Manfredi presso Benevento”, il Ponte sul fiume Calore era noto in origine come Ponte di Sant’Onofrio, per via di una chiesa, poi abbattuta, che sorgeva nelle vicinanze di piazza Bissolati, all’altezza, più o meno, del monumento a Manfredi.
Collega il Rione Ferrovia con il centro storico. E’ chiamato anche Ponte Vanvitelli, in ricordo dell’opera di restauro effettuata nel 1767 dal famoso architetto napoletano Luigi Vanvitelli, chiamato appositamente dai Consoli della città.
Originariamente era chiuso nella parte superiore da una porta di ingresso alla città, chiamata dal popolo Porta di Calore, ma indicata nella toponomastica cittadina prima col nome di Porta Gloriosa, dopo il passaggio trionfale che aveva effettuato nel 663 il duca Romoaldo di ritorno dalla guerra combattuta contro l’imperatore bizantino Costante, e quindi con l’appellativo di Porta Pia, quando fu rifatta nel 1781 sotto gli auspici di papa Pio VI.
Tale porta di ingresso venne demolita nel 1867 all’apertura di Corso Vittorio Emanuele, che avrebbe dovuto chiamarsi Corso Pio.
Nel 1921, a seicento anni dalla morte del poeta Dante Alighieri, su impulso dell’allora Provveditore agli Studi, Carlo Simoni, venne realizzata un’epigrafe nello stesso luogo della morte di Manfredi di Svevia nella battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266, rievocata nel Canto III del Purgatorio. La stele monumentale, inaugurata il 3 febbraio 1921, è opera del professor Nicola Silvestri. Distrutta dai bombardamenti aerei del ’43, essa fu ricostruita dall’architetto Renato Bardoni e dallo scultore Bruno Mistrangelo. Il monumento, volto verso il Rione Ferrovia, è alto 6 metri e reca un bassorilievo in bronzo, che rievoca l’incontro di Dante con l’anima di Manfredi. Sulla colonna sono incisi i versi con i quali Manfredi rievoca a Dante la sua morte e la sua sepoltura “in cò del ponte presso a Benevento, sotto la guardia de la grave mora”.
Il Ponte di Calore fu travolto dall’alluvione del 1949 e fu costruito da nuovo nel 1960. E’ composto di tre poderose arcate ed opere di arginatura.
Da alcuni anni, complici i romanzetti di Moccia ed il film “Tre metri sopra il cielo”, vi compaiono decine di lucchetti, attaccati ai lampioni che illuminano il ponte di sera, posti lì da innamorati. Segno dei tempi che cambiano.