(Sanniopress) – La letteratura arriva dove non arrivano né la politica né la scienza. Franco Matteucci solo qualche anno fa nel romanzo Il profumo della neve – fu anche a Benevento per presentarlo perché faceva parte dei libri in gara per il Premio Strega – immaginava una Roma completamente imbiancata dalla neve, tanto che nel suo racconto diventato realtà è possibile sciare da Piazza della Repubblica fino a via della Conciliazione e arrivare in Vaticano sugli sci attraversando a zig-zag via Nazionale, Piazza Venezia, via del Plebisicito, Torre Argentina, Corso Vittorio Emanuele, scavalcare con un salto il Lungotevere e approdare, appunto, al di là del Tevere. La Protezione civile, allertando il Campidoglio, prevedeva 30-35 millimetri di neve. Il romanziere invece immaginando l’irreale ha trovato la realtà e ha visto una Roma sotto la neve trasformata in una pista da sci da favola. Qualcosa del genere è accaduto anche a Benevento dove si poteva sciare scendendo per viale Atlantici, Piazza Castello, Corso Garibaldi, Piazza Duomo. Una Benevento irreale, almeno a memoria d’uomo – e il particolare non è irrilevante, anzi – diventata reale con una nevicata annunciata ma non prevista nelle sue effettive dimensioni. Chi, del resto, può farlo?
Quando passeranno i giorni del Grande Freddo si dovrà fare un bilancio: la preparazione, le emergenze, gli interventi, i tempi. Sarà bene fare un bilancio veritiero, non per incolpare ma per capire come ce la siamo cavata, cosa abbiamo imparato e come possiamo migliorare. Ho l’impressione, e al momento altro non posso avere, che al di là di qualche situazione critica le cose stiano andando bene. Si sta parlando – è bene tenerlo presente – di un’emergenza nazionale – come al solito – in cui ci sono già sei morti. Billy Nuzzolillo qui a fianco sottolinea alcuni aspetti importanti e tra questi quelli dell’informazione. Per una volta possiamo dirlo con un giustificato orgoglio: ciò che ha funzionato meglio è stato il sistema dell’informazione che – altro elemento importante – è un misto di giornali on line, blog e social network. Volendo dirlo con una formula possiamo dire che la comunità virtuale si è trasformata in una comunità reale che ha fornito informazioni, comunicazioni, riscontri, aggiornamenti che sono stati utili a monitorare il territorio.
Proprio leggendo, informandomi, osservando, ascoltando mi sono imbattuto nel solito mito che produce la modernità: la sicurezza e l’organizzazione totale. Basandoci sui mezzi della tecnica e della scienza – che uniti danno corpo alla tecno scienza – riteniamo che tutto sia pre-vedibile e controllabile. E siccome riteniamo che il pre-vedibile e il controllabile siano “fatti reali”, quando ci imbattiamo nella realtà che è fatta proprio per smentire le nostre pre-visioni e i nostri controlli, invochiamo il pronto intervento, denunciamo le inefficienze, le inadempienze, la disorganizzazione. Non nego le inefficienze e le inadempienze, che vanno valutate caso per caso e pesate, ma ora mi preme sottolineare l’altro aspetto della questione: la sicurezza totale non esiste e siamo noi – la scienza, l’informazione, la televisione, anche la politica, certo – che la facciamo esistere per due motivi: per un bisogno innato di sentirci al sicuro e per uno sgravio di responsabilità. Se esiste un “sistema di sicurezza” necessario e infallibile è chiaro che “noi” non solo siamo salvi ma siamo anche non-responsabili. Possiamo definire il mito della sicurezza totale come un effetto collaterale dello stesso sistema dell’informazione in “tempo reale”.
In fondo, se ci facciamo caso è proprio il “mondo dell’informazione” che crea e distrugge il mito della sicurezza. Dov’è, infatti, che esiste la sicurezza totale? Solo nei regimi in cui non c’è l’informazione ma la propaganda. I regimi illiberali sono i più sicuri perché sono i meno informati. Qui tutto va bene perché niente va male ossia il male è cancellato dal potere incontrollato che controlla tutto: fatti, coscienze, verità, paure. Nei regimi liberi i fatti, le coscienze, le verità, le paure sono libere, sono libere anche di creare e distruggere il mito della sicurezza totale.