(Sanniopress) – Caro Billy, nella questione della classifica sulle visite ai siti di informazione credo sia opportuno che chiarisca alcuni aspetti che secondo me non stati sufficientemente trattati.
Intanto una parte delle polemiche nasce da alcune mie osservazioni che ti ho rivolto su Facebook. Il direttore di una testata, particolarmente arrabbiato a causa della posizione che aveva conseguito, ha riportato pari pari i miei post pur essendo evidente che stavo usando toni informali ed amichevoli un po’ diversi da quelli che si addicono ad un esame puramente tecnico della questione.
E però non solo sono state riportate pari pari le mie parole, ma è stato dato una speciale sacralità al mio parere in quanto sono stati citati con enfasi i miei trascorsi in materia informatica. Ed alla fine quattro chiacchiere tra amici su Facebook si sono trasformate in una condanna al tuo operato.
E nessuno ha detto che la mia era pur sempre una opinione che peraltro confligge con tante altre. Ma sin qui i fatti accaduti sui quali, naturalmente, non do giudizi etici. Ognuno ha il suo stile, evidentemente, come hai già rilevato tu in altra occasione.
Ed allora ti preciso, questa volta usando toni affatto amichevoli, il mio parere. RIPETO è il MIO parere e, ovviamente, nessuno è costretto a condividerlo.
Intanto ti dico che le classifiche di Alexa.com da più parti suscitano dubbi sulla propria attendibilità, persino negli Usa dove la sua toolbar è per forza di cose più diffusa. Stessa cosa accade a tutte le altre società che operano nel settore perchè qualsiasi metodo si utilizzi per il rilievo dei dati occorre la collaborazione dei singoli utenti.
I rilievi cioè vengono effettuati perchè le società ricevono informazioni dai singoli utenti che hanno installato il relativo software, esattamente come accade per Alexa.com.
Le tecniche per prelevare informazioni sulle abitudini degli utenti sono tali che alcuni antivirus considerano questi software autentici spyware e d’altra parte lavorano esattamente allo stesso modo e con le stesse modalità in quanto prelevano informazioni dedotte dal comportamento dell’utente.
Con queste tecniche di analisi, di conseguenza, rimane del tutto impossibile stabilire la quantità e la qualità degli utenti che utilizzano i software che effettuano il rilevo.
Non c’è, in sostanza, nessuna garanzia che gli utenti che collaborano costituiscano un campione affidabile e sufficientemente rappresentativo.
Sicchè i dati di Alexa.com, o quelli delle altre società, che alla fine valutano pur sempre il comportamento di qualche milione di utenti, posso essere indicativi per i primissimi posti in classifica ma man mano che si scende in graduatoria la possibilità di dare informazioni esatte svanisce del tutto. Altra questione sono i dati forniti dai motori di ricerca, ad esempio Google, che analizzano tutte le ricerche effettuate da ogni utente.
E’ abbastanza facile capire, quindi, quante volte gli utenti abbiano cercato il sito di Repubblica, quante volte abbiano cercato del Corriere e così via. Ma qui rimane fuori dalle analisi la parte consistente del traffico su internet che accede direttamente ai siti. Cioè se sulla barra degli indirizzi io scrivo direttamente www.nomedelgiornale.it nessun motore di ricerca si “accorge” che sono andato a visitare quel giornale, sicchè una buona parte del traffico sul web sfugge alle analisi di questo genere.
Resta il fatto che i motori di ricerca valutano pur sempre il comportamento di svariati milioni di utenti, per cui è evidente che i dati forniti siano fortemente indicativi. Tanto più indicativi per i primissimi posti in classifica, un po’ meno quando si scende in graduatoria.
Altro modo di valutare il traffico sul web è quello di non considerare il comportamento dell’utente ma di contare le visite sul sito. Per rendere possibile questa analisi occorre ovviamente installare un software sul proprio sito che riferisca, per esempio a Google, quante volte le pagine sotto osservazione siano state visitate.
Questo servizio viene reso da varie case (c’è Google Analitycs, c’è ShinyStat…) che forniscono “contatori” di visite, alcuni veramente raffinati per l’insieme delle informazioni date.
Ma per esaminare in modo omogeneo i dati occorrerebbe, per esempio nella questione dei nostri giornali, che tutti i siti “sotto osservazione” installino lo stesso prodotto.
La cosa è ovviamente impossibile. E questo per due motivi precisi. Il primo è di ordine comportamentale. Tutti noi che usiamo Internet sappiamo bene quali sono i giornali più visitati e lo sappiamo perchè noi stessi, tutti i giorni, apriamo prima quel sito poi, magari, qualche altro sito.
Sicchè il direttore del giornale che stenta con le visite, e che sa benissimo di avere pochi lettori, difficilmente accetterebbe di sottoporre il proprio giornale ad una osservazione che lo consacrerebbe come perdente.
Il secondo motivo è ancora di ordine tecnico. Perchè se anche esistesse la certezza assoluta che le visite ai siti vengano rilevate in un modo corretto ed omogeneo resterebbe sempre la possibilità di alterare i dati delle analisi.
Ed esistono tantissimi modi, alcuni tanto elementari da essere alla portata di chiunque. Immaginate solo il direttore di un giornale, che sa ovviamente di avere poche visite, che si scrive il suo bell’articolo, e poi si consola da sé leggendoselo centinaia di volte. Non c’è modo, a questo punto, per distinguere tra una visita “guidata” ed una visita reale. E poi esistono varie tecniche, alcune veramente raffinate, per alterare in modo scientifico le statistiche. E qui le pur valide difese degli strumenti di rilevazione veramente non possono opporre assolutamente nulla. Quindi non c’è al momento nessun metodo che garantisca in modo assoluto sull’affidabilità delle statistiche.
Ora però, caro Billy, permettimi di aggiungere una considerazione personale. Mi chiedo perchè i direttori dei giornali che si sono tanto arrabbiati per la cattiva posizione conseguita non pubblicano, invece, le loro classifiche ?
Cioè se ritengono di essere stati in qualche modo danneggiati dalla (inattendibile) classifica di Alexa.com, perchè non pubblicano la classifica emessa da chiunque altro sia che li vede, invece, vincitori?
La loro classifica avrebbe la stessa dignità dei dati diffusi da Alexa.com, che tu hai trovato e, se permetti, hai avuto il coraggio di pubblicare.
Perchè gli altri non cercano, trovano, pubblicano le classifiche che danno loro ragione e soddisfazione? Perchè non forniscono dati precisi, citando le fonti, come hai fatto tu?
La risposta, secondo me, non l’avremo mai. Perchè tutti noi che usiamo Internet, compresi i direttori dei giornali ovviamente, sappiamo bene quali sono i giornali più visitati. E lo sappiamo perchè noi stessi, tutti i giorni, apriamo prima quel sito poi, magari, qualche altro sito.
E non apriamo TUTTI gli altri siti, ma solo qualche altro sito. Potrà mai la classifica di Alexa.com, o di chiunque altro, cambiare le cose? Credo proprio di no!
Ed allora, non rimane che augurare un buon lavoro a tutti !!