(Sanniopress) – Le vie dell’intimidazione sono infinite e c‟è sempre qualcuno che vuole farla pagare ai cronisti che raccontano i fatti e le notizie sgradite. Adesso vanno di moda metodi apparentemente non violenti. L’ultimo ritrovato consiste nel creare su Facebook un profilo anonimo e con esso costituire un gruppo di fan che prende di mira il giornalista scomodo e discute il modo migliore di azzopparlo. Se ne sono avuti due esempi simili, a distanza di poco tempo, a Napoli e a Pignataro Maggiore, piccolo comune in provincia di Caserta. Sulla graticola sono finiti Claudio Pappaianni, Andrea Postiglione, Enzo Palmesano, Davide De Stavola, quattro cronisti scomodi perché raccontano fatti che i loro concittadini non vorrebbero fossero risaputi.
BARRA
Quartiere Barra (Napoli), Festa dei Gigli
Lo scorso 26 settembre il giornalista Claudio Pappaianni (che lavora alla redazione di Servizio Pubblico) ha documentato sull’Espresso on line e poi su Repubblica un episodio che ha fatto molto discutere. Con il collega Andrea Postiglione (collaboratore dell’Espresso e del Fatto Quotidiano) riprendono con una telecamera l’arrivo di una Rolls Royce bianca con a bordo alcuni capi clan. Palloncini, musica e applausi acclamano i padrini. La folla è imponente. A Barra, quartiere della periferia orientale di Napoli, c’è la Festa dei Gigli, un evento molto sentito dalla popolazione. I boss una volta giunti in piazza, scendono dalla decappottabile, e accompagnati dal tripudio e dalla musica si scambiano baci sulla bocca e stringono mani. Poi invitano tutti i presenti a “un minuto di silenzio per i morti nostri”. E alla fine c’è pure la benedizione del parroco della chiesa. L’anno scorso, nel corso della stessa festa, Claudio e Andrea riuscirono a riprendere l’omaggio delle paranze dei Gigli sotto la finestra di un boss impossibilitato a partecipare all’evento perché agli arresti domiciliari. (articolo e video: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/napoli-acclamati-icapi-camorra/2162069; http://espresso.repubblica.it/multimedia/home/30547536)
Parte il tam tam
La notizia ha fatto rumore, e non poteva essere diversamente. Il tam tam in poche ore ha amplificato lo scoop e tutte le tv, radio e quotidiani hanno dedicato numerosi servizi alla notizia. Il prefetto di Napoli ha convocato un comitato per l’ordine e la sicurezza presso la sede della Municipalità del quartiere. Un terremoto.
La reazione ambientale
Trascorso qualche giorno, la situazione a Barra ha cominciato a farsi complicata. Fonti confidenziali hanno consigliato a Claudio Pappaianni di non farsi vedere in zona, di percorrere strade diverse, di stare lontano dalla periferia orientale della città. A Barra si sentivano strani discorsi, molti erano imbestialiti, dicevano che il filmato dello scoop era stato “rubato”, ripreso a tradimento per mettere in cattiva luce il quartiere e la Festa dei Gigli. Era solo l’assaggio.
Parte la controffensiva
La controffensiva vera c‟è stata sul social network Facebook, diventato lo specchio virtuale di quel che accadeva nel quartiere. Si costituisce il gruppo ‘BARRA CONTRO I GIORNALISTI E CHI INFANGA LA SUA STORIA (http://www.facebook.com/pages/BARRACONTRO-I-GIORNALISTI-E-CHI-INFANGA-LA-SUASTORIA/146341882124233‘ ) che scrive: “Non è possibile che continuano ad infangare la storia del nostro quartiere, con menzogne e false notizie arrivate da persone che odiano Barra, noi siamo Barresi ed in nostri padri e nonni, ci hanno insegnato ad esserne fieri di essere Barresi”. Il refrain delle persone che odiano Barra ritorna spesso nei commenti su bacheche varie. La più “prolifica” e minacciosa è quella de “I gigli barresi”. Un tale, per esempio, scrive: “Non li pensate proprio, tanto la festa a Barra si fa lo stesso a prescindere dal giudizio di una sola persona che odia la nostra festa è di professione fa lo pseudogiornalista!!!!”. “Sui giornali continuano a raccontare cazzate… la prossima manifestazione è contro i giornalisti che raccontano stupidaggini e bugie!!!” “QUALKUNO FA PRESENTE A QST GRANDI SCRITTORI DEL CA…… E AI “CANTANTI” NON QUELLI DEI GIGLI MA A QUELLI KE STANNO DICENDO SOLO STRONZATE E CHE ORA SN IRREPERIBILI, CHE STANNO AVENDO I LORO 2 MINUTI DI FAMA CHE A BARRA DOMENICA SCORSA VI ERA ANCHE UN PALCO ESCLUSIVO AI RAGAZZI DIVERSAMENTE ABILI, FORSE FORSE ANCHE QUESTO FATTO DALLA CAMORRA O DA QLK PADRINOOOOOO DI MALAVITA?????” “Sono stati due meriti stronzi… io sono per raccogliere le firme e querelarli”
S’infiamma il web
L’idea piace a tal punto che dopo qualche giorno s’infiammano i quartierani del web. “Bisogna creare una postazione in piazza per raccogliere le firme… dare tutto ad un legale ed iniziare una causa per danni morali… disprezzo del popolo barrese… diffamazione… attacco…alla nostra chiesa ed il nostro parroco, violazione della privacy diffondendo video e foto in tutta Italia”. “Carissimi fratelli di Barra. A difesa della nostra onestà e della nostra reputazione, vorrei organizzare con l’aiuto di tutti voi, di tutti i comitati di Barra e di tutti i Padrini dei Gigli. Magari attraverso un incontro, una querela/ denuncia contro quei due deficienti di giornalisti che hanno dato il via ad una serie di fraintendimenti con notizie volutamente calunniose. Uniamoci e difendiamo il nostro quartiere, la nostra bella festa e la nostra gente. Io ci sono”. Bastardi giornalisti All’appello-comizio aderiscono in molti che rispondono con un “IO CI SONO BASTARDI GIORNALISTI”. Nella stessa bacheca, c’è chi mette concretamente insieme le firme per “Querelare quei due deficienti di giornalisti che hanno dato il via ad una serie di fraintendimenti con notizie volutamente calunniose”.
La manifestazione
La rabbia cresce e i difensori della “Festa dei Gigli” organizzano il 7 ottobre addirittura una manifestazione pubblica per difendere l’onore delle paranze dei Gigli e dei residenti di Barra. All’appuntamento partecipano non più di cento persone. La manifestazione s’intitola: “Io amo la festa dei Gigli e non sono un camorrista”. L’iniziativa doveva costituire nelle false intenzioni la protesta del cittadino che ama la festa ma non ci sta a vedersi scippata la tradizione dalla camorra: invece, la manifestazione diventa contro la stampa. E le parole di un giovane paroliere (il cantante ufficiale del clan dominante della zona) sono più che eloquenti di qualsiasi discorso (vedi http://www.youtube.com/watch?v=bsxSlbmoHRw ).
I propositi: meniamoli
Se nei primi giorni sembrava uno sfogo di chi è convinto di esser stato messo sullo stesso livello del camorrista con il trascorre del tempo il “pensiero unico camorrista” inizia a farsi largo tra ampi strati di popolazione: così, al bar come dal barbiere l’argomento non è “come cacciare i boss dalla feste dal quartiere” ma “perché sti stronzi di giornalisti hanno raccontato fuori da qui quel che sapevamo?: se qualcuno li mena, fa bene”. C’è anche un commerciante che scrive: “Quel giornalista vuole atteggiarsi a Saviano…”.
I giornalisti si sono inventati tutto
Infine uno si esibisce su facebook in una vera e propria difesa per smontare punto per punto l’inchiesta giornalistica e la verità documentata da Claudio Pappaianni e Andrea Postiglione. “Basta con questa ipocrisia… il presunto padrino del Giglio – scrive – possiede un negozio d’arredo a Barra sta li tutti i giorni, adesso se ci sono provvedimenti o altro l’avrebbero arrestato, quindi ad oggi risulta essere un commerciante. Il figlio che dovrebbe essere un boss ha scontato la sua pena saldando cosi il suo debito con la giustizia, quindi è una persona riabilitata, il minuto di silenzio per TUTTI i morti di Barra, è una cosa che si è sempre fatta per omaggiare i cari che non ci sono più. L’auto di lusso è stata noleggiata che per un’ora ti costa 150euro posso permettermela pure io con il mio misero stipendio. Poi il bacio, ma saranno anche cazzi loro come si vogliono salutare? quanti ragazzi si salutano cosi mo so tutti camorristi? e le ragazzine? anche loro? qui si vuole strumentalizzare un giorno di festa per far del male a un quartiere VERGOGNATEVI!”.
PIGNATARO MAGGIORE
Il 2 dicembre 2011, improvvisamente nel mondo virtuale di Internet è apparso un gruppo denominato “le Iene pignataresi”, con un profilo del tutto anonimo su Facebook, un gruppo che ha subito fatto un tifo da ultras di curva per l‟ex sindaco di Pignataro Maggiore, Giorgio Magliocca, arrestato l‟11 marzo 2011 con l‟accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ancora detenuto in attesa di processo. In quell‟attesa “le Iene pignataresi” non stanno alla finestra e hanno sferrato un duro attacco via social network.
Sono sempre loro: bisogna diffamarli
Nel mirino finiscono l‟attuale Amministrazione comunale, il parroco del paese don Pasqualino Del Vecchio, il dirigente scolastico Paolo Mesolella ed i giornalisti Enzo Palmesano e Davide De Stavola (animatori dal blog di giornalismo investigativo http://pignataronews.myblog.it/ ). Una vera e propria aggressione a mezzo web. Le sedicenti “Iene pignataresi” sembrano voler dire che a Pignataro Maggiore la camorra non esista, che chi ne parla rovina l‟immagine e l‟economia del paese, che se le cose vanno male la colpa è dei giornalisti che si ostinano a denunciare il malaffare politico-mafioso. Scrivono, tra l‟altro, le “Iene pignataresi”: “Noi ci domandiamo ma è mai possibile che noi che viviamo in questo paese tanto l‟odiamo da volerne la sua scomparsa? È inutile che dopo guardando l‟erba del vicino si dica è sempre più verde. Grazie anche ai giornalisti Palmesano e De Stavola che con i loro copia e incolla hanno reso Pignataro come il peggiore paese dei camorristi. Ormai Pignataro è finito, non vedete che giorno dopo giorno attività commerciali hanno difficoltà a sopravvivere, perché non c‟è uno sviluppo. E perché nessuno è disposto a investire nella “Svizzera dei clan”. Sintomatico il fatto che la nota delle “Iene pignataresi” sia stata scritta il 26 novembre 2011, cioè lo stesso giorno in cui i giornalisti Enzo Palmesano e Davide De Stavola avevano organizzato un convegno per chiedere che la Giunta comunale si costituisse parte civile nel processo con giudizio abbreviato
Antefatto: la buona disinformazione
Hanno diffuso la falsa notizia secondo la quale il 20 dicembre 2011, davanti al Gup del Tribunale di Napoli, sarebbe in programma l‟udienza preliminare a carico dell‟ex sindaco di Pignataro Maggiore (CE), Giorgio Magliocca, arrestato l‟11 marzo 2011 con l‟accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per collusioni con la potente e sanguinaria cosca Lubrano-Ligato. La verità è un‟altra: il 20 dicembre 2011, davanti al Giudice dell‟udienza preliminare di Napoli, l‟imputato Giorgio Magliocca – come da sua richiesta – sarà processato con il rito abbreviato, formula che in caso di condanna gli consentirebbe lo sconto di un terzo della pena. In più, trattandosi di un procedimento in Camera di consiglio, Magliocca eviterebbe gli imbarazzi di un pubblico dibattimento.
La rivelazione
A rivelare il rito abbreviato censurato dalla stampa compiacente è stato il giornalista Enzo Palmesano insieme al collega Davide De Stavola, il 26 novembre 2001, nel corso di una manifestazione organizzata dal blog di giornalismo investigativo http://pignataronews.myblog.it/ per chiedere alla Giunta comunale di Pignataro Maggiore di costituirsi parte civile nel procedimento penale contro l‟ex sindaco Giorgio Magliocca.
L‟orientamento della maggioranza guidata dal sindaco Raimondo Cuccaro era quello di rimandare ogni decisione per esorcizzare le incredibili resistenze che sul tema esistono a Palazzo Scorpio, sede dell‟Amministrazione comunale. La stampa casertana che – denunciano Palmesano e De Stavola – obbedisce ai desideri del gruppo di potere politico-massonico-mafioso magliocchiano -, censurando la notizia sul rito abbreviato e facendo intendere che, dopo l‟udienza preliminare, vi sarebbe stato un processo pubblico con rito ordinario, voleva raggiungere proprio lo scopo di impedire la costituzione di parte civile dell’Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore.
Evitare il pubblico dibattimento Il pubblico dibattimento, per effetto del rito abbreviato, in realtà non ci sarebbe stato: tutto sarebbe stato deciso senza la presenza dell’avvocato nominato dalla Giunta comunale pignatarese per la costituzione di parte civile. Non è un dettaglio di scarsa importanza. Senza la presenza dell‟avvocato di parte civile, infatti, gli atti del procedimento penale a carico di Giorgio Magliocca, nella loro interezza, sarebbero conosciuti solo dai magistrati e all’imputato. Con la conseguenza che nessuno verrebbe mai a sapere quali affermazioni ha fatto Magliocca (e il suo avvocato) sul conto di terze persone, per difendersi dalle accuse della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Né si conoscerebbero le fotografie allegate alle varie memorie difensive. Senza pubblico dibattimento, ogni cosa sarebbe risucchiata dal silenzio.
L’attacco dal social network
L‟attacco preciso e ben assestato delle “Iene pignataresi” cerca di chiudere il cerchio. Il gruppo anonimo si scaglia su Facebook contro il duo Palmesano-Stavola e il loro blog investigativo. Un atto grave. Segnali che confermano ancora una volta come a Pignataro Maggiore sia difficile parlare di legalità senza essere additati come nemici.
(tratto da Ossigeno per l’informazione)