(Sanniopress) – Art Sannio? La soluzione più giusta è la privatizzazione. La polemica politica, provinciale e sindacale che da tempo c’è intorno all’azienda per metà della Provincia (51 per cento) e per metà della Regione (49 per cento) non merita di essere presa in considerazione. L’ipocrisia è davvero troppa. Le cose non dette superano di gran lunga le cose che si dicono. L’essenziale è messo tra parentesi, come se non contasse niente. E invece tutto è in quello che non si dice: Art Sannio è uno degli ultimi prodotti della politica fallimentare delle partecipate della stagione bassoliniana. Una società interamente pubblica che dovrebbe essere gestita con i moderni – e giusti – criteri del libero mercato ma i cui investimenti e stipendi sono pagati dalla Provincia, dalla Regione e in sostanza dallo Stato. Carlo Falato ha detto ciò che tutti possono condividere: “Non ci vuole uno scienziato in economia per capire che le sole commesse della Provincia non bastano a pagare gli stipendi del personale assunto a tempo indeterminato di Art Sannio Campania”. Apriti cielo! Eppure, è solo una semplice constatazione.
Tuttavia, una soluzione per salvare Art Sannio c’è: i dipendenti possono rilevare l’agenzia e misurarsi direttamente con il mercato. La Provincia e la Regione dovrebbero impegnarsi a pagare gli stipendi arretrati nel più breve tempo possibile: cosa che si può fare anche in tempi brevi. Ma il loro impegno dovrebbe misurarsi sulla possibilità di trasformare l’agenzia pubblica in un’azienda privata. Non è un’ipotesi impossibile. Tutt’altro. Del resto, chi lavora nell’agenzia senz’altro crede nel suo lavoro, lo fa con passione, avrà progetti, aspirazioni, ambizioni. Avrà fatto confronti con altre imprese e conoscerà che cosa è opportuno fare e quali possono essere i migliori investimenti sia in termini culturali sia economici. Le soluzioni tecniche e amministrative per mettere Art Sannio sul mercato ci sono senz’altro: si può ricorrere alla defiscalizzazione, si può pensare a un passaggio di consegne graduale, a un cambio nell’assetto societario. Insomma, si possono fare più cose che, puntando sulla dignità dell’impresa del lavoro autonomo e delle persone, sono senza dubbio più dignitose della sindacalizzazione di un’azienda pubblica in perdita.
Il problema di Art Sannio è stato creato da una politica sbagliata e non troverà soluzione definitiva nella gestione delle risorse pubbliche. L’intervento di Falato, anche se ruvido, lo mette in chiaro: non saranno le commesse a salvare l’agenzia sannita. E’ bene che tutti – provincia, partiti, sindacati ma soprattutto i dipendenti dell’agenzia – ne siano consapevoli. La scelta più giusta è quella di assumere su di sé il proprio destino e misurarsi con il mercato. E’ questa la vera sfida di Art Sannio. E’ un’occasione per dare senso al lavoro e fare sì che abbia – questa volta sì – un riconoscimento dal pubblico.
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Totalmente d’accordo con le considerazioni di Giancristiano. Ma al di là dell’analisi, forse si dovrebbe cominciare a discutere di privatizzazioni a tappeto nel Sannio. Una provincia (non mi riferisco solo all’ente) che risulta spesso improduttiva ma ancor più spesso al di sotto della considerazione contabile e amministrativa che meriterebbe (basta dire la parolina magica, “napolicentrismo”), ma che continua a sfornare e mantenere in vita municipalizzate, agenzie pubbliche, aziende pubbliche e stipendi tanto per sperperare soldi pubblici. Io sono personalmente per la privatizzazione più spinta ad ogni livello di amministrazione, visto anche il rischio default dello Stato. Ma in concreto, l’improduttività di tante agenzie e aziende pubbliche sannite che servono spesso solo per allargare e mantenere in vita clientele o per dare una poltrona ai trombati è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti. Eppure mi pare che siano veramente in pochi a volerlo constatare. Forse perchè rimanere così fa comodo a troppi.
giusto, è ora che gianvito le paghi di tasca sua, le sue donne