(Sanniopress) – Se da “Finalmente Sud” aspettavate fiduciosi delle idee per il Mezzogiorno, allora, state ancora aspettando e aspettate invano. Da Napoli non è venuta fuori una sola idea: non dieci idee, ma una e una soltanto. Niente. Il Mezzogiorno ha molto da dare al Paese se un partito che aspira a governare ed a sostituire Berlusconi e i berlusconiani è pronto anche a dire che il Sud è troppo assistito e non si può più assisterlo, che ci sono troppe false pensioni di invalidità (a scapito, peraltro, degli invalidi veri), che il lavoro nero è una società nella società, che l’evasione fiscale è ai massimi livelli mondiali, che le industrie si devono modernizzare e spostarsi di qualche chilometro non significa emigrare, che il problema non è la Lega e fare un’Antilega non serve a niente se non a sfasciare tutto. Il Mezzogiorno ha molto da dare all’Italia se non c’è chi lo asseconda nell’eterna lagna che finisce, guarda caso, sempre con la solita richiesta di fondi, finanziamenti, investimenti, corsi di formazione, assunzioni, sussidi, società pubblico-private e pubblico-pubblico. E’ l’eterna vittoria di quelli che già Francesco Saverio Nitti chiamava i “qualchecosisti” ossia coloro che chiedono sempre qualcosa. Il Pd vuole mandare a casa Berlusconi dicendo al Sud e ai giovani che devono chiedere qualcosa. Ecco perché dalle nostre parti non poteva nascere uno di nome Matteo Renzi.
Il problema della sinistra è che è riformista nelle parole ma non nelle cose. Il Pd al Sud fa un’operazione-rassicurazione. Il messaggio è questo: non preoccupatevi, ci siamo noi, siamo un grande partito, ai vostri bisogni ci pensiamo noi, le cose si possono aggiustare, voi dateci i voti e noi cercheremo di sistemarvi. Alle giovani generazioni, invece, bisognerebbe dire altro, come fa il sindaco di Firenze: bisogna dire loro che il tempo delle illusioni è finito da un pezzo, che la coperta di uno Stato che copre è tutto non solo è troppo corta ma anche piena di strappi e buchi per i troppi “tira e molla”, che bisogna saper rischiare, che chi merita è giusto che vada avanti e chi no è giusto che vada indietro, che la scuola non è un ammortizzatore sociale, che le pensioni vanno riformate. E se qualcuno cose come queste ai giovani meridionali gliele dice si vedrà che i giovani queste cose già le conoscono da un pezzo. Un tempo si andava via dal Sud perché non c’era lavoro e si andava in cerca di fortuna altrove. Oggi si continua ad andare via perché non c’è lavoro ma “altrove” il lavoro non è poi così abbondante. E allora? Perché si va via? Perché non se ne può più del clima generale. Nel libro di Francesco Maria Pezzulli – In fuga dal Sud – i giovani meridionali laureati, intervistati dal giovano sociologo, se ne vanno e “tolgono il disturbo” perché non ne possono più delle raccomandazioni, dei corporativismi, degli statalismi, del familismo, del partito che ti sistema, dei figli di papà, del merito senza rischio e del premio al demerito, della politica superinvasiva anche se non conta più un accidente, del piacere anche per avere ciò che ti tocca per diritto. Tutto questo accade nel Sud che è in fuga da se stesso, ma i partiti – a destra come a sinistra – non se ne rendono conto e se se ne rendono conto si girano dall’altra parte perché a loro non conviene parlare di idee, innovazioni, meriti, rigore dei conti se non per finta. Tutto questo – basta vedere le cifre dei “nuovi migranti”: nuovi perché vanno via per scelta prima che per necessità – accade anche a Benevento che ha la sinistra più antica d’Europa, in pratica una democrazia cristiana un po’ snob che gode ad essere antiberlusconiana ma il massimo che sa immaginare per governare è una società mista fatta con i soldi dei contribuenti. Qui la sinistra pensa ancora a fare la rivoluzione senza imparare dagli errori e dalla storia, è intellettualoide e praticona, collettivista e partitica, buonista e cinica. Matteo Renzi non poteva nascere a Benevento che avrebbe dato volentieri i natali al compagno-poeta Vendola.