di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – Facciamo a capirci: Sanniopress qui sta e qui rimane. Non solo. Sabato non sarà solo sullo schermo che vi sta davanti ma anche in distribuzione in città su quattro pagine e domenica sarà allo stadio. Quindi, se qualcuno pensa di mandarci a casa a botta di minacce, avvertimenti, insulti ha sbagliato porta. Qui non si lascia, si raddoppia. La nostra intenzione era discutere e far discutere. Lo stiamo facendo, lo continueremo a fare. Non solo sulla politica e i partiti, che è il meno, ma anche sulla società e Benevento, che è il più, e su un fenomeno modaiolo e giovanilistico e finto rock come la movida cafona.
Domenico Barone ha scritto un pezzo di cronaca e insieme di satira scorticante sulla movida beneventana che fino ad ora, sul calar della sera, è stato visto da una cosetta come tremila lettori e passa. Per aver scritto ciò che ha visto e sentito, senza trascrivere tutto, è stato sì apprezzato dai più ma anche insultato, insieme con noi, dai meno che confondono il loro volgare risentimento con un nobile sentimento, la loro gratuita voglia di offesa con un diritto di difesa o di replica che noi non neghiamo a chi si esprime, sia pure coloritamente, sforzandosi di fornire un punto di vista ma che, per senso di responsabilità, abbiamo il dovere di negare a chi insulta e barbaramente offende il cronista. Il web è un luogo che ha dalla sua la freschezza, è verde e crudo, ma il linguaggio che prefigura la violenza scordatevelo. Qui non si usa.
Il bravo Jurgis, che prima collaborava con Il Vaglio e poi ha lasciato il valium per qualcosa di più sveglio, dovendo fare le ore piccole per la movida, si è limitato a scrivere e a descrivere e a dire cosa non fa nelle serate di movida: “E nemmeno piscio, caco e sputo in centro storico”. Ed è il minimo, signorini e signorine che vivete volendo sentire il senso della terra e vi adirate tirando in ballo il senso democratico, che non c’entra niente, se qualcuno vi pitta; è il minimo, signorini e signorine, perché il centro storico della movida è diventato non solo sozzo ma anche pericoloso. Il problema non lo abbiamo creato noi. Lo avete creato voi.
Stiamo alla cronaca. Negli ultimi giorni il Comune è finalmente intervenuto e ha chiuso prima due locali e poi un terzo a Piazza Piano di Corte. Nelle ultime settimane l’ambulanza, di notte, fa la spola tra il centro e l’ospedale. Il sabato è dedicato sistematicamente alla rissa. Gli stessi esercenti nella riunione con l’amministrazione hanno segnalato il problema della violenza e delle risse (anche se hanno cercato di ridimensionare il tutto circoscrivendo il fenomeno a circa cinquanta soliti noti). La documentazione degli abitanti del centro storico, che per difendersi si sono dovuti organizzare in un comitato, è diventata voluminosa alla stregua di un dossier. Le strade, i vicoli e le piazze coinvolte nella movida sono da bonificare per giorni e il pattume indifferenziato è incontrollabile. Dunque, di cosa state parlando?
Solo l’altro giorno dicevo: nessuno pensi che con la chiusura di due settimane di due locali notturni sia risolto il problema. Infatti, siamo solo all’inizio. Il Comune sembra ora intenzionato a fare la sua parte ma per raggiungere un risultato apprezzabile anche la “controparte” deve fare la sua parte. E la prima parte da fare è quella di non “fare la parte”, ossia di non recitare, di non fare la manfrina ma rendersi conto che la “questione movida” esiste. “Ma ognuno si diverte come vuole”, sento dire in giro. Certo, ognuno si diverte come vuole a casa sua. Ma anche lì, nelle sacre quattro mura di casa propria, il divertimento finisce lì dove inizia la pace altrui. Figurarsi in strada alle 2, le 3, 4 del mattino. Mettetevelo bene in testa: vi dovete divertire nel rispetto altrui – proprietà, riposo, igiene – e se non lo sapete e volete fare allora l’amministrazione di turno ha il dovere di intervenire per evitare gli indesiderati interventi di altri nelle vite altrui. Punto. Tutto qui. Questa è democrazia, non la vostra caricatura. Da questo “tutto qui” dipende anche il buon uso del tempo notturno per fare affari e voglio sperare che i gestori dei locali lo abbiano finalmente capito.
Nel pezzo di Domenico Barone, per chi sappia leggere, c’è anche un altro elemento che non è citato ma c’è: la famiglia. Mi rendo conto che i genitori non hanno la forza di tenersi in casa i figli, soprattutto se bamboccioni, ma se si sforzassero almeno di farlo con l’indicazione di un orario di rincaso, che sia o no rispettato, farebbero alla meno peggio il loro dovere. Invece, i genitori sono vittime dei figli e sganciano i soldini e i pargoli spendono in benzina per l’auto e per la gola. Ma fino a quando può continuare? Non vi siete accorti che, per dirla con Chiambretti night, la musica è cambiata? Non la sentite la musica? Noi stiamo qui per suonarla e farvela sentire e voi, come nel peggior bar della movida a Piazza Piano di Corte, sparate sul pianista-cronista. Almeno, un po’ di gusto e ironia. Che cavolo, siete uomini di mondo.
A proposito delle tremila visualizzazioni: non per sminuire il numero di visite innegabilmente importante, ma basta premere F5 e il contatore visite aumenta non di 1 ma addirittura di 2!!! Ribadisco, anche 1000/1500 visite sarebbero tante….ma non sono 3000.
solo un piccolo chiarimento: non mi risulta che si possano taroccare i numeri relativi alle condivisioni facebook, che al momento sono 2.689…..
Se il pezzo di Domenico Barone era leggermente reazionario il tuo lo è 10 volte di più.la soluzione è chiudere i locali e tornare a casa presto.Poi che più?Quando esorterai noi tutti a mangiare la frutta perche fa bene ed evitare i cibi grassi?
Beh, a questo punto non saprei…tarocco per tarocco…
puoi sempre utilizzare Google per approfondire l’argomento… :)
Certo: http://forums.sharethis.com/topic.php?id=3177
magari le due e le tre…quando abitavo a bartolomeo camerario, il sabato notte se non si facevano le sei del mattino non si dormiva…un fracasso infernale…
Come non si realizza una rivoluzione didattica disponendo in circolo i banchi di scuola, allo stesso modo non si manifesta un’esigenza di libertà con comportamenti in dispregio delle più elementari norme di convivenza civile. Siamo stati tutti giovani ma, al di là di bravate simboliche ed innocue, non abbiamo mai dato libero sfogo ad istinti bestiali. E’ vero, non è chiudendo per 15 giorni un locale che si risolve il problema ma, come ha giustamente detto il Direttore, ognuno faccia la sua parte. A partire, ovviamente, dall’amministrazione comunale.