di Giancristiano Desiderio
(Sanniopress) – “Salve, natia, cara e mite terra/ madre feconda di pregiati pomi/centro di studi/ e d’arte antica culla!” recitano i “versi barbari” dell’ode A Sant’Agata dei Goti del santagatese Michele Melenzio. Il viaggiatore di un tempo e il turista moderno che sono arrivati fin qui, per caso o necessità, si saranno ritrovati, pur senza conoscerli, in questi versi in cui l’antica Saticula e il borgo medievale e moderno di Sant’Agata dei Goti – che è possibile siano il medesimo luogo ed è quasi impossibile che non lo siano – sono interpretati secondo l’arte e la cultura del genius loci. Qui Alfonso Maria de Liguori prima di essere venerato come santo fu uno studioso che dedicò la vita all’educazione del popolo e della sconfinata campagna e qui, tra il duomo e il seminario di Sisto V scrisse la maggior parte delle sue centoundici opere e, forse, anche il celebre e immortale canto natalizio Quanno nascette Ninno. Qui oltre all’amor sacro ci fu l’amor profano di un Giacomo Casanova che, passando dal duca di Maddaloni, cercò riparo dai suoi aguzzini e ancor più dalle sue amanti e, chissà se messi per questa via dal grande veneziano, nel Novecento Freud e Jung si scambiarono qualche notizie e qualche lettera sulla “croce fallica di Sant’Agata dei Goti” che rimanda a riti medievali e pagani. Nell’Ottocento, il “secolo della storia”, Thedor Mommsen fu ospite della famiglia Rainone per studiare e mettere ordine nelle tante scritte latine disseminate qua e là tra chiese, conventi, palazzi nel “centro di studi e d’arte antica culla”. Nel secolo scorso gli studi del grande storico della potenza e della cultura dell’antica Roma furono continuati e approfonditi da due illustri santagatesi come l’archeologo Domenico Mustilli e il grecista e fine umanista Vittorio De Marco.
Nel 1896 fu la volta di un giovane Benedetto Croce che insieme con Giuseppe Ceci e Giulio de Montemayor accompagnò Emile Bertaux che era sulle tracce del lavoro di Enrico Guglielmo Schulz e ancor più dell’arte meridionale e, in particolare, di un quadro di un maestro del quattrocento napoletano, Angiolillo Arcuccio, che i nostri amici credevano di trovare nella chiesa di San Francesco e invece si trovava nella chiesa dell’Annunziata e quindi, pur passandoci davanti, non riconobbero. Quella storica visita fu poi riportata dallo stesso storico dell’arte in un “pezzo” per la rivista “crociana” che venne prima de La critica, vale a dire Napoli Nobilissima: “Sui confini della Campania e del Sannio, sopra un largo sasso tagliato a picco e circondato da due torrenti, stava la Saticola di Tito Livio” iniziava il Bertaux pagando il suo debito di riconoscenza a Croce, il Ceci al marchese di Montemayor e a Salvatore Di Giacomo che animavano la rivista. Dopo una quindicina di anni Croce, in un saggio poi apparso in Storie e leggende napoletane, si ricordò di quella visita a Sant’Agata dei Goti e scrisse che “i monelli di Sant’Agata dei Goti giocano e abbracciano ridendo la mummia del feudatario Artus, che è nella chiesa di quel luogo”.
Come si sarà capito, Sant’Agata dei Goti – contesa nell’Antichità dai romani e dai sanniti per la sua terra fertile e ancor più per la sua posizione strategica che ne faceva una delle vie e delle porte di accesso al Sannio di Ponzio Telesino e degli altri “spernacchiatori” delle celeberrime Forche Caudine – è una cittadina ricca di storia e ancor più di fascino. Giunto nella cittadina che ha dato al mondo i “vasi saticulani”, anche il più distratto dei visitatori si rende facilmente conto di trovarsi immerso nella bellezza e non sa bene da dove iniziare per visitare luoghi sacri e profani, religiosi e secolari. E’ imbarazzato dalla scelta che, però, gli è agevolata dal cattivo sistema di visita delle chiese e dei monumenti: non tutto è aperto, non tutto è accessibile. Bisogna accontentarsi. Tuttavia, le cose da vedere sopravanzano le ore della giornata che i curiosi, se non gli studiosi, hanno a loro disposizione. Un po’ per pigrizia e un po’ per obbligo, il turista si lascia sedurre da quello che è il monumento più monumento di Sant’Agata dei Goti: la sua stessa esistenza fatta di una strada centrale – via Roma – e due laterali o “fuorimura” con nel mezzo vicoli, piazze, slarghi, volte, portici, marmi, pietre, cippi e sul limitare del centro storico – ma è solo una convenzione ormai da superare – le tre più importanti “pietre” santagatesi con le opere pittoriche e cosmatesche che custodiscono all’interno: l’Annunziata, la Badia di San Menna, il castello dei Normanni. Ma come ogni grande città che ha dentro la sua pancia e la sua storia altre città e tante lingue (e, purtroppo, anche le automobili, come notava già l’inascoltato Cesare De Seta nell’ormai 1984 introducendo il libro della Laterza: Sant’Agata dei Goti) anche per questa “cara e mite terra” vale la regola che se la si vuole conoscere e apprezzare bene e meglio bisogna dedicarle almeno un soggiorno e leggere le ormai non poche cose scritte e raccolte tanto da studiosi locali quanto da studiosi internazionali. Forse, così si potranno vedere anche quegli invisibili vasi saticulani che, invece, sono visibili al British Museum. Per capire e capirci: il “vaso più bello del mondo” di Asteass che racconta il ratto di Europa da parte di Zeus sotto forma di toro – e che fu al centro della mostra al Quirinale in occasione dei cinquant’anni dell’unione degli Stati d’Europa – è venuto alla luce qui negli anni Settanta dopo millenni di buio, ma il sole santagatese oggi, proprio come ieri, purtroppo, non lo illumina.
Road map
Sant’Agata dei Goti è (quasi) al centro della Campania, quindi, facile da raggiungere. Per chi viene da Roma l’uscita dell’autostrada è Caserta sud, poi in venti minuti seguendo le indicazioni si giunge a destinazione. Per viene da Bari o risale la Salerno-Reggio, ci sono due scelte: o ancora Caserta sud oppure uscire a Benevento-Castel del Lago e proseguire per Montesarchio.
Dove dormire
deluxe: L’Ape Regina
Camere belle, confortevoli e una ricca e verde campagna. Tra le particolarità di questo agriturismo una produzione di “Miele di Sant’Agata”. Dista cinque minuti dal centro. Info: 338. 8806415
low cost: La terrazza del poeta
Il B&B è in via Perna nel cuore dell’antica Sant’Agata dei Goti a stretto contatto con la sua storia e le sue chiese. Info: 347.1714197
Dove mangiare
deluxe: Zi’ Paoluccio
In questa locanda calda e accogliente in pieno centro potrete gustare le specialità della cucina santagatese a iniziare da pacche e fagioli. Info: 0823 718045
low cost: pizzeria e quant’altro con cortesia e ottimi prezzi nello storico Largo San Giovanni. Info: 0823 717552
(tratto dall’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno)