(Sanniopress) – Quando al bimbo tolgono il giocattolo cui era affezionato, il bimbo piange e strepita. Non importa se quel giocattolo fosse inutile, brutto o molto costoso: basta che al bimbo sia piaciuto perchè, vedendoselo sottrarre, si metta rumorosamente a piangere. Ma la Provincia di Benevento, il Comune e la deputazione sannita in Parlamento non sono certo dei bambini. Loro, infatti, per piangere e strepitare si chiamano a raccolta l’un l’altro, dandosi manforte e cercando di compensare reciprocamente le possibili argomentazioni a difesa di un’istituzione di cui nessuno ha davvero capito l’utilità.
La questione dell’ormai celebre Scuola di Magistratura, istituita nel 2006 dall’allora Guardasigilli Mastella in tre sedi (una a Bergamo per il Nord, una a Firenze per il Centro e una a Benevento per il Sud), è però un vero e proprio giocattolo, strattonato di qua e di là da una classe politica, quella sannita, che evidentemente non ha altro da rivendicare in ambito nazionale. La sede di Benevento è stata infatti spostata a Catanzaro oltre due anni fa, ma il ricorso al TAR partito da Benevento è stato bocciato. Nell’attesa della pronuncia definitiva del Consiglio di Stato, con la Scuola meridionale in bilico tra Sannio e Calabria, il nuovo ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma ha dichiarato nel question time in Parlamento mercoledì scorso che la sede giusta è senz’altro quella di Catanzaro.
Affermazioni inammissibili, dichiarazioni fuori luogo, la Scuola è nostra. Hanno tuonato così i vari Aniello Cimitile, Fausto Pepe, Costantino Boffa e persino Clemente Mastella, l’artefice di tutto, quando ieri mattina hanno effettuato un sopralluogo presso la struttura della Caserna Guidoni al Viale degli Atlantici, quella che avrebbe dovuto essere (od ottimisticamente dovrebbe essere) la sede della Scuola di Magistratura per il Sud Italia. “L’edificio che la deve ospitare, di proprietà della Provincia, è pronto da un anno – ha dichiarato il presidente Cimitile – . Il Ministero di giustizia ci aveva chiesto 600 metri quadrati di uffici per avviare le attività: bene, questi 600 metri quadrati non solo ci sono, ma essi rappresentano meno di un 1/5 dell’intero complesso già disponibile per la Scuola della Magistratura che la Provincia ha ristrutturato spendendo 4,9 milioni di Euro”.
Dunque lo spazio c’è, viene definito adeguato, e i soldi sono pure stati spesi (o almeno iscritti in bilancio). E che soldi: quasi 5 milioni di euro che la Provincia, basandosi sulle rassicurazioni del Ministero di qualche anno fa (alias Clemente Mastella, ma poi anche Angelino Alfano), ha sottratto ad ambiti nei quali avrebbero fatto sicuramente molto comodo.
Ma il punto è un altro: a che cosa e a chi serve questa Scuola della Magistratura? L’istituzione ha la finalità di aggiornamento professionale periodico per i magistrati italiani. Quindi gente che veste già la toga, non giovani sanniti laureati in cerca di lavoro che potrebbero trovarlo grazie alla Scuola. Indubbiamente centinaia di magistrati che arrivano in città per dei corsi di alcune settimane possono alloggiare presso alberghi, consumare caffè e pasti, acquistare abbigliamento e andare al cinema. Ma non è che con queste centinaia di scontrini in più Benevento starebbe tanto meglio. Non si tratta, quindi, di dare sviluppo al territorio, salvo che per i dipendenti della nascente Scuola che potrebbero essere sannniti, ma di certo dovrebbero superare un apposito concorso pubblico nazionale bandito dal Ministero della Giustizia (mica dal Comune di Benevento…).
Ma allora perchè tutto questo scalpitare, arrabbiarsi, mobilitarsi, smuovere l’opinione pubblica e i giornali per difendere la Scuola a Benevento? Una reazione di questa dimensione è seconda soltanto a quanto avvenuto all’indomani della previsione di soppressione della Provincia di Benevento nella manovra finanziaria di quest’estate, e forse anche alle barricate giustamente innalzate dalla Rocca dei Rettori contro lo sversamento nel Sannio dei rifiuti napoletani.
La ragione di tutto ciò sostanzialmente non esiste. O almeno non ne esiste una valida. La Scuola di Magistratura darà sì prestigio alla città e farà anche guadagnare qualcosina in più agli esercenti locali, ma ce li vedete voi i magistrati che arrivano a Benevento necessariamente con la propria macchina, visto che ormai stanno tagliando ogni collegamento del trasporto pubblico da e per il capoluogo sannita? E obiettivamente a cosa serve avere questa benedetta Scuola quando non abbiamo più la Banca d’Italia, la biglietteria di Trenitalia, la Scuola Allievi Carabinieri? E’ ancora il tempo di rincorrere questi vuoti simboli mentre le strade provinciali sono spesso malandate, alcuni paesi sanniti sono isolati nel proprio mondo, i giovani devono cercare lavoro a chilometri e chilometri di distanza e le imprese chiudono? Ma evidentemente i nostri rappresentanti locali non ci stanno a fare brutta figura, non ci stanno a dover giustificare una spesa di 4,9 milioni di euro andata “in fumo” nè a dover ammettere che la loro voce, di destra e di sinistra, non conta nulla a Roma, o per lo meno conta meno dei loro omologhi di Catanzaro.
Una soluzione sarebbe invece a portata di mano, ma si sa che chi non sa vedere oltre il proprio naso difficilmente riesce a guardarsi addirittura fino ai palmi. Se il progetto Caserma Guidoni è stato portato avanti con la collaborazione dell’Università del Sannio, perchè non rafforzare e perfezionare questa collaborazione destinando tutta o parte della struttura di Viale degli Atlantici all’Ateneo sannita, creando finalmente una sede accentrata con tutte le facoltà ed un vero e proprio campus universitario? Non costerebbe di meno anche all’Università pagare un solo contratto di affitto e concentrare la burocrazia in pochi chilometri quadrati? L’ex “Caserma Guidoni”, infatti, realizzata a fine Ottocento, di proprietà della Provincia da circa otto anni, consta di una superficie complessiva di mq. 19.425, di cui mq. 4.285 sono coperti, articolati in n. 6 corpi di fabbrica, quasi tutti a 2 livelli, ubicati perimetralmente, e sui 4 lati di esso, di un ampio (mq. 9.810) cortile centrale (Piazza d’Armi), con tre accessi carrabili, di cui n. 2 dal Viale degli Atlantici e n. 1 da Via Ferrelli, oltre a 2 accessi pedonali. Le superfici nette interne si sviluppano per complessivi mq. 6.000 circa.
Se non sarà Scuola, insomma, sia università. A patto che una simile scelta venga assunta prima che trascorrino anni, con la scusa di aspettare la sentenza del Consiglio di Stato.