di Simone Aversano
Negli ultimi mesi tutti noi cittadini del Sannio e di Benevento stiamo assistendo al crescere di fenomeni di criminalità, che spesso vanno al di là del singolo episodio rappresentando, invece, elementi di qualcosa di ben più radicato ed esteso. Questo qualcosa va sotto il nome di criminalità organizzata, ma può assumere anche la denominazione di camorra, di mafia, e di volta in volta identificarsi in termini come cosche, clan, ‘ndrine. Parole e definizioni che noi sanniti non sentiamo come nostre. Appartengono infatti a culture e a territori lontani dal Sannio e dalla sua storia. Appartengono a fantomatiche terre di frontiera, dove per decenni (a volte oltre un secolo) si sono sviluppati ed accresciuti i fenomeni più noti legati alla criminalità organizzata. Terre che noi cittadini del Sannio continuiamo a rappresentarci come distanti, separate dalle nostre terre da un profondo vallone invalicabile, la fortificazione che ci permette di continuare a dormire sonni tranquilli.
Dietro questa distrazione, sotto questa superficialità, la criminalità organizzata si è invece infiltrata anche qui nel Sannio. Ciò non è dimostrato soltanto dalle indagini della magistratura locale e campana (indagini che peraltro sono state rese note alla cittadinanza soltanto da pochi, audaci organi di informazione): la prova più evidente di questa ulteriore colonizzazione da parte della criminalità campana sta nelle vicende che negli ultimi tempi molti cittadini hanno vissuto e stanno vivendo sulla propria pelle. Si tratta di vicende isolate, sporadiche, che riguardano il singolo più che la comunità. Per questo il tessuto sociale comune, il senso comune che lega noi cittadini sanniti, non vede ancora l’imminente pericolo, nonostante esso sia dietro casa, a volte già dietro la porta e pronto a bussare.
Ma ad essere più miopi in questo contesto non sono i cittadini, singoli o associazioni: sono le istituzioni a mancare qui nelle nostre terre sannite. Qualche iniziativa già viene portata avanti, da scuole ed enti locali. Ma quello che manca è una vera cultura della legalità, che si possa respirare sempre. Quello che manca è l’educazione e lo stimolo delle giovani generazioni, sempre più sensibili al richiamo dei passatempi e delle spensieratezze e sempre meno assidue nella frequenza scolastica. Sono decine e decine i giovani studenti, anche ben al di sotto della maggiore età, che ogni mattina, in qualunque periodo dell’anno, popolano la sola città capoluogo. E non c’è bisogno di andare in cerca di questi fenomeni in zone così dette “disagiate” o “degradate”. Ormai marinare la scuola è diventato, quello sì, elemento culturale del nostro tessuto sociale. E la gran parte delle istituzioni sta a guardare.
Assistiamo in queste ultime settimane a una serie di proclami, più o meno sensati e credibili, da parte di amministratori locali che intendono, in questo modo, dare pubblica segnalazione soltanto di quel poco di buono che ci si è impegnati a fare. L’evidenza dei fatti, il reale stato della nostra società sannita in questo momento, viene tralasciato e dimenticato. In ciò giocano un ruolo certamente significativo i media locali, che non trattano gli argomenti più scottanti che sono alla base del pericolo imminente che noi tutti stiamo correndo: nei TG e sui giornali si parla ben poco di quello che realmente succede, ma quello che meno si racconta è il silenzio e la superficialità di un popolo, quello sannita, da secoli abituato a non essere protagonista di fenomeni di grave allarme sociale.
Occorre darsi una mossa, è urgente svegliarsi da questo torpore e iniziare a impegnarsi, tutti insieme, per allontanare il futuro oscuro che già si avvia ad avvolgere il Sannio e la città di Benevento. L’impegno che serve deve provenire soprattutto dagli enti pubblici, dalle istituzioni, dagli organi di amministrazione del territorio. Serve mettere insieme tutte le intelligenze disponibili, raggrupparne delle altre, far sì che l’azione comune possa avere soprattutto nella cittadinanza più attiva il suo motore di propulsione, sia per quanto riguarda le idee che nell’azione concreta. Istituzioni che si fanno da promotrici, privati e associazioni che si impegnano fattivamente, organi di informazione che aiutano a stimolare la partecipazione comune e a tenere alta l’attenzione di tutti. Quello che serve è la reale diffusione di una cultura della legalità che coinvolga tutti i cittadini e che entri di diritto nella mentalità comune delle popolazioni del Sannio.
Peccato che la maggior parte dei media trascuri il fenomeno di infiltrazione da parte della criminalità organizzata a cui stiamo assistendo da un po’, in una terra dove regna la convinzione, come hai giustamente detto tu, che si tratti di realtà lontane anni luce da noi. Credo che gran parte delle istituzioni locali abbiano forti interessi nel non divulgare questo allarme, che ci arriva all’orecchio come il lontano ronzio di una mosca. Dunque la scuola, soprattutto laddove la famiglia non riesce ad essere nucleo educativo, ha il compito di promuovere la cultura della legalità, di accendere interessi nei giovani.
Grazie Daniela per il tuo intervento, che personalmente trovo molto intelligente.
Provo a risponderti con una domanda: che cosa succede se la scuola stessa non riesce a promuovere nemmeno la cultura in senso ampio? Il Sannio, ma soprattutto Benevento, sta vivendo il gravissimo fenomeno dell’abbandono della scuola da parte dei ragazzi: tutti noi ne vediamo decine e decine riempire ogni giorno le strade cittadine invece di essere nelle aule a fare lezione. Allora la domanda è: se la scuola tiene lontani i ragazzi, chi diffonde la cultura della legalità?
salve,sono paolo scrivo dalla cittadina di telese terme ove ho vissuto per 16anni.come è nel dna di ogni beneventano amo il mio paese la mia provincia la sua storia le sue tradizioni amo i sanniti perchè sono persone solari e civili.
D’estate le vacanze le trascorro in calabria,quando ero piccino ma anche ora quando un cosentino,un milanese,un veronese o uno stesso napoletano mi chiede:”e tu paolo di dove sei?” io rispondevo e rispondo tutt’ora con onore:”io sono di BENEVENTO”.ovviamente la nostra città ha i suoi tanti problemi,uno dei maggiori sicuramente è l’assenza di posti di lavoro,ma chi conosce benevento,chi l’ha visitata può confermare la tranquillità della nostra città.
queste ultime notizie mi turbano tanto sapete?forse la colpa non è dei media,anzi quelli lasciateli a casa,immaginate sulla prima pagina della repubblica o di un qualsiasi quotidiano italiano “NEL SANNIO FENOMENI CAMORRISTICI” senza che nessuno muova un dito,non sarebbe una bella publicità per benevento.è vero la colpa è delle istituzioni….anche se questa sembra una risposta evasiva…per voi la politica c’entra qualcosa?secondo il mio parere si,anche perchè con tali soggetti presenti sul nostro territorio non è da escludere