di Simone Aversano
Dalle scritte sui muri si è ora passati in gran parte alle locandine attaccate ovunque. E’ il nuovo linguaggio “metropolitano” che ormai parlano tutti tra i ragazzi, anche a Benevento. Passando per i luoghi di ritrovo più frequentati dai giovani della città capoluogo del Sannio, questo puzzle confuso di colori sgargianti e di scritte ad effetto colpisce l’occhio e fa soffermare qualche istante a guardare. Proprio quegli istanti su cui puntano gli organizzatori delle serate disco o techno o house di Benevento e provincia, perchè è in quegli attimi di sosta davanti a quell’impatto pubblicitario che si concentrano tutte o quasi le possibilità di vendere qualche ticket.
Ma si può dire che la fortuna di certo assiste chi sta nel giro di queste serate e di questi eventi, dal momento che le vendite non lasciano mai a desiderare. Che sia di giovedì piuttosto che di sabato, l’attuale gioventù beneventana e sannita difficilmente dice di no. Ed in questo giro di organizzatori di serate, tra l’altro, militano per la maggior parte proprio ragazzi e giovani studenti, attirati da diversi “specchietti” decisamente allettanti.
E sì, perché organizzare serate in discoteca frutta guadagni ben oltre le aspettative di chi frequenta ancora il liceo o si dimena già fra le aule dell’università, schiacciato dai libri e dai professori e senza grandi vie d’uscita o prospettive rassicuranti. A scuola bisogna darsi da fare, studiare e impegnarsi perché il meccanismo che porta a raccogliere frutti è lento e faticoso. Le cose vanno in modo molto diverso, invece, quando un ragazzo si dedica alla vendita di biglietti per delle serate, oppure proprio all’affissione nei posti più disparati di quelle locandine, che ormai sono arredo urbano anche nella nostra città.
E allora arriva forte il richiamo del mondo delle discoteche e dei locali, luoghi di mondanità e di divertimenti ma anche di guadagni e di benessere. Almeno in apparenza. Per vendere i biglietti per una serata gli studenti e i giovani di Benevento ricevono, se sono all’inizio della loro “carriera”, omaggi e altri vantaggi che a una certa acerba età sembrano tutto il mondo. Sono i primi richiami di chi inizia a sentirsi adulto e vuole esserlo il più possibile. Ma gli adulti maneggiano soldi, denaro vero con cui si possano soddisfare tutti i propri vizi ed esigenze. Ed ecco che anche il denaro arriva, come contraccambio successivo per chi è già un pò più “esperto” nell’organizzazione delle serate in discoteca. Ma esiste anche una “carriera” secondaria, anche se non da buttare via: quella dell’attacchino, i ragazzi che provvedono a tutte quelle affissioni, a tappezzare muri e portoni, cancelli e pali della luce, con le locandine ed i manifesti che annunciano la prossima serata o il prossimo evento da non perdere. Per fare questo, i giovani e giovanissimi delle nostre terre ricevono in genere un forfait in denaro, che però è sufficientemente alto per sentirsi grandi e per iniziare a fare la bella vita. Magari allontanandosi dai banchi di scuola.
Forse sarebbe il momento che fenomeni come questo venissero presi seriamente in considerazione dalle istituzioni della nostra provincia. Inutile passare oltre e cercare di illudersi che quegli enormi e confusi puzzle di colori sgargianti sui muri delle nostre città siano soltanto arredo urbano, manifesti come altri. Si tratta di un fenomeno che ha conseguenze profonde. Si tratta del telepass per il mondo dei sogni, un mondo che per tanti ragazzi contiene promesse di benessere fatto di cartone, illusioni di ricchezza e di fama destinate a sgonfiarsi come un palloncino al primo contatto con la realtà. Si tratta di una piaga sociale, perché tantissimi, in queste schiere di ragazzi, cavalcano le speranze offerte dalla movida a guadagni facili per allontanarsi anche dalla scuola, dalla famiglia, dagli ambienti di formazione sociale. Specchio di tutto ciò sono gli stessi luoghi di ritrovo che sono tappezzati di locandine, luoghi in cui non sono il confronto e l’incontro a prevalere ma la confusione disgregatrice. Si sta insieme per comodità, perché ci si incontra per caso, perché stasera c’è un’altra serata da non perdere. I fili dei nostri legami culturali si assottigliano, presto destinati a spezzarsi perché queste giovani generazioni non li coltivano. Spesso, anzi, nemmeno sanno che questi legami esistono.
Che tristezza, e che vuoto di valori.
Ma soprattutto che vuoto di servizi e di possibilità per il futuro dei giovani a Benevento.
Un tempo ci dicevano “studiate!Dovete diventare qualcuno”, per non fare la fine dell’operaio in fabbrica, o dello statale frustrato.
Oggi sono convinta che anche una laurea non salva un giovane a Benevento, come nel Sud.I giovani pagano gli errori dei vecchi governi, che non hanno saputo dare loro niente, nemmeno i sogni.
Cosi’oggi molti giovani vogliono “divertirsi” e piacere per avere “successo”, magari con i vestitini griffati…benvenuti nell’era berlusconiana della superficialità, e della ahimè disonestà.
Un tempo la scuola e le istituzioni culturali svolgevano il proprio ruolo. Oggi la questione è ben più profonda di una riflessione, ben più ampia di un articolo. Servirebbe chiedere, di certo non solo a titolo di indagine statistica, a tanti giovani del Sannio che cosa pensano della scuola e che cosa del mondo del guadagno facile. E’ in quella risposta, secondo me, la fotografia delle generazioni attuali e del nostro futuro.
Penso che sia proprio ridicolo scrivere un articolo di questo genere. State parlando di un fenomeno che non è nient’altro che il frutto del capitalismo post-industriale di cui sicuramente sarete anche voi i promotori e gli estremi difensori. Avete fatto in modo che i giovani non si interessino più di politica (non quela di palazzo) attraverso la repressione materiale e culturale. Gli avete strappato di mano i passamontagna ed i sanpietrini, e adesso vi lamentate perchè hanno ripiegato su serate in discoteca dove la socialità non è nient’altro che mercificazione fine a se stessa. La vostra società è immonda e merita questa fine. E se fate pure i “sinistri”, Berlusconi ve lo meritate tutto!
Per inciso, parallelamente ai dementi del guadagno facile della discoteca, ci sono anche quelli (secondo me peggiori) del guadagno facile in divisa. Mi riferisco a quelli che ritengono che il modo più rapido e facile per rendersi “indipendenti” sia quello di arruolarsi nei corpi armati per garantirsi uno stipendio mesile fisso, incoscienti del fatto che non fanno altro che perpetrare il ciclo del denaro e del fascismo di Stato.
Cordiali saluti.