(Sanniopress) – Fausto Pepe se ci sei batti un colpo. Ne ha battuti due. Ha chiuso due locali a Piazza Piano di Corte. Basta? No. Ne deve chiudere ventidue? No. La movida va governata, non cancellata. Il sindaco sa bene che noi non stiamo qui né per criticarlo gratuitamente né per elogiarlo profumatamente bensì perché riteniamo che la critica pubblica sia l’arte di farsi governare moderatamente. Gli abbiamo segnalato un problema, non l’unico, e, sia pure dopo un po’ di tempo, ha fatto un primo passo per affrontarlo. Un primo passo necessario ma insufficiente. Nessuno si illuda di aver risolto così il problema della movida: né l’amministrazione, né i residenti, né i proprietari dei locali. La “questione movida” sarà risolta quando l’amministrazione avrà messo in campo una serie di misure che governeranno il fenomeno: rispetto delle regole, degli orari, vigilanza, multe, ritiro delle licenze. Ecco perché la movida è per Pepe un banco di prova che va ben al di là degli schiamazzi e delle minzioni per riguardare direttamente la capacità di governo della città. Il punto è: Pepe governa sì o no?
Fino ad oggi Pepe non ha governato ma ha lasciato fare agli accadimenti. Questo suo “lasciar fare” lo ha portato più di una volta a sfiorare scandali, inchieste, fallimenti. Tuttora sulla sua amministrazione e sulla giunta ci sono più di un’ombra, mentre si sa che proseguono le indagini della Procura. Pepe fa finta di niente e va avanti anche se va indietro. L’opposizione abbaia ma non morde, anche se non si esclude che qualche sorpresa possa venire sulla politica di bilancio e sul Puc senza infamia e senza lode ma con troppo cemento. Sul lavoro della giunta domina una calma apparente che è tipica della natura democristiana del sindaco. Eppure, se c’è un atteggiamento che Pepe non può più permettersi è proprio questa finta calma democristiana che, nonostante tutto, non mollerà. Il Pd non è né la Dc né il mastellismo da cui proviene l’ingegner Pepe. Che cos’è? Non si sa, è una “cosa” non meglio cosabile in cui pesa un peso piuma come Robin Hood e conta il sindaco fin quando è il sindaco. Tutto sembra calmo ma niente lo è. Pepe fa il democristiano perché altro non sa fare ma se vuole raddrizzare la barca senza farle fare la fine della Costa Concordia deve fingere di essere sindaco e fingere di governare. Non governare, fingere. Basta la finzione, un po’ come il confetto Falqui. Proprio come ha provato a fare con la movida. Non ha altra scelta perché il suo destino è segnato dal suo stesso secondo mandato: declino, fine della luce e ritorno nell’ombra.
Volete sapere come finirà? Pepe non governerà. Fingerà. Ma tanto gli potrebbe bastare. La prova sulla movida è frutto di uno stato di necessità. Non si ripeterà. Pepe non governerà. Così fanno tutte le èlite politiche campane che letteralmente si ribellano ai doveri di governo. Hanno la testa altrove. Dove ce l’ha Pepe? Al suo terzo mandato. Non sarà quello da sindaco ma da deputato. Tra la sua natura democristiana e la necessità di governare la città Pepe non ha dubbi: sceglie la sua natura democristiana. Il voto politico non è cosa lontana. La legge elettorale potrebbe cambiare o forse no. Ma è un problema secondario. Pepe ritiene di aver diritto alla candidatura romana. Il Pd non lo aiuta ma non può neanche ostacolarlo più di tanto. Robin Hood lo ostacola ma le frecce del suo arco pur essendo avvelenate non sono tanto numerose. Pepe ha dalla sua il potere comunale, la fine del mandato amministrativo, una deputazione da rinnovare. Si tratta di capire se la sua amministrazione arriverà indenne al momento del voto politico. Si tratta di capire quante bordate arriveranno dal suo stesso partito. Come vedete, tutto sembra calmo ma niente lo è.