(Sanniopress) – Monsignor Mario Paciello, già vescovo della diocesi di Cerreto – Telese – S. Agata fino al 1998, è indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità pugliese che coinvolge anche il governatore, Nichi Vendola, che ieri ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini della Procura di Bari per una transazione da 45 milioni di euro conclusa tra la Regione e l’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti.
I reati ipotizzati per Vendola sono abuso d’ufficio, peculato e falso. La nuova vicenda giudiziaria è nata come costola della maxi inchiesta sull’associazione a delinquere guidata da Tedesco che per anni avrebbe gestito una parte della sanità pugliese. Il senatore del Pd aveva, infatti, seguito anche l’accordo con l’ente di Acquaviva delle Fonti. Atto poi però concluso e ratificato dalla successiva composizione della giunta Vendola.
Il problema riguarda proprio quella delibera, poi annullata in autotutela dalla stessa giunta Vendola e che oggi, dopo un contenzioso col Miulli finito davanti al Consiglio di Stato, sta costringendo la Regione a restituire all’ente di Acquaviva differenze tariffarie per 150 milioni di euro. Proprio per questo sono indagati anche il vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, Mario Paciello, e don Mimmo Laddaga, direttore dell’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva.