(Sanniopress) – Come la forza di Berlusconi era il centrosinistra, così la forza di Pepe è il centrodestra. Ho letto la nota con cui Nazzareno Orlando e gli altri due moschettieri di Tel chiedono le dimissioni di Raffaele Del Vecchio e mi sono cadute le braccia. Si sostiene che il vicesindaco dalla tragicomica situazione nella quale si è cacciato e ha cacciato anche la città deve trarre le opportune conseguenze: aveva promesso un presepe mondiale e invece ha rimediato per Benevento una mondiale figuraccia. Ma il vicesindaco dimezzato, che è tanto bravo a fare del male a se stesso quanto pessimo nel fare del bene alla città, deve dimettersi per un motivo più preciso e più vero: perché ha dimostrato che tolto il vestito dell’Unesco, purtroppo, è nudo. Insomma, a oltre sei mesi dal riconoscimento l’amministrazione Pepe non è stata in grado, attraverso il responsabile della Cultura, di avere una politica culturale adeguata o almeno un suo convincente avvio. Niente.
Il problema serio non sono le dimissioni di Del Vecchio – tanto tolto un assessore se ne fa un altro – ma l’assoluta incapacità da parte della rappresentanza politica e istituzionale a pensare una buona rappresentazione della città. Che questo sia accaduto con la rappresentazione natalizia è quasi un scherzo ironico del destino. Tuttavia, se Sparta piange, Atene non ride (chiedo scusa a Sparta e Atene). Perché anche i rappresentanti dell’opposizione si presentano privi di una buona rappresentazione di Benevento. Risultato facile da immaginare: Pepe si nasconde dietro il muro di gomma e Del Vecchio, pur dimezzato e indebolito, resterà al suo posto, magari ispirandosi alla saggezza della massima antica che dice “vivi nascosto”.
L’opposizione è debole non solo e non tanto perché divisa ma perché non racconta la città al di fuori degli stanchi schemi partitici. La richiesta di dimissioni del vicesindaco sfiduciato dal sindaco ma tenuto in piedi per comodità e calcolo è necessaria ma ampiamente insufficiente. Perché la richiesta sia giusta e utile deve essere accompagnata da una rigorosa critica della inesistente politica culturale dell’amministrazione Pepe e da un’alternativa di governo che per comodità possiamo racchiudere nella formula “modello Benevento”. Che poi la richiesta sortisca o no l’effetto – le dimissioni – non ha importanza: anzi, in questo caso è addirittura più utile che il vicesindaco dimezzato rimanga al suo posto perché il fallimento di una politica fa risaltare meglio la necessità di voltare pagina per scrivere un’altra storia. Ma se questa “altra storia” nessuno la propone, allora, la richiesta di dimissioni è addirittura dannosa: mostra solo l’impotenza dell’opposizione.
Le cose dette in questo “pezzo” sono solo apparentemente nuove. Chi mi segue potrà notare che le ho già dette, sia pure in altri modi, nell’articolo intitolato “Quel libro che Benevento non ha”. Il flop ormai annoso dell’amministrazione Pepe mostra in maniera chiara e distinta che Benevento non solo ha bisogno di un ricambio politico ma anche di una rinascita pre-politica. La politica da sola non basta più a raccontare Benevento. La città farà un passo avanti – nel turismo, nella cultura, nel centro storico, nel lavoro, nell’occupazione – quando il modo di rappresentarci la nostra storia contemporanea avverrà attraverso più soggetti: giornalismo, università, innovazione, impresa, Stato e non solo ed esclusivamente attraverso le fazioni di partito. Nazzareno Orlando ha tutti gli strumenti culturali e persino biografici per prendere l’opposizione per mano e farle fare un salto di qualità. Lo faccia e presto o, così come stanno le cose, l’opposizione continuerà ad essere la forza di Pepe, con o senza il presepe più bello del mondo.
Con quello che succede in città, cose note e cose che vengono tenute nascoste, un’opposizione degna di questo nome dovrebbe richiamare la gente a scendere in piazza per protestare. Ma evidentemente a Benevento non abbiamo nè un’amministrazione nè un’opposizione.