di Simone Aversano
(Sanniopress) – A Benevento spetta anche il triste primato del treno più lento d’Italia. Ci mancava solo questa, eppure non credo che qualcuno si fosse mai fatto un’idea differente. Anzi, molti leggendo la notizia, riportata quest’oggi su Sanniopress, si saranno detti che la cosa non suscita in loro alcuna sorpresa. I pendolari che ogni giorno raggiungono il capoluogo di regione possono testimoniare (chi meglio di loro) la lentezza dei vagoni ultravecchi che, biecamente e tristemente, si incamminano verso il mare con l’andatura di chi nemmeno ci crede che potrà veramente arrivare a destinazione, di chi infondo si ritiene miracolato a stare ancora in piedi.
E’ la sensazione opposta, quella provata dai passeggeri della tratta soprannominata “Valle Caudina”, rispetto a quella vissuta da individui in condizioni di vita ben peggiori, che è difficile paragonare a noi beneventani di oggi. I condannati che a inizio del secolo scorso venivano mandati nella Kolyma, nella Russia polare, a scontare anni di lavori massacranti e disumani nei lager del regime zarista non avrebbero mai voluto arrivare a destinazione. La rassegnazione dipinta sui loro volti, raccontata egregiamente dal forse poco noto Varlam Salamov nel suo “I racconti della Kolyma”, non è paragonabile alla rassegnazione manifestata dai pendolari sanniti-napoletani. Ma si tratta pur sempre di rassegnazione. Quella sensazione opposta cui accennavo consiste invece nel fatto che quel treno, per quanto precario e di infima classe, andava fin troppo veloce di quanto sperassero i suoi sciagurati passeggeri. Sulla Valle Caudina invece è palese, forte, lampante e immediata la sensazione che più lento di così proprio non si può.
Ma dopo anni e anni ci si è abituati. Non ci si lamenta neppure più del tempo che si impiega per arrivare al binario 1 della Stazione Centrale di Napoli Piazza Garibaldi, distante quasi un chilometro dalla stazione vera e propria tanto che, per scendere dal treno e raggiungere l’uscita, se piove ci si bagna (roba da anni ’40). A chi, sfortunato novello passeggero, dovesse ingenuamente esclamare fra le frasi fatte di un viaggio temporaneo fra sconosciuti: “Ma questo treno non arriva mai!” oppure “Ma quante fermate fa questo treno!”; chiunque fosse anche alla sua seconda presenza su quel treno risponderebbe prontamente: “Ma non lo sa? Questa è la Valle Caudina…”.
Percorrere 47 km ad una media oraria di 31 km facendo 11 fermate è un record da terzo mondo. Volutamente non ho letto le dichiarazioni dei politici sanniti (se ce ne sono state in giornata) per commentare questo triste primato, perchè già so che mi prenderebbero attacchi di vomito. E di sputare il mio pasto a pochi giorni dal Natale proprio non mi va, è una questione di priorità personali. Io, fossi un politico del Sannio, a certe notizie non risponderei con comunicati stampa, inutili quanto fuorvianti per la popolazione poco attenta e intelligente. Mi metterei molto semplicemente al lavoro per fare del mio meglio, nei limiti del mio ruolo, perchè il problema fosse risolto, o perchè chi di dovere lo risolvesse subendo le mie incalzanti sollecitazioni. Lavorerei per raggiungere l’obiettivo, sottraendomi anche un po’ del mio tempo privato se necessario. Con quello che guadagnerei, sarebbe il minimo.
Ma purtroppo se nel Sannio abbiamo anche alcuni dei giornali più “lenti” d’Italia, che invece di piazzare in prima pagina notizie come questa e approfondirle per un mese intero le relegano in coda al giornale nascondendole dentro i comunicati stampa dei soliti politicanti, non dobbiamo lamentarci più di tanto se le cose vanno in un certo modo. Il beneventano medio, d’altra parte, è quello che sale sulla Valle Caudina leggendo (su carta o su internet) proprio quei giornali che, invece di parlare dei problemi che lui come pendolare vive ogni giorno, danno spazio alle chiacchiere di chi, con i suoi problemi, ci campa una vita intera facendo il politico.
Proprio questa mattina, mentre ero in Contrada Epitaffio per una commissione, ho visto passare a non più di un centinaio di metri da me il treno a tre vagoni soltanto, verde e grigio e ruggine, comunemente chiamato Valle Caudina, che viaggiava in bilico su binari dimenticati dagli uomini prima che da Dio. Manco a farlo apposta, manco sapessi che stasera avrei letto una notizia del genere, con un guizzo di indignazione ho blaterato a voce alta: “Ma cosa cavolo passa a fare questo treno a mezzogiorno! E’ inutile un treno così!”. Forse mi sbagliavo. Inutile non lo è e non lo sarà finchè ci saranno persone bisognose di prenderlo. E col recente caro carburanti forse ce ne saranno sempre di più. Ma mentre i vagoni sono sempre gli stessi di decenni fa, le corse sono state tagliate sempre di più negli anni e, tanto per cambiare, il super-governo tecnico dei docenti universitari ha deciso anche nuovi tagli ai trasporti. La Valle Caudina inutile non è, io mi sbagliavo. Ma dire che in queste condizioni può essere utile per qualcuno è una menzogna.