(Il Fatto Quotidiano) – Nick ‘ o mericano contro tutti. Contro “i frocetti di Roma che pensano di poter determinare i destini della Campania”. E contro le donne “forti” del Pdl in Campania, Mara Carfagna e Nunzia De Girolamo (al centro a Natale di un mistero rosa sul suo presunto matrimonio segreto con Francesco Boccia del Pd). Per la serie: muoia Cosentino con tutti i berlusconiani. Il plurinquisito Nicola Cosentino è al tornante decisivo, forse l’ultimo, della sua parabola politica. Tra il 10 e il 12 gennaio, la Camera si pronuncerà sul suo arresto per aver favorito i Casalesi nella costruzione di un centro commerciale nel Casertano e nel partito campano, il secondo d’Italia per voti e iscrizioni, si sta consumando una guerra ferocissima tra le varie bande del partito degli onesti. In palio c’è la carica conservata da Cosentino dopo le dimissioni da sottosegretario all’Economia nel luglio del 2010 per l’inchiesta sulla P3. Quella di coordinatore regionale del Pdl.
Molti signori delle tessere, per la maggior parte indagati a vario titolo, vorrebbero evitare l’onta del commissariamento imposto da Roma, dal segretario nazionale Angelino Alfano. Questa una scena di alcuni giorni fa, raccontata da un testimone. I protagonisti sono tre: lo stesso Cosentino; Paolo Russo, ex forzista di osservanza scajoliana; Vincenzo Nespoli, ex An vicino a Matteoli e che Palazzo Madama ha “salvato” per l’incompatibilità tra la poltrona di senatore e quella di sindaco di Afragola. Russo e Nespoli tentano di convincere “Nicola” a fare il fatidico passo indietro: “Nicola se ti dimetti da coordinatore ti garantiamo la ricandidatura alle prossime politiche, ma se resisti a oltranza finisce come l’altra volta e ci piazzano un altro che non c’entra con noi”.
L’altra volta era alle Regionali del 2010. Cosentino, già inseguito da un altro arresto per i rapporti con la camorra, voleva fare a tutti i costi il candidato-presidente. Alla fine spuntò l’ex socialistaStefano Caldoro, eletto governatore. Poi, dall’inchiesta sulla P3, venne fuori che Cosentino aveva fatto confezionare un dossier per discreditare Caldoro, il candidato voluto dai “frocetti di Roma”. Adesso la storia si ripete. Cosentino resiste, i ras locali litigano ed è molto probabile che Alfano spedisca un commissario. Il nome più quotato è quello di Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e ciellino affrancatosi da Roberto Formigoni. Un commissario lombardo per la regione-simbolo del successo di B. nel 2008, e dove fu celebrato il primo consiglio dei ministri. C’è però anche un’altra ipotesi, molto caldeggiata da Caldoro, che ha la doppia tessera: Nuovo Psi e Pdl. Il governatore ha cercato e ottenuto il sostegno di Mariastella Gelmini, avversaria di Lupi, per indicare il pugliese Raffaele Fitto. Un tentativo destinato al fallimento ma che è il segnale dell’attivismo di Caldoro, che alla Regione ha riciclato un intero ceto del vecchio Psi: da Giulio Di Donato (nominato nel cda di un teatro) all’ex sindaco di Napoli Nello Polese.
Lupi o Fitto, dunque, per umiliare un’intera classe dirigente (zeppa di indagati) cresciuta nell’era della diarchia di Cosentino e Luigi Cesaro, “Giggino ‘ a purpetta”, deputato e presidente della provincia di Napoli. Le soluzioni “territoriali” che circolano in questa convulsa settimana tra Natale e Capodanno sono almeno tre. La prima riguarda il già citato Russo, che diventerebbe coordinatore in cambio della ricandidatura di Cosentino. Ma quest’ultimo non si fida e ha rilanciato con un suo fedelissimo: il senatore Carlo Sarro, il cui nome compare nella lista del Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza massonica del Paese. La terza è la più osteggiata dai signori delle tessere: quella di una donna. L’ex ministro Mara Carfagna, la candidata più votata d’Italia alle regionali del 2010, oppure la beneventana Nunzia De Girolamo. Racconta un esponente napoletano del Pdl: “La soluzione di una donna è quella che incontra più ostilità. Da Landolfi a Cosentino, il partito in Campania è misogino e maschilista. E Alfano non ha il coraggio per fare scelte di rottura”. In questo clima da Vietnam permanente, la partita cruciale per la successione “forzata” a Cosentino incrocia i duelli dei congressi provinciali e cittadini. La campagna delle tessere a dieci euro ciascuna ha prodotto 120 mila iscritti a Napoli e provincia e quasi 200 mila in tutta la regione. Lo scontro più forte è proprio a Napoli, dove corrono due ex An: Marcello Taglialatela, della corrente di Alemanno, e Amedeo Laboccetta, indagato per il caso Bpm-Atlantis-Corallo e appoggiato da Gasparri. Per il ruolo di coordinatore provinciale si prospetterebbe una successione dinastica: Armando Cesaro, figlio di Luigi. Anche per questo, raccontano, “Giggino ‘ a purpetta” sarebbe pronto a tradire il compare “Nick ‘ o mericano”.
(da Il Fatto Quotidiano del 29 dicembre 2011)