(Sanniopress) – All’ex sindaco Carmine Spatafora ricordo che Morcone e molti luoghi del Sannio da oltre trenta anni sono utilizzati come siti per i rifiuti tossici. Questo non lo dico io ma lo affermano molte inchieste svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli.
Le inchieste Re Mida, Chernobyl, Ferraro (segretario Udeur di Caserta) , infatti, dimostrano in modo inequivocabile che c’è stato un patto scellerato tra alcuni uomini delle istituzioni e la camorra. Il business è immenso. Tutti sembrano guadagnarci. Dopo aver avvelenato il Casertano, l’imprenditore Piccirillo (morto ucciso con tre colpi di pistola al volto), un suo collaboratore (morto misteriosamente nel 2003) e Giuseppe Ciotta (proprietario della cava di Colle Alto) hanno pensato, secondo i magistrati, di coinvolgere il verde Sannio nel business dello smaltimento dei rifiuti tossici. In questi trenta anni di devastazione del territorio beneventano le istituzioni sono state, per così dire, distratte o superficiali.
Per quanto riguarda Colle Alto mi piace ricordare a Spatafora che solo l’intervento della Regione Molise attraverso l’onorevole Pietraroia, insieme ai comitati cittadini di Morcone, del Molise e all’associazione Altrabenevento, costrinse il Commissario Straordinario a fare marcia indietro sul possibile utilizzo del sito Colle Alto per lo smaltimento delle ecoballe casertane. Eppure nel dicembre 2007 la provincia di Benevento parlava ancora di “ricomposizione naturalistica delle cave dismesse”. Scrisse all’epoca Gabriele Corona: “Gli amministratori di Morcone e degli altri comuni del Sannio Beneventano farebbero bene a comunicare alla Regione che non esiste una ricomposizione naturalistica con i rifiuti pericolosi come le eco balle”.
Siamo sicuri che le delibere dell’epoca degli enti coinvolti nell’affaire fossero tutte impeccabili? Del resto anche il certificato antimafia della ditta di Giuseppe Ciotta , proprietaria della cava, era immacolato nonostante lo stesso sin dal 1997 fosse stato segnalato a tutte le Prefetture come soggetto vicino al clan Pagnozzi.
Mi raccontò un pregiudicato “ristretto” nel carcere di Capodimonte che “spesso gli atti perfetti dei notai sono falsi mentre le parole incerte e timorose di un detenuto sono vere. Quando un uomo ha perso tutto, famiglia, lavoro, salute e libertà, solo la verità può restituirgli l’onore”. Sono convinto della buona fede dell’allora sindaco Spatafora ma sono anche consapevole dell fatto che quasi tutte le discariche esistenti in Campania sono di proprietà di clan camorristici.
Vorrei, infine, raccontare un episodio: lo scorso 27 agosto sono stato a Morcone per presentare il mio romanzo La Malasorte assieme al consigliere regionale Pd del Molise Michele Pietraroia, all’ex consigliere della Regione Campania Mario Ascierto della Ratta, al sindaco di Sepino ed al Movimento per il Vero Cambiamento di Morcone. Abbiamo cercato di sensibilizzare la popolazione sul pericolo dei rifiuti tossici esistenti sul territorio.
Anche se ci furono goffi tentativi di boicottare la manifestazione, venne fuori un interessante dibattito sulla questione dei siti mai bonificati. Fu denunciato anche l’avvelenamento di un’intera squadra di calcio, il Trivento, che stava svolgendo la preparazione estiva presso il locale campo sportivo. Gli atleti presentarono sintomi di avvelenamento e di intossicazione dopo aver bevuto alla fontanella del campetto. I dirigenti della squadra pensarono inizialmente che si trattasse di una dieta sbagliata o di una preparazione inadeguata. Solo in seguito alle analisi effettuate su un campione d’acqua pare abbiano scoperto concentrazioni elevate di batteri come escherochia coli e clostridium.
Ben venga, dunque, l’inchiesta di Sanniopress sui pozzi petroliferi di Morcone. Questi coraggiosi articoli stanno, infatti, iniziando a squarciare quel velo di omertà che ancora oggi, purtroppo, copre la coscienza di troppi uomini delle istituzioni.
* autore del libro “La Malasorte” (edizioni L’Altra Voce)