(Sanniopress) – Carissimo Giancristiano, è difficile tenere il passo e seguire i tuoi ritmi. Avrei dovuto già rispondere – sia solo per ringraziarti – alla tua bellissima nota sul “laboratorio Musicalia”. Mi accingevo a farlo ma, all’improvviso mi è apparsa quella sulle “non-luci” al corso Garibaldi e, infine, l’ultima, quella sul leghismo “sannita”. Oggi, poi, ho dovuto lavorare per la fine del trimestre: conti, medie, assenze, le formule rituali dei giudizi. Tutto rigorosamente on line. Ma io non sono un nativo digitale. Tutto molto inutile. Mi sono sempre chiesto, in simili frangenti, come si verificasse e si valutasse all’Accademia platonica e se Platone avesse l’ora di ricevimento famiglie. E così mi ritorna in mente la promessa di riparlare sulla scuola. Cosa che farò. Ho individuato un curiosissimo e paradossale collegamento tra i tre articoli. Che passo velocemente a spiegarti. “Laboratorio Musicalia” coglie, come molto spesso ti capita, nel segno. Certo lo “spirito del tempo”, dal coté marxista, acquista molta valenza ai nostri occhi. Tu, invece, fai sgorgare le sorgenti del nostro lavoro dalla tradizione di una famiglia. Leggere quei nomi, a noi cari, è stato molto commovente. E, forse, a ben pensarci, non hai tutti i torti.
A Salerno abbiamo vissuto una bella, intensa serata. Siamo stati accolti dalle autorità politiche e amministrative di quella città con la massima attenzione per le cose che andiamo facendo. Anche un docente dell’università di Madrid – premiato per certi suoi studi sul mito – s’è molto interessato, facendo incetta di libri e cd e promettendoci di scrivere qualcosa. Poi abbiamo fatto un giro per la città: Salerno era uno splendore di luci. Uno spettacolo bellissimo che ha rinfrancato il nostro cuore (ma, di più, la nostra mente) in crisi. Molte persone per strada (era la vigilia dell’Immacolata), ma estrema compostezza e, tutto sommato, ordine.
E veniamo all’ultimo punto. Tra i premiati c’era qualche salernitano (un pronipote di Joe Petrosino) ma, soprattutto, pugliesi, sardi, siciliani, emiliani, spagnoli. Un bel confronto, aperto, di idee e di sensibilità diverse, ognuna, però, con un elemento comune: un grande amore per le cose che si fanno, accoppiato a un rigore assoluto.
Io andavo sul Taburno a piedi, da Moiano. Prima al santuario, poi sulla “Croce” e poi a “Chiana Melaina”. Ho studiato la storia dell’insediamento domenicano sul Taburno e il “presunto” miracolo della Vergine apparsa alla mia compaesana, nel 1401, Agnese Pepe. Conosco anche i versi virgiliani del XII libro dell’Eneide. Ma non mi passerebbe nemmeno per l’anticamera del cervello pensare di fare il presidente del parco. Ente di cui quasi ignoravo l’esistenza. E mi piacerebbe sapere a chi pensassero, per quel posto, tutti quelli che tu chiami “leghisti” sanniti. Il fatto, tuttavia, che un po’ di soldi siano stati spesi per queste cose sicché chi scrive, nato nel 1952, dovrà lavorare fino al 2018 anche per tali piccole spesucce geo-cultural-economico-politiche, un po’ mi fa indignare. (Avrei usato un altro verbo, ma con il prof. Monti è cambiato lo stile e, quindi, mi adeguo).
Ci sarà mai un collegamento, caro Giancristiano?