di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Ho sempre guardato alla statua dell’Imperatore con malinconia. A volte ho avuto la netta sensazione che Traiano con quel braccio alzato altro non volesse fare che attirare la mia attenzione per dire: “Guarda un po’ dove mi hanno messo, mi sembra di essere in castigo, ma ti pare che un Imperatore come me possa stare qui in un angolino, all’ombra per l’eternità? Voglio anche io il mio posto al sole”. Impossibile dargli torto. Se aggiungete che Benevento è nota prima di tutto per l’Arco di Traiano è naturale pensare che la statua dell’Imperatore lì dov’è non sta bene e vada spostata altrove. Dove? Nello stesso orizzonte dell’Arco. Quindi tra Piazza Roma, Corso Garibaldi e la via che porta il nome dell’Imperatore e conduce all’Arco e “apre” la città verso le Puglie. La soluzione è nella stessa storia beneventana. Più volte ho sollecitato e proposto lo spostamento dello storico e illustre “soprammobile” cittadino e ora il sindaco Fausto Pepe sembra aver fatto sua l’idea di Sanniopress. Lo rivendichiamo con orgoglio, naturalmente, ma altrettanto naturalmente diciamo che l’idea non è solo nostra ma appartiene alla storia di Benevento. Proprio l’aspetto urbanistico e storico la rende ancora più importante e decisiva e dimostra ancora una volta, se davvero ce ne fosse bisogno, che il riconoscimento Unesco non attribuisce un valore a Benevento ma, appunto, come dice la parola, lo ri-conosce già esistente. Si tratta di metterlo in forma.
Se ne volete sapere di tutto e di più sull’idea di spostare Traiano in Piazza Roma potete leggere e sfogliare il bel libro di Biagio Severini e Mario Zuzolo “Viaggio nel cuore di Benevento” (Kat edizioni). Lì la storia è raccontata per filo e per segno e sono pubblicati anche gli ottimi disegni che illustrano la figura della statua al centro della Piazza Roma che al tempo del podestà Dionisi si sarebbe voluta chiamare Piazza della Vittoria per celebrare la vittoria della Grande guerra. A noi l’elemento celebrativo non interessa più. Ciò che muove il nostro interesse è il maggior significato che assumono i monumenti e i simboli della storia beneventana con qualche piccolo spostamento. La statua di Traiano, ai tempi del podestà, una volta spostata davanti al Convitto avrebbe “visto” direttamente il suo Arco. Oggi questa “visuale” non è più possibile per la costruzione di altri palazzi ma il senso storico e urbanistico del trasloco rimane immutato.
Il ri-conoscimento Unesco va concepito dai beneventani e dal Comune come una valorizzazione della storia di Benevento che si rende visibile nei luoghi cittadini e nei monumenti. L’occasione è grande. Ma non, come si sente dire e si legge in giro, per l’incremento del turismo bensì per la maturazione di un senso storico e dei suoi luoghi che esca dalla solita retorica che cade su Benevento quando si tocca questo tasto. L’incremento turistico ci sarà, forse, ma è un elemento secondario, quasi una conseguenza necessaria che potrà essere raccolta se la città potrà contare su accoglienza di livello e servizi. La questione specifica, invece, è tutta culturale e civile. Dipende interamente dalle forze della città e non dai finanziamenti e dai progetti. Così la disputa che sembra appassionare le rivalità e la curiosità giornalistica, ossia a chi spetta la guida del gruppo amministrativo che lavora alla valorizzazione del riconoscimento Unesco, è priva di reale sostanza. La guida non è affare di questo o quell’assessore ma del Comune e il comune è rappresentato prima di tutto dal sindaco. Fausto Pepe ha percepito qualcosa della posta in gioco quando ha detto “qui ci giochiamo tutto o andiamo a casa”, tuttavia il gioco non riguarda la politica in senso stretto ma la cultura e la capacità di rappresentare la città davanti alla città.
Ecco perché mi permetto ancora una volta di avanzare le altre idee: Papa Orsini al centro di Piazza Duomo senza automobili e il Bue Api tra il Museo del Sannio e il Palazzo del governo sia per farsi ammirare nella sua eleatica eternità scavata nel marmo sia per annunciare quei misteri egizi ed eleusini che a Benevento risiedono dalla notte dei tempi e sono testimoniati dal secondo museo egizio d’Italia. “Traslochi”, anche questi, necessari per ridare senso a importanti e decisivi luoghi della città al fine di renderla più città. Un argomento, quest’ultimo, che fa capire come le rimostranze e le gelosie che senz’altro ci sarebbero per Orsini ma soprattutto per il Bue Api sarebbero appunto rimostranze e gelosie che avrebbero l’unico effetto di danneggiare il valore stesso di Benevento.
Un’ultima nota va avanzata sull’ampliamento dell’isola pedonale a Piazza Castello e oltre. L’ampliamento, con l’indispensabile recupero dell’area tra la prefettura e via Umberto I e la pedonalizzazione di via Annunziata e la fine definitiva di quello sconcio che è il parcheggio riservato della Provincia, è da considerarsi a tutti gli effetti ciò che è: la continuazione della pedonalizzazione del Corso pensata da Viespoli e realizzata da D’Alessandro. Insomma, la storia, anche la storia di una città, non fa “salti”, al massimo fa “capriole” e ha una sua interna continuità di “lunga durata”. Sappia il sindaco con la sua giunta valorizzare questa continuità storica che sopravanza le divisioni politiche e rappresenta al meglio una certa idea più vera di Benevento.