(Sanniopress) – Un boss non viene preso se non c’è qualcuno che collabora. La caduta del governo Berlusconi e la crisi di Nicola Cosentino hanno indotto alcuni personaggi a collaborare con la giustizia. Erano stati arrestati, credevano di poter ottenere favori nei processi o, quanto meno, la possibilità di vivere meglio in carcere. Ora, invece, tutto sta cambiando ed hanno deciso di collaborare, consentendo la progressiva rottura del muro di omertà che circondava Michele Zagaria.
A sottolineare questi aspetti, in un’intervista a Repubblica Tv, è stato Roberto Saviano, divenuto ormai una sorta di monumento mediatico della lotta alla camorra (che piaccia o meno). La “provocazione” è abbastanza verosimile, soprattutto se vi si aggiunge anche la fine del bassolinismo, che Saviano non ricorda.
In pratica, è sgretolato quel sistema che l’ex presidente della Commissione Ambiente del Senato e attuale vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano, descrive efficacemente nel libro “La peste”.
La storia, cioè, di una truffa legalizzata che comincia negli anni Ottanta quando in Italia va in crisi il sistema di raccolta della spazzatura. La soluzione la offre la camorra, fornendo intermediari “di fiducia” a cui le imprese e le amministrazioni del Nord affidano la monnezza che parte per le discariche campane. Per poi essere interrata nelle cave, mentre il pattume tossico viene disseminato ovunque, spacciato come concime.
“I rifiuti liquidi erano talmente inquinanti che quando venivano sversati producevano la morte immediata di tutti i ratti” dirà Gaetano Vassallo, collaboratore di giustizia.
Ma la peste – chiarisce ancora Sodano – non si ferma qui: si espande come una vera epidemia fino a Roma e al cuore stesso dei palazzi del potere.
Un sottobosco, insomma, in cui si sono confusi criminali e politici, imprenditori e faccendieri. E, persino, i servizi segreti.
Destra o sinistra non fa differenza: ha prevalso sempre il partito dei rifiuti, una classe dirigente che nella spazzatura ha affondato le sue radici e su di essa ha costruito imperi e carriere in nome dell’emergenza, degli appalti e dei consorzi con tante assunzioni che poi diventavano voti.
Un’ulteriore riflessione merita, poi, il fatto che la seconda richiesta di arresto per camorra, avanzata ieri nei confronti di Nicola Cosentino, è stata accolta diversamente che in passato.
Il 9 dicembre di due anni fa, ricordiamolo, Nick ‘o mericano fu salvato con 360 voti a favore del no alla richiesta di arresto e 226 voti contrari. Come ricorda dalle colonne de Il Fatto Quotidiano Enrico Fierro, sono “cose che appartengono ad un’altra era politica”.
Oggi, probabilmente, Cosentino è destinato a seguire le orme dell’onorevole Papa e le sue stesse dichiarazioni lo confermano ( “Sono del tutto sereno e consapevole che i fatti contestatemi potranno essere chiariti nel corso di una interrogatorio che chiederò appena sarò in possesso della documentazione processuale”). Nessun accenno, insomma, alla volontà persecutoria dei giudici.
Ecco perché non è azzardato pensare che ci possa essere qualche collegamento tra l’arresto odierno e i cambiamenti in atto. Come ha ben spiegato nello Trocchia , troppe volte, in questi anni, gli investigatori erano arrivati a un passo dalla cattura, inspiegabilmente svanita. Sono saltate le reti di protezione che gli hanno consentito la latitanza, dopo gli arresti dei fratelli, di insospettabili che gli garantivano protezione e luoghi sicuri dove nascondersi. Questa volta nessuno ne ha impedito la cattura.
Insomma, qualcosa è cambiato.