(Sanniopress) – “Per le persone oneste, in questa città, non c’è tutela”. A scriverlo, a proposito di Napoli, è la collega Ilaria Puglia (https://www.sanniopress.it/?p=21665) dopo l’ennesimo sopruso compiuto ai danni di chi era da ore disciplinatamente in fila per acquistare il biglietto della partita Chelsea-Napoli e si è visto scavalcare prepotentemente dai solti delinquenti travestiti da tifosi (con i poliziotti che assistevano immobili alla scena).
Dov’è lo Stato? E’ la stessa domanda che ci si pone a Benevento di fronte all’imperversare della teppaglia che nei week end agisce indisturbata nel centro storico della città, dando vita al fenomeno genericamente definito movida.
Ora a Napoli qualcuno avanza persino l’ipotesi di non vendere più i biglietti delle partite degli azzurri in trasferta, così come Giancristiano Desiderio ha provocatoriamente avanzato ieri l’ipotesi di vietare la musica nella zona compresa tra la prefettura e via Umberto I (https://www.sanniopress.it/?p=21604).
Francamente credo che la soluzione ad entrambi i problemi sia più semplice, e persino banale: far rispettare le regole applicando la legge. Non è giusto penalizzare i tifosi che, con sacrificio e diligenza, affrontano i disagi di una fila massacrante per poter assistere alla partita dei propri beniamini, negandogli un diritto. Così come non è giusto penalizzare l’imprenditore che rispetta le regole negandogli la possibilità di organizzare concerti solo perché chi è chiamato a controllare l’emissione dei decibel non sa individuare con certezza la fonte dell’inquinamento acustico, o perché l’assurdo gioco delle competenze impedisce all’azienda dei rifiuti di rimuovere i residui lasciati da una minoranza (minorata e marginale) dei frequentatori della movida.
A Napoli come a Benevento serve unicamente la presenza dello Stato.