di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Nel dossier dell’amministrazione comunale consegnato all’Unesco al tempo del riconoscimento c’è anche la sistemazione adeguata dell’area dirimpettaia della chiesa di Santa Sofia. Si tratta di quella piazzetta senza nome che c’è tra la prefettura e via Umberto I (dove c’è la sede storica di Messaggio d’Oggi). Quella piazzetta è un vero sconcio dove c’è di tutto, giorno e notte, mattina e sera, mezzodì e meriggio. Ci sono automobili di ogni ordine e grado e in ogni posizione, sulla piazzetta e sui marciapiedi, davanti a porte e portoni e garage, ci sono fuoristrada, motociclette e scooter, spazzatura, residui urbani, bicchieri, bottiglie, lattine, cannucce, piatti, cartoni per la pizza, migliaia di cicche, sacchi, sacchetti, scatoloni, materiale organico come piscio, merda, vomito. Tutta l’area, dove ci sono due locali movidisti, è stata ribattezzata Piazza Bolgia. Perché di vera e propria bolgia si tratta.
Qui le cose stazionano in eterno. I bicchieri di plastica – lasciati mezzo pieni con cicche e cannuccia occhieggiante – sul muricciolo festeggiano regolarmente il loro compleanno e tutti insieme cantano “tanti auguri a te” all’immancabile bottiglia di birra che ormai a Piazza Bolgia è cresciuta e diventata grande, tra poco si iscriverà all’università (tanto Piazza Guerrazzi è dietro l’angolo). Piazza Bolgia è terra di nessuno e si può fare di tutto. La sera, quando le automobili vanno a casa lasciando, forse, qualche minima possibilità ai residenti di trovare un piccolo parcheggio, ecco che arrivano le fioriere che non servono ad annunciare la primavera ma a limitare il confine del suolo pubblico concesso ad un locale movidista. Di fronte, invece, ci sono tavolini e tavolinetti dell’altro locale. E’ davvero un mondo fatato. Peccato che quando il sogno finisce ricompaia la merda che festeggia onomastico e compleanno insieme con i bicchieri e le bottiglie. Allo spuntare, anzi, allo sputare del sole ricompaiono le automobili che guadagnano posizioni su posizioni. Le fioriere, piene zeppe di cicche e scarti, sono spostate, mentre i due ombrelloni centrali rimangono chiusi aspettando le stelle e la stalla. Per ora c’è lo stallo.
Piazza Bolgia merita di essere liberata. L’architetto Pasquale Palmieri ha già fatto il progetto (quello inserito, a quanto pare nel dossier). E’ lo stesso architetto della famosissima panchina europea di via Traiano inaugurata alla grande da sindaco e mezza giunta (ma l’architetto ha fatto solo la panchina, l’europeismo panchinaro non è farina del suo sacco, anche se pare sia suo il “merito” del presepe mondiale di Dalisi). Ad ogni modo, il recupero dell’area extra-territoriale di Piazza Bolgia è necessaria e il progetto di Palmieri può renderlo possibile. Ad un patto, anzi due: che l’area sia pedonalizzata e la musica vietata. Perché se fai un salotto non puoi poi utilizzarlo come un cesso o una cucina. Da Piazza Bolgia si passerebbe a Piazza Borgia, prendendo il nome dalla strada retrostante che è intitolata a Stefano Borgia. Al suo ingresso da Corso Garibaldi, la piazza potrebbe anche ospitare il grande Bue Api (ma sul “pio bove”, con annesso Raffaele Del Vecchio a cavacecio, riprometto di ritornare a breve). Anche le automobili dei residenti non passerebbero più di lì e potrebbero transitare solo per via Borgia e sfociare in via Umberto I (dove si spera che il Comune voglia far parcheggiare unicamente i residenti, quindi via tutti, comprese le auto dei dipendenti della prefettura).
Il recupero di Piazza Bolgia e la sua trasformazione in Piazza Borgia possibilissimo. Dunque, perché non si fa? Fausto Pepe si dia una mossa. L’occasione che ha è più unica che rara. La neve è passata, la primavera non si fa in tempo a nominarla che sarà alle nostre spalle e la bella stagione è prossima ma la giunta dell’Unesco è ancora alle prese con la magistratura, gli sciacalli, le volpi, i conigli e un ricco bestiario. Tutte cose che, vere o false che siano, somigliano più a Piazza Bolgia che a Piazza Borgia. Il vero problema è questo.
Musica vietata? E perchè mai? Mo’ pure questo fa male? Forse l’Autore preferisce un Corso Garibaldi nel quale transitino solo i vecchietti con le mani strette dietro la schiena, magari commentando un bel cantiere e lamentandosi qua e là degli acciacchi o dei ladri al governo? In effetti anche i vecchietti potrebbero sporcare…perchè allora non vietare direttamente il transito agli esseri umani? Siamo seri. Che ci sia un po’ di movimento la sera non è una punizione divina ma un segno di vitalità che non va represso ma semplicemente disciplinato. D’accordo a criticare l’assoluta inerzia delle autorità locali che, si sa, sono sempre in tutt’altre faccende affacendate. Ma non esageriamo.
Fa davvero ridere il fatto che l’autore di questo articolo si erga a filosofo, di poco conto tra l’altro, battezzando addirittura la piazza con un nome di sicuro da lui inventato, e che forse più si addice alla sua persona, o meglio alla condizione del suo contorto e disordinato pensiero.
L’autore dell’articolo forse non sa delle condizioni di quel posto prima dell’arrivo dei due locali “movidisti”. In quello squarcio di centro storico vi era una condizione elevata di degrado: tossici, spacciatori, illuminazione carente!! Altro che spazzatura!!!
L’autore inveisce contro la presenza di fioriere che delimitano lo spazio dei locali “modivisti”: cosa dovrebbe fare un esercizio commerciale a cui hanno concesso regolarmente un permesso per occupazione di suolo pubblico che tra l’altro il comune si fa pagare salato? Delimitare lo spazio con fioriere è una necessità altrimenti al posto dei tavolini il locale vi trova puntualmente una macchina o un SUV dei residenti!! Cosa direbbe lei, stimato signore, se ogni giorno trovasse la sua scrivania occupata impedendovi puntualmente di lavorare? Dunque un locale dovrebbe pagare annualmente il parcheggio al residente!! Questa rappresenta la prima bolgia all’interno del cervello dell’autore dell’articolo.
Andando avanti: è vero nella piazzetta senza nome ci si trova di tutto,bicchieri, cannucce, spazzatura non identificata di residenti che non sanno smaltire i propri rifiuti e che con tanta naturalezza buttano nei secchi o nello spazio riservati ai locali: ma qui bisognerebbe denunciare la cattiva educazione dei frequentatori dei locali, dei residenti, ma senza dubbio anche del cattivo lavoro dell’Asia che non assolve ai propri doveri, anche se un locale paga ben 2000 euro l’anno di Tarsu. Questo secondo punto rappresenta un’altra bolgia nel cervello dell’autore dell’articolo.
Ma andiamo avanti. All’autore di questo scempio di articolo, che si erge a giudice di tutto e di tutti, dà anche fastidio che persone adulte, giovani, persone normali che hanno un approccio positivo alla vita (cosa che di sicuro manca all’autore dell’articolo) possano addirittura festeggiare il proprio compleanno permettendosi di cantare la canzoncina che tanto si addice in queste circostanze, la mia domanda, a questo stimato signore, allora è questa: ma cosa si dovrebbe fare in una piazza? Dovremmo forse reprimerci o cantare tutti insieme un “mea culpa” perché invece di stare buoni buoni a casa si è scesi a fare un giro nel centro storico, dopo una giornata di lavoro o di studio?
Io penso che il quadro presentato dall’autore di questo articolo rappresenti più lo stato dei suoi contorti pensieri, offensivi, di bassa lega piuttosto che descrivere una realtà.
Ma poi rifletto e penso che questo rappresenta l’ennesimo gesto di una persona, che come tante in questo periodo, ha cercato un po’ di visibilità scrivendo di un tema che in questo periodo è abusato e che è sulla bocca di tutti: LA MOVIDA!
Le cose che lei scrive sono implubblicabili. Ma io gliele pubblico perchè la qualificano al cospetto dei lettori, del Comune, dei residenti e dei beneventani. Mi stia bene (g.d.)
Una sola precisazione, forse marginale rispetto al senso dell’articolo: confermo di aver progettato la panchina di via Traiano e la ripavimentazione di piazza Borgia (o Bolgia che sia), ma il “merito” (come ironicamente virgoletta il redattore) del presepe di Dalisi non può che essere dello stesso Dalisi.
Mi legano al grande maestro sentimenti di amicizia e di grandissima stima: Riccardo Dalisi è un architetto/designer/artista apprezzatissimo in tutto il mondo, e se non si è avuto modo di incontrarlo basta digitare il suo nome su Google per comprenderne il livello. Ma la sua maggiore qualità è proprio quella di riuscire far partecipare al suo lavoro le comunità dove viene invitato ed opera. Di solito genera entusiasmi esplosivi ma talvolta, soprattutto in un passato in cui era poco compreso, feroci polemiche. Qualcosa a Benevento non ha funzionato, ma presumo non per valutazioni di natura artistica, che hanno avuto poco spazio durante lo scorso “caldo” Natale. Credo sia interessante chiedersene le ragioni a freddo, quando l’eco della polemica si sarà placato. Un saluto cordiale a tutti. Pasquale Palmieri.