(Sanniopress) – “Bisogna riconoscere e contrastare le intimidazioni, in qualunque forma si presentino, sapendo che spesso appaiono con un aspetto diverso da quello classico che conosciamo, che a volte hanno un aspetto vago e sfuggente. Sembrano un’altra cosa, qualcosa di meno grave. Non bisogna farsi ingannare. In certi casi, proprio per andare a segno, le intimidazioni si devono sforzare di sembrare un’altra cosa, devono cercare di non farsi riconoscere. Devono sembrare buoni consigli, inezie, atti dovuti, perfino rivendicazioni di un sacrosanto diritto, anche quando sono solo abusi”.
A scriverlo nel Rapporto Ossigeno per l’informazione 2011-2012 in corso di pubblicazione è Alberto Spampinato, che aggiunge anche: “Ma i travisamenti e le astuzie possono ingannare solo chi è disposto ad essere ingannato. Non è necessario essere specialisti della materia per riconoscerle per ciò che realmente sono. Perché anche le intimidazioni più subdole conservano elementi distintivi inequivocabili: sono forme di pressione indebite che indicano quale via di salvezza l’autocensura, che è l’antitesi della libertà di espressione e il suicidio del giornalismo…”
Ebbene, nelle ultime settimane abbiamo ricevuto molti consigli (non graditi) . La cosa, ovviamente, non ci sorprende perché l’avevamo messa nel conto. Ma come è scritto nella copertina interna del volume La giusta parte (Caracò Editore), curato da Mario Gelardi, nonostante questi consigli (non graditi) intendiamo “mantenere la schiena dritta, costi quel che costi: non un atto di coraggio, ma un atto d’amore verso la propria dignità e verso la comunità di cui si è parte. Una scelta di libertà e responsabilità”.