(Sanniopress) – Quando ci si inizia ad abituare all’orrore di certe immagini come quelle drammatiche provenienti dalla Liguria, quando non si prova più fastidio nel vedere certe scene e il terrore sugli occhi delle persone, quando non si ha più la voglia di ribellarsi, quando ci si lascia prendere dalla consuetudine di certe pratiche e non si reagisce, significa che il termometro della sfiducia induce a rinunciare a combattere contro i soprusi e per ripristinare i giusti diritti, a sottomettersi agli egoismi, alle arroganze e alle prepotenze dei signorotti di turno che non vogliono certo un mondo migliore per tutti, ma soltanto per loro. Vedere scarsa indignazione nel Sannio di fronte all’allarme lanciato dal presidente dell’Ordine dei geologi della Campania (ripreso da Sanniopress) in primis da parte della stessa politica, e poi da parte di chi quel tipo di politica l’ha votata, cioè i cittadini, è un segnale molto negativo per la risoluzione del grave problema del dissesto idrogeologico.
“La provincia di Benevento – ha sottolineato il presidente dell’ordine – è tra le più interessate dal fenomeno delle frane. Pur avendo una bassa densità abitativa, ha numerosi comuni compresi nell’elenco dei centri da consolidare o addirittura trasferire”. Almeno trenta comuni della provincia necessitano di seri interventi di consolidamento e di messa in sicurezza. Macché. Da una parte entra e da un’altra esce. Così come si sono fatte orecchie da mercante e ci si è coperti gli occhi di fronte a costruzioni su aree pericolose, a mancate manutenzioni sui fossi iemali, ad alvei dei fiumi ristretti con il solo scopo di recuperare pezzi di terra in nome del dio denaro.
Come ha scritto qualche giorno fa Giuseppe Fappiano su Vivitelese, riferendosi a Cerreto Sannita (ma credo che sia il problema principale di tutto il Sannio), la politica clientelare messa in piedi negli anni passati, tra i vari disastri combinati, ha lasciato passare e percorso un concetto pericoloso in tutti i sensi (culturalmente e per l’incolumità dei singoli): è possibile risolvere un problema individuale (in cambio di un voto o di una futura fedeltà) causando un danno collettivo.
Non è solo la furia della natura la causa scatenante dei danni al territorio e alle persone. Spesso e volentieri l’uomo ci mette cinicamente e con fredda crudeltà lo zampino. Privati che costruiscono in modo incosciente dove non potrebbero costruire, funzionari pubblici che autorizzano ciò che andrebbe respinto, politici negligenti, cittadini che non s’indignano perchè pensano che debbano essere sempre altri ad alzare la voce per risolvere le questioni sul tappeto.
Loro criticheranno dopo, a babbo morto. Si sveglieranno quando sarà troppo tardi. Si lamenteranno quando il disastro sarà già avvenuto. Uno degli sport preferiti dagli ipocriti. Prima che idrogeologico, il nostro dissesto è culturale.